Benché l’anno si sia concluso con il secondo, temporaneo, salvataggio a fila dell’Unione europea, il mio consiglio rimane quello di non abbassare la guardia ma di approfittarne per continuare ad informarsi e ad agire. Lo ripeto perché non è così scontato come sembra: di solito infatti accade sempre l’opposto, la gente in modo caotico e poco costruttivo corre disperatamente a cercare informazioni quando si trova nei momenti più critici, compiendo spesso e volentieri anche scelte finanziarie tremendamente sbagliate (vendere titoli di Stato e azionari ai minimi, portare via i risparmi dal paese per comprare valuta straniera sui massimi), per poi tornare a rilassarsi quando la tempesta sui mercati sembra passata compiendo al contrario altre scelte finanziaramente sbagliate (rientrare sulle borse o continuare a comprare titoli di Stato sui massimi, lasciare i propri risparmi dove sono pensando allo scampato pericolo).
Invece i momenti migliori per informarsi e prendere le decisioni con lucidità sono quelli di relativa calma come quello che stiamo vivendo. Onde sintetizzare al meglio dove realmente siamo arrivati, e trarne le dovute azioni e conclusioni, riporto qua di seguito un articolo tradotto dall’inglese. E’ molto chiaro ed in quelle poche righe ripercorre i temi più importanti che mi sono sforzato di approfondire e divulgare con i diversi libri fin qua pubblicati (ho linkato frasi e parole dell’articolo al nostro libro che meglio di altri spiega il concetto esposto). Leggetevelo bene e pur cercando di mantenere vivo l’ottimismo non fatevi le stesse illusioni che continuano a farsi i nostri politici che ci governano. A differenza loro, che così facendo stanno solo rovinando gli inermi cittadini, prenderete in giro solo voi stessi. Sperate quindi sì per il meglio, ma non fatevi trovare impreparati qualora arrivasse il peggio: non finirà sempre così bene come è riuscito a Bernanke nel 2008 o a Draghi in questi ultimi due anni.
Infine, per citare H.L. Mencken: “L’uomo medio non vuole libertà, vuole sicurezza“. Verissimo, lo sanno soprattutto quelli che ci governano. Però riporto anche una frase tratta da Cosa è il Denaro: “Lo Stato protettore e salvifico si trasforma, presto o tardi, nello Stato inflazionista. Promette più protezione di quanta ne possa offrire. Tassa. Poi inflaziona. Quindi fallisce“. Questo fallimento, benché non lo si voglia ammettere, di fatto è una realtà ed a prescindere dai termini in cui troverà forma esso costituirà un enorme problema per l’uomo medio: insieme a libertà già ampiamente compromesse egli finirà col perdere infatti anche protezione e sicurezza. Abbiamo quindi una delle ultime occasioni per capire una cosa importantissima: in futuro sicurezza e protezione potranno essere garantite solo di pari passo con le nostre libertà, economiche prima di tutto. Questo è il messaggio dell’articolo tradotto qua di seguito, il messaggio principale del libro Cosa è il Denaro, e in un certo senso anche lo scopo del Big Bang del 3 gennaio, evento già anticipato non solo su questo sito ma, come forse molti di voi avranno visto, anche da molti altri blogger indipendenti.
Addio Libertà
di Alasdair Macleod, titolo originale Goodbye to Liberty, traduzione di Francesco Carbone.
Gli esseri umani, nella loro avanzata forma economica, stanno commettendo eutanasia. I governi degli Stati Uniti, Regno Unito, paesi dell’Unione europea e Giappone stanno tutti implementando politiche economiche che in ultima analisi porteranno al collasso dei loro sistemi monetari; distruggere il mezzo di scambio significa però condannare le persone a vivere di stenti. Ciò nonostante le classi politiche e i governi continuano a procedere a passo sempre più veloce verso il compimento di questa immensa tragedia. Anziché guidare la società nella direzione giusta, la stanno distruggendo.
Siamo oramai abituati a considerare i governi come i naturali fornitori di tutto ciò che una volta le persone cercavano con sacrificio di procurarsi da sole; siamo caduti nella ingenua convinzione che essi siano al nostro servizio, che abbiano a cuore i nostri interessi, e che possano mantenere le promesse fatte in passato. Collettivamente siamo noi stessi ad avere sceltonon la cooperazione sociale, ma la disintegrazione e la distruzione della società stessa. Viviamo offuscati da troppe idee sbagliate sul modo di perseguire i nostri stessi interessi al punto ad avere completamente perso la bussola. Benché testimoni viventi della distruzione di strutture economiche e sociali avvenute altrove in tempi anche recenti siamo convinti che ciò non possa accadere a noi stessi. Quando la realtà si manifesta per ciò che è semplicemente la rifiutiamo e la neghiamo.
Lo Stato controlla sempre più il denaro e i prezzi. Così facendo rende il calcolo economico sempre più privo di significato. Avanza sempre più pretese sulle nostre proprietà in nome del bene comune e per disporne come meglio crede. In tutto questo non c’è nulla di nuovo: in quello che è diventato nel tempo il vademecum di ogni economista neo-classico, cioè la sua teoria generale, Keynes stesso si è espresso a favore dell’eutanasia dei risparmiatori. Secondo l’economista britannico il ruolo dell’imprenditore e dell’investitore andavano sostituiti dai fondi illimitati a disposizione dello Stato. Abbiamo messo in pratica gli enormi errori di Keynes per 80 anni. La sua visione si è concretizzata nella nostra triste realtà.
Il costo di quelle politiche economiche lo ritroviamo nel nostro impoverimento e nella progressiva perdita delle nostre libertà. Lo Stato ci valorizza solo come contribuenti per riempire le proprie casse. Ci dice che dobbiamo essere controllati per il nostro bene. Fino a quando vi sarà ancora ricchezza da sequestrare o libertà personali da togliere, lo Stato non temerà niente e nessuno.
Tuttavia, i governi menzionati nel primo paragrafo stanno esaurendo i soldi dei propri cittadini. Tutti insieme, solo allo scopo di sopravvivere, stanno distruggendo a passo sempre più veloce il capitale economico della nazione. Si aiutano l’un l’altro sperando di potercela fare, ma l’unica possibilità che ormai hanno di sopravvivere e di tornare eventualmente a prosperare è quella di affrontare i problemi economici causati dall’interventismo e dalla pianificazione centralizzata.
L’anno prossimo, quando i governi più deboli cominceranno a crollare sotto i colpi della dura realtà economica senza più riuscire a nascondere il fallimento dei loro sistemi bancari, i governi più forti interverranno in loro soccorso sequestrando le risorse residue dei propri cittadini, come già oggi la Germania sta facendo a danno dei propri cittadini.
Per parafrasare Macbeth: è una storia, piena di rumore e di furore, che sta distruggendo tutto.
*Link all’originale: http://www.usemlab.com/index.php?option=com_content&view=article&id=958:liberta-e-sicurezza&catid=23:economia-narrata&Itemid=178
Tutto chiaro, e più che probabile.
Io non ho da decenni titoli di debito sovrano italiano.
Non ho obbligazioni di sorta.
Quando ragiono di possibili iniziative future vedo che è alquanto improbo e poco utile farlo in italia dove hai un socio ad oltre il 60% dei diritti sugli utili e senza alcuna quota capitale di rischio.
Penso anche che ,forse, invece di continuare a lottare ed opporsi a questo andazzo,sempre forse, sarebbe meglio davvero il caso di vender tutto e finire l’esistenza fuori dall’europa.