“In casi estremi, i target possono includere disoccupazione e Pil nominale.” (M. Carney)
Mark Carney, attuale numero uno della Banca centrale canadese, diventerà presidente della Bank of England a partire dal 1° luglio 2013. Nonostante la BoE abbia posto in essere un cospicuo allentamento quantitativo (formula utilizzata per tentare di rendere meno chiaro ciò di cui effettivamente si tratta, ovvero della creazione dal nulla di base monetaria), il governo inglese non è soddisfatto dell’operato di Mervin King e colleghi.
In effetti anche io considero il loro track record non certo esemplare, ma per motivi assai diversi da quelli del governo inglese. Al di là dei rischi prospettici che la politica monetaria degli ultimi quattro anni porta con sé, andrebbe considerato il ruolo della BoE (al pari delle principali altre banche centrali) nel porre le basi della crisi.
Ciò detto, Carney annuncia un atteggiamento ancor più pericoloso, se possibile. Come è noto, le principali banche centrali perseguono un obiettivo esplicito o implicito circa la crescita degli indici dei prezzi al consumo. Per inciso, questo è uno dei motivi per cui la politica monetaria è stata eccessivamente accomodante prima della crisi, portando alla formazione delle bolle il cui scoppio sta avendo ancora ripercussioni a livello globale. Guardavano l’andamento dei prezzi al consumo (non so quanto in buona o malafede: in entrambi i casi la cosa è preoccupante) e, vedendo una crescita moderata, traevano la conclusione che la politica monetaria non era troppo accomodante. E invece la loro politica inflattiva stava facendo lievitare il debito e gonfiare i prezzi di immobili e materie prime. Purtroppo, pare che ancora oggi non vogliano riconoscere quell’errore.
Addirittura, Carney sembrerebbe intenzionato a seguire le idee di alcuni economisti particolarmente inflazionisti, che ritengono utile, per una banca centrale, perseguire un obiettivo di crescita nominale del Pil. In sostanza, la banca centrale dovrebbe stabilire un target di crescita annua nominale del Pil, e dove non arriva la crescita reale il resto lo dovrebbe fare l’illusione monetaria.
Si tratta di un modo per dire che la crescita dei prezzi può andare ben oltre i target attualmente fissati, se il Pil reale sta crescendo meno del “dovuto”. E il problema è proprio questo: conferire il potere a una banca centrale di stabilire quanto “debba” crescere il Pil nominale, usando la politica monetaria per perseguire gli obiettivi fissati.
Al di là delle controindicazioni connesse a qualsiasi progetto di pianificazione sull’andamento di questa o quella grandezza economica, uno degli aspetti più preoccupanti dell’idea di definire un target per la crescita del Pil nominale consiste nel fatto che quando si forma una bolla la banca centrale deve fare di tutto per mantenere e gonfiare ulteriormente quella bolla. In altri termini, se l’obiettivo circa l’andamento del Pil nominale è eccessivamente distante dalle dinamiche dell’economia reale, la banca centrale può solo inflazionare, fino al limite di procurare una crescita del Pil nominale unicamente attribuibile all’espansione monetaria.
I rischi connessi a una impostazione di questo tipo dovrebbero essere evidenti, ma probabilmente si aspetterà il prossimo disastro prima di porre sollevare qualche perplessità sull’approccio. Nel frattempo Carney e chi lo seguirà saranno considerati degli innovatori o perfino dei salvatori della patria. In Italia di salvatori ne sappiamo qualcosa, da un annetto a questa parte.