DI MATTEO CORSINI
“L’austerità non funziona, non può che ridurre il Pil e aumentare la disoccupazione, non voglio parlare di catastrofe umanitaria ma tutti sanno cosa sta succedendo… bisogna essere uniti, lavorare insieme come europei su tre fronti. In primo luogo, a livello individuale, rafforzando le istituzioni non capitalistiche nella nostra società… regolamentare il capitalismo, cercare di domarlo e questo negli Stati Uniti ha funzionato per 70 anni e ha funzionato in Europa con il modello dello Stato sociale e per questo ci deve essere un movimento europeo. La terza possibilità, fare una rivoluzione e abbattere il capitalismo, non è possibile e non ha funzionato bene”. (S. George)
Susan George è uno degli innumerevoli individui che si (auto)definiscono economisti. Il tipico economista da convegno “equo e solidale”, come in effetti è Terra Futura, durante il quale sono state pronunciate le affermazioni che ho riportato.
Non si tratta certo di concetti particolarmente originali, soprattutto di questi tempi, ma quando vengono espressi in certe sedi sono solitamente utilizzati dei rafforzativi. E allora ecco che l’austerità, oltre a far diminuire il Pil, provoca morte. Resta il fatto che lo stato sociale ancora oggi presente nella maggior parte dei Paesi che starebbero conducendo politiche di austerità è molto più generoso di quanto sarebbe economicamente sostenibile, a prescindere dal punto di vista che ognuno può avere sul concetto stesso di stato sociale.
In pratica si tratta di enormi schemi Ponzi che continuano a scaricare sui contribuenti (soprattutto futuri) un ammontare crescente di oneri, ormai del tutto insostenibili. Si tratta di fatti chiari, ma che politici ed economisti in cerca di facili applausi continuano da ormai troppi anni ad avvolgere in una cortina fumogena tanto densa quanto tossica.
Diventa allora utile individuare nel capitalismo e nella mancanza di regole l’origine di ogni male, senza peraltro spiegare ai propri interlocutori che se ogni riga di regolamentazione scritta in tutti questi anni fosse servita a qualcosa, a parte mantenere occupati milioni di burocrati e regolatori assortiti, oggi dovremmo vivere in una sorta di paradiso terrestre.
Ovviamente ognuno è libero di rafforzare le “istituzioni non capitalistiche nella nostra società”, ma se si ritiene che sia superando il capitalismo o rendendolo funzionale allo stato sociale che si risolvono i problemi, non si fa altro che ritenere possibile la perpetuazione di uno schema Ponzi che ormai da anni sta dando segni evidenti di implosione.
E il problema, come diceva Margaret Thatcher a proposito del socialismo, è che, prima o poi, i soldi degli altri finiscono. Meno male, comunque, che almeno la rivoluzione dovrebbe esserci risparmiata: perfino la George, bontà sua, ha detto che “non è possibile e non ha funzionato bene”.
caro Paolo Rossi,
il problema per i governi è semplice, se falliscono le banche, falliscono anche gli stati. provi a pensare in sede di liquidazione di una grande banca fallita, chi dovrebbe rimborsare i titoli di debito pubblico che la banca stessa ha in pancia… quindi che fare? a me la “soluzione cipro”, fa piuttosto paura, e nel mio cc ho esattamente 5 euri… non si sa mai…
E degli “enormi schemi Ponzi” messi in piedi dalla “finanza creativa” che si continuano a scaricare sui cittadini, ormai del tutto insostenibili, che nè facciamo ?
Non sarebbe il caso di lasciare fallire chi ha innescato la crisi, ovvero le Banche e le grandi istituzioni finanziarie internazionali ?
Irlanda, Spagna e Cipro sono nella mierda fino collo, non perchè avevano un enorme debito pubblico, ma semplicemente perchè hanno dovuto salvare le loro Banche in fallimento con i soldi dei contribuenti.
Mi rallegra sapere che banconote e digit non hanno alcun controvalore, potrebbe succedere che un giorno i cittadini prendano atto di questa realtà e decidano di lasciare il cerino in mano ai maggiori possessori che detengono la quasi totalità di questo finto denaro invalidandolo.