In Anti & Politica, Economia

DI MATTEO CORSINI

“Gli anni 20, quando molti dei Paesi usciti vincitori dalla Grande Guerra dovettero fare i conti con un grosso debito pubblico denominato nelle rispettive valute, rappresentano per certi versi il parallelo più prossimo ai timori sul debito pubblico che predominano nel dibattito economico di questi tempi. Mi sembra utile mettere a confronto quello che successe in Gran Bretagna e quello che successe in Francia. I due Paesi affrontarono il problema del debito pubblico in modo molto diverso. La Gran Bretagna fu un modello di ortodossia: ripristinò il sistema aureo e fece in modo di avere un enorme avanzo primario per ripagare il debito; la Francia, che aveva un sistema politico meno stabile, finì per estinguere gran parte del suo debito attraverso l’inflazione e accettando una massiccia svalutazione del franco. Che risultati ottennero le due economie? È evidente che la virtù non è stata ricompensata e che l’instabilità politica francese di fatto ha prodotto una performance economica più brillante”. (P. Krugman)

In queste parole di Krugman credo si possa individuare l’essenza del suo modo (quello keynesiano) di intendere l’economia. I rapporti economici, infatti, sembrano essere improntati all’unico principio del “fotti la controparte”. Una impostazione tipica di chi, più che all’economia, si dedica alla truffa, oppure, se preferite, che ritiene non vi sia differenza sostanziale tra rapporti economici e truffe. Ogni scambio, in definitiva, deve essere a somma zero: se vinco io perde la controparte, e viceversa. Il problema è che se il gioco fosse sempre a somma zero, il progresso non ci sarebbe mai stato.

Il caso di come risolvere le crisi da eccesso di debito è emblematico: invece di tirare la cinghia, preferibilmente spendendo meno, Krugman suggerisce di svalutare la moneta (stampandola generosamente), ottenendo al tempo stesso due risultati: la riduzione del valore reale (e, quindi, dell’onere) del debito e l’aumento delle esportazioni. In sostanza, un “buon debitore” (soprattutto se “sovrano”) dovrebbe sempre fregare il creditore e creare una competitività artificiale per i beni prodotti da (talune) imprese domestiche. Sul fatto di recuperare competitività svalutando la moneta, i sostenitori di questa tesi vedono solo un lato della medaglia, concentrandosi su coloro che ne traggono benefici, ossia coloro che beneficiano dell’aumento delle esportazioni più che del rincaro delle importazioni. Ma esiste anche l’altra faccia della medaglia, quella che, per usare le parole di Bastiat, “non si vede”, oppure si preferisce non vedere. Se già a breve termine qualcuno trae benefici mentre altri sono danneggiati, a lungo andare il recupero di competitività mediante svalutazione monetaria risulta essere illusorio, perché non si agisce sulle cause della bassa competitività, mentre nulla vieta agli altri Stati di ingaggiare a loro volta una competizione nella svalutazione delle proprie monete.

Lo stesso discorso, nel lungo periodo, dovrebbe valere anche per i debitori. A forza di essere tosati mediante inflazione, i creditori potrebbero dapprima pretendere interessi più elevati, poi smettere definitivamente di concedere credito. A quel punto non resterebbe che la monetizzazione forzosa del debito, il che comporterebbe seri rischi di iperinflazione e implosione del sistema monetario.

Nessun keynesiano – e Krugman non fa eccezione – porrà mai le soluzioni proposte in questi termini, ma basta andare (poco) oltre le apparenze per rendersi conto che l’esito, ancorché non immediato, sarebbe questo. Loro la risolvono appellandosi al maestro: “Nel lungo periodo saremo tutti morti”. Ne prendano nota i giovani e lo tengano presente quando sentono persone che potrebbero essere loro genitori o nonni sostenere, magari stando dietro una cattedra e con un Nobel nel proprio curriculum, cose come quelle che ho appena commentato.

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Showing 5 comments
  • Alessio

    L inflazione e una costante economica, serve a rendere il sistema mobile, a rendere il sistema capitalistico sensato. Senza inflazione cosa servirebbe acquistare un bene oggi se domani posso acquistarne magari il doppio. Ci sono 2 caso o i creditori vengono pagati meno perché c e l inflazione, oppure con la deflazione si va in bancarotta e i debiti non vengono pagati proprio del tutto! Quando si capirà che chi fa girare l economia sono le unità in deficit??!

  • Giorgio Fidenato

    La constatazione che i debiti sono stati fatti da qualcun’altro e non da noi ha una sua legittimità. Infatti il partito Forza Evasori, nel suo programma ha previsto che nessuno potrà fare debito pubblico. Tutto ciò che dovrà fare lo potrà fare solo con tasse. Il partito Forza Evasori ha dichiarato che il debito pubblico è immorale. Siamo almeno d’accordo su questo??

  • Beltazhor

    Caro LeonardoFaccoEditore, partendo dal presupposto che Krugman ne sappia molto più di lei ed immensamente più di me, dove sta scritto che il debito vada pagato? E se va pagato chi lo deve pagare? Lo deve pagare chi ha contratto il debito ovviamente. Ma se il debito lo hanno contratto 40anni di malaffare, malapolitica, corruzione, concussione, estorsione e chi più ne ha più ne metta, di un’accozzaglia di nostri dipendenti pubblici (votati da noi per amor di Dio…), perché dobbiamo rimetterci tutti indistintamente e sproporzionatamente? Sono d’accordo che in caso di crisi si debba tirare la cinghia ma solo se lo fanno tutti. Mi permetta ma il suo discorso lascia, e molto, il tempo che trova. Le ricordo che a metà degli anni 70 l’inflazione in Italia viaggiava su numeri a due cifre percentuali, ma si stava molto meglio di adesso e c’era il boom delle esportazioni delle nostre industrie che proprio in quegli anni hanno raggiunto i loro massimi profitti. E non mi dica che non è vero perché sarebbe una bufala.

    • leonardofaccoeditore

      i debiti non vanno pagati? E’ un principio? MI PRESTA 100.000 EURO PERFAVORE?

    • Giovanni

      Il problema non e’ il principio di ripagare il debito, quello e’ sacrosanto.
      Il problema e’ che esistano persone che possano coercitivamente contrarre debiti in nostro nome, il piu’ delle volte per motivi clientelari/personali.

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