Il saggio di Facco è indubbiamente un saggio irriverente, ironico talvolta persino sarcastico soprattutto nei confronti dei sedicenti liberisti (pronti a saltare sul carro dei vincitori, pronti a diventare i consiglieri del Principe), degli innumerevoli gattopardi che affollano il nostro paese rimasto ancora ai tempi di Don Camillo e Peppone. Un saggio in cui trionfa non un astratto liberismo di matrice accademica ma la difesa del l’individuo nel suo diritto di autodeterminarsi, nel suo diritto di opporsi al mostruoso leviatano che è lo Stato. Un saggio insomma ispirato non solo alla lezione della scuola austriaca ma soprattutto alle riflessioni del libertario americano Rothbard .
Uno degli aspetti che emerge prepotentemente dal saggio è la condanna della tassazione sulla quale si è fondato il potere statale. Come negare infatti – sottolinea Facco – che il prelievo fiscale non sia stato altro che un saccheggio operato dallo Stato volto sostanzialmente a dissipare le risorse delle imprese e dei cittadini? D’altronde la rapina che viene perpetuata costantemente dallo Stato ai danni del singolo cittadino non è forse determinata dall’organismo statale le cui competenze dovrebbero essere sistematicamente prima ridotte e poi smantellate? Chi ancora oggi difende lo Stato, sostiene l’autore, non va molto al di là del culto dello Stato riservato da Marx e da Mussolini. Infatti lo Stato è nell’ottica del pensiero libertario un organismo artificioso, oppressivo nato sotto il profilo storico dall’ideologia totalitaria dei giacobini e da quella altrettanto totalitaria di Rousseau. In buona sostanza storicamente parlando lo Stato si è limitato a sperperare i denari dei contribuenti riducendo tutti in povertà (secondo le considerazioni di Gian Piero De Bellis). Guardando alla storia della civiltà umana e ai crimini perpetuati dallo Stato in nome della ragion di Stato in nome cioè della sua crescita inarrestabile,è difficile non definire lo Stato come l’organismo per eccellenza della violenza praticata come principio, del furto organizzato come legge,insomma di una vera e propria realtà insensata in cui lo sfruttamento e l’alienazione sono due caratteristiche che ne determinano l’azione costantemente. In fondo lo stato si comporta forse diversamente da una banda di briganti? E le tasse non sono forse un furto? Insomma a chiare lettere l’autore afferma come la legittimazione del prelievo fiscale non sia nient’altro che uno strumento perfezionato del totalitarismo intrinseco alla logica stessa dello Stato. Non pagarle diventa allora per l’autore sincero libertario un diritto, una legittima difesa. Contro lo Stato non esiste che un solo rimedio per l’autore il libero mercato, un libero mercato autentico, realmente competitivo e non fittizio come quello teorizzato dai sedicenti liberali e liberisti nostrani. Libero mercato che ha avuto modo di essere ampiamente studiato dalla scuola austriaca (Von Hayek , Von Mises e dall’italiano Bruno Leoni) poco conosciuta nel nostro paese e volutamente ignorata da gran parte del mondo accademico. Contro il moderno leviatano l’autore propone un’alternativa realistica, praticabile nel quotidiano, un’alternativa che s’ispira ai principi di un autentico individualismo anarchico -quello di Murray Rothbard- in cui ogni individuo ha il diritto di disporre della propria libertà, del proprio tempo e delle proprie proprietà come più gli conviene, in cui la forza -che l’individuo oppresso può esercitare- è soltanto il diritto a difendersi in modo legittimo.
Proprio in controtendenza allo statalismo soffocante che abbraccia per intero il nostro paese – statalismo che si è enormemente ampliato a causa dell’Unione europea e della Bce – l’autore esalta i pregi dei paradisi fiscali che rappresentano una soluzione moderna contro la schiavitù fiscale,indica nella autodeterminazione dei popoli una soluzione praticabile, sottolinea-facendo riferimento alle riflessioni di Hoppe-i limiti della democrazia vera e propria maschera di un regime edulcorato in cui i leaders politici vengono selezionati in base alle loro capacità demagogiche, alle loro capacità di impressionare e incantare il popolo, indica i fallimenti dello Stato interventista che viene ancor oggi venerato come rivelazione, come dogma e non invece come uno strumento che produce inefficienza, che viola la libertà dell’individuo ( alla quale contribuisce il sistema educativo statalistico centralistico italiano).
Un altro pregio del saggio di Facco è quello di demistificare con grande ironia il federalismo fittizio della Lega che fin dalle origini della sua fondazione ha volutamente svuotato di significato la riforma costituzionalista formulata da Gianfranco Miglio per conseguire obiettivi analoghi a quelli dei partiti tradizionali (e quali siano lo sottolinea l’autore…), che ha fatto riferimento al federalismo svizzero non comprendendolo e richiamandosi ad esso solo come mera propaganda , come mero spauracchio. E che dire poi dei folkloristici personaggi del partito padano di cui l’autore si prende gioco nel volume? In definitiva la lega nata per smantellare il sistema dall’interno ne è diventato parte. E che dire delle ironiche considerazioni svolte dall’autore nei confronti del periodico ufficiale della Confindustria definito come strumento del mercantilismo e non certo del liberismo? O di quelle relative a qualche accademico sedicente liberale, balzato alle cronache per essere diventato consigliere d’amministrazione della Rai dopo aver vinto un ricorso al Tar in opposizione al governo Prodi? O di Daniele Capezzone -personalmente conosciuto dall’autore-che nel giro di poco tempo è diventato uno dei portavoce più ossequiosi di Berlusconi? Efficacissimo per costoro il giudizio dato dall’autore – giudizio mutuato da Sofocle – per il quale chi si avvicina al tiranno diventa servo? Tuttavia temiamo che i sedicenti liberisti siano ancora numerosi sia nel mondo accademico sia all’interno di prestigiosi -o presunti tali -istituti di ricerca privata lombardi… D’altronde gattopardi e camaleonti sono razze diffuse molto più di quanto non si pensi.
*Presidente Cestudec
Leonardo Facco, Elogio dell’antipolitica. In difesa delle libertà individuali, Rubbettino, 2012, 14 euro
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E’ GIUNTO IL MOMENTO DI FARE TRE PASSI INDIETRO: Approfitto di questa recensione al mio ultimo libro, che l’amico, professore Gagliano mi ha regalato, per annunciare che è giunto il tempo – per il sottoscritto – di cominciare a tirare i remi in barca.
Quest’anno, 2013, compio vent’anni di impegno politico, iniziato con la militanza attiva nelle istituzioni e in un partito (che ho incrociato casualmente verso la metà degli Anni Ottanta) e proseguito con l’incontro, altrettanto casuale, con le idee libertarie più ortodosse, delle quali mi sono appassionato e alle quali ho dedicato tutto quanto potevo fare per divulgarle sia come editore, che come giornalista, che come attivista, in quest’ultimo caso attraverso la fondazione del Movimento Libertario (insieme all’amico, e uomo coraggioso, Giorgio Fidenato).
In questi 4 lustri, ho abbracciato con sempre maggiore convinzione l’antipolitica, ovvero l’idea che lo scopo di una battaglia concreta per un “anarco-capitalista” (così mi insegnarono a dire i miei maestri, per evitare confusioni e rispettare il rigore della teoria economica austriaca) fosse quella di ampliare gli spazi delle proprie libertà individuali, cacciando il Leviatano (con annessi e connessi) dal perimetro delle nostre vite. Col passare del tempo, ho creduto sempre meno nella competizione elettorale e nella capacità delle istituzioni (e dei partiti) di riformarsi; ho praticato con sempre maggior convinzione la disobbedienza civile e la resistenza fiscale. E’ stata un’esperienza coinvolgente, che mi ha permesso di conoscere persone davvero perbene (capaci di cambiare opinioni, ma non di venir meno alla parola data), ma anche una miriade di mediocri quaquaraquà.
Adesso però- come ho annunciato con chiarezza agli amici venuti a Bologna per l’Assemblea di “Forza Evasori” (una intelligente, e divertente, provocazione politica, riuscita grazie alla collaborazione di molti libertari appassionati e dell’instancabile Luca Fusari) – è scoccata l’ora di mollare il colpo. Poco a poco (manterrò solo quegli impegni che avevo già preso con taluni conoscenti in precedenza), chiuderò col passato: niente più incontri pubblici e comparsate mediatiche, nessun impegno diretto in iniziative politiche, minore esposizione su social network ed affini. Terrò fede – come ho già avuto modo di dire a Giorgio – con gli accordi che ho sottoscritto (con una semplice stretta di mano) insieme a lui, per quel che concerne le battaglie che vanno portate a termine con il Movimento Libertario: semina del mais biotech (già vinta) e sostituto d’imposta.
Ho cambiato anch’io qualche idea ultimamente, soprattutto su come mettersi in salvo da questo paese. Ho, soprattutto, più limiti che pregi nel destreggiarmi con la politica. L’ultima campagna elettorale mi ha fatto venire la nausea e mi ha convinto che è giunto il tempo di guardare al di fuori degli italici confini e di dedicarsi ad altro. Ho anche un sacco di robette arretrate da studiare, un paio di libri che vorrei completare e un quotidiano – che ho ideato e ho contribuito a fondare – che vorrei tanto potesse continuare le sue pubblicazioni, anche per non smettere di diffondere quei principi, quelle idee e quei valori che continuano ad appassionarmi.
In molte occasioni pubbliche mi è capitato di sostenere – a differenza di un ventennio fa – che non sono né un ottimista, né un pessimista, ma un maledetto realista. Come tale – rispetto a quando cominciai a pubblicare i primi libri con la mia casa editrice – oggi posso confermare che le idee libertarie (nelle sue diverse declinazioni) hanno conquistato una nicchia di mercato visibile, grazie anche ai nuovi mezzi di comunicazione digitali, a molti giovani in gamba e, soprattutto, al lavoro di divulgazione di colleghi editori più prestigiosi del sottoscritto, nonché a eccelsi intellettuali di vecchio e nuovo “conio”. Insomma, le fondamenta di una filosofia politica che solo 15 anni fa era roba per pochissimi sono state gettate. Il resto della costruzione va affidato a uomini e donne di buona volontà, che abbiano comunque a cuore la libertà dei libertari.
Per il resto… “panta rei”. (Elleffe)
Paradisi Fiscali che ovviamente se la passano molto bene!
Bello scrivere libri!
http://www.eugeniobenetazzo.com/rischio-stati-banca.htm
Caro Facco,
mi capitò in mano Enclave e per diversi anni l’ho veramente gustata…
Sono dispiaciuto ma capisco e rispetto le tue decisioni e ti ringrazio per tutto.
Il discorso dei sedicenti liberali è ora quello più attuale.
Parlano di mercato ma appena qualcosa va un minimo storto subito a chiedere i giusti correttivi allo stato ovviamente (e se non a chi?), ahi ahi ahi.
Spero anche come padre di due ragazzi che tu non abbia troppa ragione e che in questo paese così bello si possa ancora vivere bene (come intendiamo noi).
Ciao,
marco cencetti, firenze – Italy
Tanti sinceri auguri, caro Facco.Continuo ad ammirarti e a seguirti con simpatia, mi piacciono i tuoi libri, elogio il tuo coraggio. Sai che non ho condiviso l’avventura di “Forza evasori”, per le ragioni che a suo tempo esposi proprio qui. Sarà stata anche soltanto una beffarda provocazione, una spernacchiata al potere, come mi sembra tu voglia adombrare di sfuggita nel tuo scritto sopra riportato, ma continuo a credere che non ci si debba sedere alla tavola del delinquente neppure per coprirlo di sberleffi:va semplicemente combattutto, dall’esterno, con grinta e rabbia, a costo di riportare qualche bruciante ferita.Mi pare che tu intenda ritirarti nel tuo “particulare”:scelta legittima, che non sarò certo io a deprecare. Ma perché non rimanere sulla breccia, mettendo a punto altre strategie libertarie, al di fuori di ogno logica partitica e “legalitaria”? Perché non ricominciare un discorso libertario capace di incidere nella palude del nostro sistema partendo proprio da quel di 25% di astenuti all’ultima tornata elettorale che, costituendo un quarto degli aventi diritto al voto, si configurano come un vero e proprio antipartito-antisistema di non lieve peso? Mettiamo pure che un 20%abbia disertato le urne per pigrizia, malattia, indifferenza e altri motivi poco idealistici (“O Franza o Spagna basta ch’as magna”); è eccessivamente ottimistico pensare che il rimanente 5% con la diserzione delle urne abbia voluto esprimere consapevolmente un rifiuto radicale del sistema? E se, al contrario, è realistico, perché non lavorare su questo 5%, per iniziarlo alle idee libertarie.? Anche se riuscissimo a convincere solo un 2%, sarebbe un successo enorme. Quanti sono oggi i libertari autentici (escludendo quindi i fautori dello “Stato minimo”, che in quanto tali rimangono statalisti, quindi pro-sistema)?Un’infima minoranza. Ma “poca favilla gran fiamma seconda”. E chissà mai che, col passar del tempo, quando i nostri nipoti saranno già grandicelli, quel “2% non possa crescere e crescere e crescere. La follia di oggi è il senso comune di domani:Copernico, Pasteur, Wegener ai loro tempi furono considerati pazzoidi, ma alla fine sono state le loro idee a trionfare, imponendosi(almeno fino a una prossima falsificazione) come inoppugnabili dati di fatto.
Bruttissima notizia anche per me, ma posso capirlo…non c’è speranza
Caro Antonino,
devi darmi prima i tuoi dati di nascita, allora posso dirti immediatamente qualcosa (anche il tuo autoritratto ironico se vuoi). Ciao. Mandami dunque: giorno, mese, anno, ora e luogo di nascita (il luogo serve per proiettare le coordinate celesti).
Secondo me questa è un’altra trovata, stavolta post elettorale, di quel mattacchione di Leo !! ah ah ah
Siccome vorrei accodarmi alla trovata post-elettorale, con le prossime elezioni che ci saranno a maggio, caro Nereo, per quel poco che mi conosci, ritieni che Urano lo prenderò direttamente di fronte a seguire Leo ?
o come invece penso, in questo fottuto paese la prenderemo tutti nel didietro, dato che lo zodiaco italiano è perennemente nel segno di un dinosauro al colle e dei parassiti del parlamento ?
Comprendo e rispetto tutto ciò che Facco ha appena annunciato.
Ammiro Leonardo Facco e gli sono riconoscente, molte mie idee e consapevolezze le devo a Lui.
Ospita persino le mie cazzate su questo sito.
Resta il fatto che, se Facco ritira/modifica/riduce anche di un solo millimetro il suo impegno, per me è una gran brutta notizia.
Caro Leo,
tu hai il sole in Ariete, e quindi astrologicamente posso dirti che sei un idealista, che ha di fronte a sé (nel segno opposto) il realismo (della Bilancia). Cioè il realismo ti affascina… Comunque, sempre astrologicamente parlando, ecco il tuo “Autoritratto ironico”:
“Io sono attivo con eccesso di vitalità e di energia, uno che prende di petto le cose. Irradio fascino, sprizzo vita ed entusiasmo, e se do’ una grossa pacca sulla schiena gratificando qualcuno col mio semplice sorriso franco e caloroso di cui possiedo il segreto, lo faccio sentire un Superman. Costui allora è pronto a seguirmi ciecamente ovunque, senza nemmeno cambiarsi d’abito. Perciò prendete lo slancio… altrimenti scompaio. Non sono paziente. “Tutto, tutto subito”, potrebbe essere il mio motto. Chi mi ama rischia di esaurirsi nel tentare di incrociarmi due volte di seguito in tutta una vita. Sono come una turbina a reazione… occhio dunque: le mie tendenze positive – e negative – possono essere una turbina infinita. In ogni caso sono sincero e leale, ma niente affatto delicato, né previdente. Non ne ho il tempo. Ispiro spesso sentimenti molto contraddittori: mi si adora e mi si odia. Sono brusco, ignoro le curve. Non me ne rendo nemmeno conto. Il cammino più breve da un punto all’altro è la linea retta, niente altro conta. Soprattutto se si è capaci – come me – di affrontare gli ostacoli col sorriso sulle labbra”.
Queste cose non le ho assolutamente interpretate pensando a te o al tuo tema astrale, ma costituiscono un mio sistema astrologico che hocreato negli anni ’80 (quindi prima di conoscerti) col nome di “Autoritratto ironico” in base all’integrazione fra astrologia cinese ed astrologia ebraica.
Sono comunque certo che otterrai quello che meriti. E quest’ultima cosa la dico non solo di mio, cioè per la mia stima per te, ma anche in base all’ultra positivo transito di Urano che incomincerà fra poco e durerà anni, dato che Urano è lento nel suo procedere… Ciao.!