DI CARLO CAGLIANI
Rudolph J, Rummel, il professore americano che ha coniato il termine “democidio” (massacro di individui da parte del potere costituito, escluse le guerre) sarà costretto, soprattutto dopo i fatti siriani, ad aggiornare l’elenco nefasto degli innocenti massacrati dagli Stati (oltre 170 milioni nel solo Novecento).
Se i “pensatoi” (parola grossa) di destra invitano gli americani, e non solo, ad intervenire, quelli di sinistra dovrebbero cominciare a mettersi d’accordo con loro stessi, dato che quando gli yankee invadono qualche paese storcono il naso additandoli come “imperialisti”, quando non lo fanno – come nel caso della Siria – li spernacchiano come fossero “codardi”.
Chi pensa libertario, invece, ha da sempre un faro di riferimento nel paese a “stelle e strisce”, si chiama Ron Paul, che negli anni ha perennemente battuto lo stesso chiodo: no all’interventismo USA nel mondo, l’America torni ad essere quella pensata dai padri fondatori. Anche per il 2012 sarà in corsa per le elezioni presidenziali tra le fila dei repubblicani. Ma chi è Ron Paul (pressoché sconosciuti al grande pubblico italiano)?
Da deputato non ha mai votato leggi che secondo lui violano la Costituzione; non ha mai votato l’aumento di stipendio ai deputati; ha rinunciato al vantaggioso fondo-pensione del Congresso (Camera dei deputati); ogni anno restituisce al Ministero del Tesoro una parte del suo budget di ufficio da deputato; non ha mai votato per alzare le tasse; ha proposto l’abolizione della Federal Reserve (Banca Centrale); vuole la soppressione totale delle tasse (federali, non dei singoli stati) sul reddito, da realizzarsi tramite un taglio radicale alle spese militari.
Non a caso Ron Paul ha votato contro la guerra in Iraq e continua a votare contro ogni legge che autorizza la spesa di ulteriore fondi per la guerra. Vuole una politica estera non-interventista e il ritiro delle truppe di occupazione in Medio Oriente e di tutte le truppe di stanza in Europa e Asia. Vuole cessare il finanziamento dello Stato d’Israele a spese del contribuente americano, dichiarandosi favorevole a considerare Israele un partner alla pari di tutti gli altri in Medio Oriente, senza particolari privilegi.
Alle litanie di George W. Bush preoccupato della sicurezza interna dopo l’attentato alle torri gemelle, Ron Paul ha votato contro il Patriot Act (che ha dato poteri enormi alla polizia e consente al governo di spiare quasi senza limiti su ogni cittadino) e vuole abolirlo se eletto Presidente. Vuole un drastico ridimensionamento dei servizi segreti e difende il diritto costituzionale al libero possesso di armi per difesa personale. Infine, ha votato sempre contro il controllo governativo di Internet.
Altro che Obama, il sano isolazionismo di Ron Paul è ciò di cui ha bisogno la politica statunitense!
Chi oggi si spertica per sostenere un nuovo push armato contro Assad (il caso libico è lì a dimostrarlo), dovrebbe ricordarsi che . l’interventismo statale, che oggi troppi danno per scontato in innumerevoli settori, un tempo considerati estranei al potere politico, non è che il prodotto logico e storico dello Stato guerrafondaio.
Coloro che sostengono che anche in Siria l’ONU (ed affini) dovrebbe intervenire farebbero bene a cospargersi il capo di cenere.
In ogni momento nel mondo sono in atto purtroppo mille tragedie. Non c’è un giorno senza guerra, terrorismo, insurrezioni, scontri etnici, colpi di stato, dittatori, signori della guerra, fanatici religiosi, cartelli criminali, etc…
Se la risposta deve essere un intervento militare americano, allora gli Usa devono intervenire sempre e su tutto il pianeta. E non basterebbe un intervento ogni cinque minuti.
E allora devono sviluppare un enorme settore militare e impegnarsi in una continua corsa agli armamenti.
E allora non vale più nessun confine, nessun limite, nessuna giurisdizione. Ci vogliono basi militari americane dovunque e gli apparati americani di intelligence devono coprire ogni anfratto del pianeta.
E allora gli Usa devono sopportare immense spese militari, sostenute da una adeguata pressione fiscale e da un crescente debito pubblico. Un debito inestinguibile, sempre più alto, capace di portare anche lo Stato più ricco a rischio bancarotta, e che diventa fattore di instabilità per l’economia mondiale.
E allora ci vuole un apparato mediatico che collabori e spieghi continuamente ai contribuenti, che contribuire è un imperativo morale, perché si sta lottando contro un male intollerabile. E un adeguato apparato di polizia, per quelli che proprio non si lasciano convincere.
E una volta che si è costruito tutto ciò, che si è organizzato questo enorme apparato progettato per sostenere l’intervento militare continuo, su tutto il globo, al prezzo di divertere risorse da tutto il resto, come ci si assicura che non viva di vita propria? Non si può.
Il risultato nel mondo reale è che mentre il debito americano cresce e il numero dei morti militari e civili aumenta, il Medio Oriente è nel caos, dove si sono abbattuti dei dittatori è seguita una situazione ancora peggiore, vi è una crisi migratoria e il terrorismo colpisce Usa ed Europa.
Se Assad cade la Siria finisce dalla padella alla brace, in una situazione di instabilità e guerra civile, contesa fra vari gruppi uno più criminale e fanatico dell’altro.
E intanto la pace non è prevista né ora né mai e non è più nemmeno un traguardo ideale, perché in questo modo di ragionare la pace è solo complicità con il male.
Impeccabile spago.
Ron Paul mi piace; faccio però fatica a seguirlo quando considera, a dire dell’articolista Cagliani, Israele “un partner alla pari di tutti gli altri in Medio Oriente”.
Secondo me una scemenza storica e strategica.
Ron Paul tace sul vergognoso attacco contro l’USS Liberty. Spero si tratti di ignoranza e non di pavidità.
http://www.altreinfo.org/una-storia-diversa/12273/8-giugno-1967-gli-israelinani-affondano-la-liberty-nave-disarmata-degli-stati-uniti-facendo-34-morti-e-171-feriti/
Ma dopo 50 anni ormai appartiene quasi alla storia. Allora tace anche su molte porcate Usa (Maine, Lusitania, Pearl Harbor, Tonchino) forse più utili alla causa antimilitarista, ma non credo si tratti di ignoranza o pavidità; una trattazione storica “ab ovo” va fatta in altre sedi, altrimenti non se ne esce più.
Ron Paul è un galantuomo, ma vive ancora nel secolo scorso.
Una “splendid isolation” antimilitarista è utopia pura, per il solo fatto che gli Usa ormai sono un paese post-industriale che conserva il suo prestigio
di leader mondiale proprio grazie alla potenza militare.
Senza contare che della Siria non importa un tubo, è solo un pretesto per mandare avvertimenti di tipo mafioso al sempre poco gradito Putin.
Importa invece, eccome!
http://oraprosiria.blogspot.com.au/2017/07/il-piano-yinon-di-israele-wabbismo-e.html
Affatto d’accordo col post, accade rarissimamente, per fortuna. credo che il mondo e le nazioni libere non possono stare a guardare inermi massacri di civili innocenti, perpetrati da qualunque governo, in spregio dei più elementari diritti individuali. non possiamo accettare che la barbarie prevalga. mi rendo conto che portando ciò alle estreme conseguenze, forse dovremmo essere perennemente in guerra. ma credo ci sia un limite a tutto, al di la del quale non si possa andare, e si debba intervenire. ovviamente dopo aver esperito tutti i tentativi non violenti a disposizione, come il ritiro del proprio ambasciatore (cosa fatta dall’Italia con la Siria), sanzioni internazionali…..
saluti