In Anti & Politica, Economia

DI REDAZIONE

In attuazione del decreto “Salva Italia” il 31 dicembre l’Agenzia delle Entrate scatterà una foto sui conti correnti e investimenti degli italiani: ai risparmiatori sarà chiesto il pagamento dell’1 per mille (con soglia minima di 34,20 e massima di 1.200 euro) su tutti i prodotti e strumenti finanziari, aliquota che salirà all’1,5 per mille dal 2013, senza più tetto massimo. L’Agenzia comunica che il bollo sul conto corrente tradizionale, che ammonta a 34,2 euro, non dovrà essere pagato dai titolari del conto base, ovvero, il conto che la legge riserva a chi ha un reddito inferiore ai 7.500 euro (come da dichiarazione Isee). Saranno esentati dal pagamento del bollo anche i possessori di un conto corrente con giacenza media inferiore ai 5.000 euro oltre che, naturalmente, i conti con un saldo negativo. L’Agenzia chiarisce poi le modalità di determinazione del valore medio: se la rendicontazione finanziaria è annuale si considererà il valore medio nell’anno solare; qualora la rendicontazione è trimestrale si farà riferimento al valore riscontrato in ogni trimestre, perciò se il correntista ha superato la soglia dei 5.000 euro nei primi due trimestri dell’anno pagherà la 17,1 euro (il 50% dell’imposta annuale).

In caso di più rapporti di conto corrente o libretti di risparmio intestati allo stesso soggetto, l’imposta deve essere applicata con riferimento a ciascun rapporto. Il gestore di fondi comuni Alberto Foà, fortemente critico, ha chiamato la disposizione “la patrimoniale sui poveri”.
Il trattamento, infatti, è preferenziale per chi tiene i soldi sui conti correnti bancari e postali, o li investe in polizze rivalutabili;in questi casi, la nuova imposta si limita a un forfait di 34,20 euro annui, non applicabile per le giacenze medie sotto i 5mila euro. Per Foà la norma è il frutto di “un misto di insipienza, arroganza e cultura retrograda, oltre che del lavorio delle lobby creditizie e assicurative”. Sempre Foà dichiara che: “chi ha pochi soldi dovrà per forza metterli sui conti in banca o alle poste, che continueranno a corrispondere interessi bassissimi e lucreranno sui depositi comprando Btp che rendono un 3% l’anno. Mentre i ricchi veri, che si possono permettere private banker e consulenti esclusivi, questa tassa non la pagheranno proprio”.

Foà spiega infatti che dato che l’imposta va pagata sui depositi amministrati al 31 dicembre, le banche proporranno ai clienti più facoltosi, prima di fine anno, un’operazione di prestito titoli, che poi saranno restituiti il 3 gennaio, mettendo nel frattempo il corrispettivo sul conto corrente. Così chi possiede un patrimonio da 10 milioni, e dovrebbe pagare 15mila euro, potrà limitare l’imposta a 34,20 euro. Per tutti gli altri, invece, dopo il primo salasso di fine 2012 potrebbe esserci una migrazione verso forme di risparmio meno tassate, che desertificherà ulteriormente l’industria del risparmio gestito.

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Comments
  • charlybrown

    Lo sceriffo di Nottingham gli fa una sega a questi qui.

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