“Non è un caso che le banche centrali stiano finalmente interrompendo una tragica politica monetaria che per paura dell’inflazione ha provocato solo disuguaglianze e miseria.” (G. Rossi)
Nel consueto sermone domenicale di Guido Rossi ospitato dal Sole 24 Ore, tra le tante altre frasi che a me sembrano farneticanti ho letto anche questa. Rossi si ritiene un fiero paladino della lotta alle disuguaglianze, essendo però fautore di quella forma di egualitarismo comunistoide che finirebbe per imporre severe limitazioni ai diritti di proprietà di alcuni allo scopo di fare bene ad altri, per di più fallendo nel raggiungimento dell’obiettivo, come le esperienze del Novecento hanno già ampiamente dimostrato.
Nell’elogiare la svolta giapponese in politica monetaria, però, Rossi finisce (forse) inconsapevolmente per fare goal nella propria porta.
Infatti, dovrebbe essere evidente che le politiche monetarie espansive non limitano “disuguaglianze e miseria”. Almeno per quanto riguarda le disuguaglianze, le politiche monetarie espansive non fanno che aumentarle.
Solo una carente conoscenza del funzionamento dei sistemi monetari può indurre qualcuno a ritenere che stampando denaro stiano tutti meglio. In realtà, i benefici sono fortemente asimmetrici, tanto che per alcuni si manifestano per lo più effetti negativi. E spesso di tratta proprio di coloro dei quali il signor Rossi vorrebbe essere il paladino.
Quando si additano con sdegno, come fa Rossi, le remunerazioni percepite dai vertici delle grandi banche e dai gestori di hedge funds, e si lamenta la divaricazione progressiva dei redditi verificatasi negli ultimi decenni, sarebbe bene dare un’occhiata a come è stata condotta la politica monetaria nello stesso arco temporale e dove finiscono i flussi di denaro creato dalle banche centrali.
Ebbene, non serve essere un genio per accorgersi che i benefici della politica monetaria espansiva riguardano in misura decrescente coloro che, passaggio dopo passaggio, ottengono il denaro creato dal nulla. Prendiamo l’esempio di una operazione di allentamento quantitativo, molto in voga di recente.
La banca centrale (ad esempio la Fed) decide di aumentare la base monetaria di 1 miliardo di dollari. Per farlo, compra sul mercato titoli del Tesoro.
A venderli sono tipicamente banche, le quali, in cambio dei titoli, ottengono somme messe a disposizione dalla banca centrale presso un conto di riserva a loro intestato. Quel denaro è stato creato elettronicamente, e potrà essere utilizzato dalle banche riceventi per erogare credito o fare altre attività di investimento o trading. Non di rado sui titoli ceduti alla banca centrale le banche venditrici realizzano plusvalenze.
I primi beneficiari sono quindi le banche (che fanno utili e ottengono denaro da utiizzare per altri affari) e il Tesoro (il cui costo di finanziamento diminuisce). Questa attività porta a un aumento dei profitti delle banche, a parità di altre condizioni. Il che, sempre a parità di altre condizioni, rappresenta il presupposto principale per aumentare le remunerazioni variabili dei vertici e di chi opera nel trading.
Questi signori compreranno poi appartamenti in centro da milioni di dollari e auto di lusso, tanto per fare un esempio. Anche chi vende loro questi beni beneficia, quindi, della politica monetaria espansiva, seppure in misura minore rispetto ai primi beneficiari.
Senza stare a fare ulteriori passaggi, arriviamo direttamente ai meno abbienti, di cui Rossi si erge a paladino. Che benefici avranno costoro?
Probabilmente nessuno. Difficilmente hanno beneficiato del rialzo dei prezzi dei titoli del Tesoro, perché molto probabilmente non ne possedevano. Magari hanno però constatato che i prezzi degli affitti, anche in periferia, tendono a salire, e che la benzina costa più di prima.
In ogni caso, si può escludere che tutti ottengano benefici dalla politica monetaria espansiva e, anche tra coloro che li ottengono, che siano uguali per tutti. Ciò comporta che al termine dell’espansione monetaria le disuguaglianze che tanto indignano Rossi non avranno fatto altro che aumentare. Pensare di ridurle aumentando la dose di espansione monetaria a me pare quanto meno (eufemisticamente) controintuitivo.
Guido Rossi, e quelli come lui, sono una jattura per tutti. Tranne che per un ristretto gruppo di magnoni.