In Italia la crisi sistemica, resa ancor piu’ grave dall’assenza assoluta di concorrenza e da norme basilari di trasparenza in settori vitali come banche, assicurazioni, elettricita’ ed energia, ha saccheggiato le tasche delle famiglie italiane al ritmo di 1.155 euro l’anno dal 1 gennaio 2002, con un conto finale in 11 anni di 12.700 euro a carico di ogni nucleo famigliare ed un trasferimento totale di ricchezza pari a 279,5 miliardi di euro. A calcolarlo sono Adusbef e Federconsumatori.
Gli effetti negativi della crisi economica che stiamo vivendo in questi ultimi anni sono piu’ pesanti di quelli registrati negli anni Trenta: basti considerare che se tra il 1929 e il 1934 la contrazione degli investimenti in Italia fu del 12,8%, tra il 2007 ed il 2012 il calo e’ stato del 27,6%, cioe’ piu’ del doppio rispetto a quanto accaduto 80 anni fa.
A dirlo e’ la Cgia di Mestre che chiede ”la formazione di un governo forte e autorevole” dopo aver messo a confronto l’andamento di alcuni indicatori economici censiti nei periodi 1929-1934 e 2007-2012. In linea con quello degli investimenti anche il dato del Pil dimostra che, a livello aggregato, la ricchezza prodotta dal paese al netto dell’inflazione durante la crisi degli anni Trenta diminui’ del 5,1%, laddove tra il 2007 e il 2012 la contrazione e’ stata del 6,9%. Cosi’, il Pil pro capite durante la grande crisi scese dell’8,6% a fronte del calo del 9,4% registrato in questi ultimi anni. Tendenza invertita, invece, solo per i consumi delle famiglie che reguistrarono la cduta drammatica del 9,4% negli anni Trenta a fronte della diminuzione del 5% di questi ultimi anni.
”La gravita’ della situazione – commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre – richiede la formazione di un Governo forte ed autorevole che in tempi brevi inverta la politica economico/fiscale praticata in questo ultimo anno e mezzo. Basta con l’austerita’ ed il rigore che stanno provocando un preoccupante aumento della disoccupazione. Bisogna, invece, ridurre le tasse e rilanciare i consumi delle famiglie, altrimenti per la gran parte delle piccole imprese non c’e’ futuro”.
Bortolussi osserva, dunque , come ”visto che in Europa nel decennio scorso il 58% dei nuovi posti di lavoro sono stati creati dalle piccole imprese con meno di 10 addetti, se non aiutiamo queste ultime non possiamo sperare di combattere efficacemente la disoccupazione”.
E’ chiaro, sottolinea la Cgia, che questa comparazione presenta dei limiti riconducibili all’incompletezza delle statistiche riferite agli anni Trenta. Pertanto, i risultati vanno presi con le molle, anche se ci consentono di realizzare una comparazione che ci ribadisce la gravita’ della situazione che stiamo vivendo.
Va altresi’ ricordato che in questa analisi sono stati presi in esame gli unici indicatori che potevano essere confrontati e che negli anni Trenta la durata media della vita, la mortalita’ infantile, il livello di istruzione, le condizioni abitative, quelle igienico/sanitarie e la ricchezza media delle famiglie non erano minimamente paragonabili a quelle attuali.