L’unica genuina forma di deleveraging all’interno del sistema americano non sta, come abbiamo visto, nel debito tradizionalmente riconosciuto, ma in una forma di credito/debito del tutto particolare. Da diversi anni l’insieme di queste attività/passività è meglio noto come Shadow Banking. Crediti e debiti vengono generati da una sorta di sistema bancario ombra composto da una miriade di entità finanziarie coinvolte in operazioni creditizie piuttosto complesse e particolari. Siccome se ne sente spesso parlare ma pochi hanno capito veramente cosa sia, vediamo di fare una sintesi per riuscire a comprendere meglio la questione.
Il paper che analizza il fenomeno in maniera esaustiva è un documento della FED di New York intitolato “Shadow Banking” (datato luglio 2010 e riaggiornato nel febbraio 2012). I dati per ricomporre le dimensioni dello Shadow Banking si trovano nel documento della FED relativo ai flussi finanziari grazie al quale abbiamo esaminato le dinamiche tradizionali del debito americano. Tuttavia nel caso in questione non si tratta di un compito facile: per ricomporre il totale dell’aggregato bisogna andare a cercarsi le diverse voci (Money Market Funds, GSEs, Agency Mortgage Pools, Asset Backed Security Issuers, Funding Corporations, Repos, e Open Market Paper) presenti separatamente in diverse tabelle e quindi sommarle tra di loro (nella nota a pag. 8 del paper “Shadow Banking” trovate le istruzioni anche se poi ognuno l’aggregato se lo ricostruisce un po’ come vuole, la Deloitte ad esempio fornisce una composizione differente che produce altre cifre complessive). Degli stessi autori è possibile anche consultare un pdf di presentazione decisamente più snello e schematico, ma non meno complesso (l’esposizione grafica sembra quella di un microchip!).
Se comunque avete capito come funziona il tradizionale sistema di creazione di denaro dal nulla tramite riserva frazionaria, la creazione di credito dal nulla dello shadow banking funziona in modo simile, quindi con un “bene” alla base e un moltiplicatore che lo riproduce “fiduciariamente”. Laddove la creazione di denaro fiduciario ha origine dal denaro contante depositato a vista, qua la creazione dal nulla di credito fiduciario parte da un “collaterale”, generalmente titoli cartolarizzati e ipotecari. Il fenomeno non a caso ha avuto una escalation a partire dagli anni ’80 (solo nel giugno ’82 i valori superarono il trilione di dollari) con la creazione delle GSE, agenzie sponsorizzate dal governo, come Fannie Mae e Freddie Mac (fallite e nazionalizzate nel 2008) attive nel mercato immobiliare.
In sostanza, partendo dalla emissione di un titolo di base con un certo merito di credito e certe caratteristiche di liquidità, le diverse entità finanziarie coinvolte nello Shadow Banking, in una lunga catena di intermediazione, si passano il collaterale in cambio di un nuovo credito creato dal nulla ma garantito dallo stesso titolo, trasformandone allo stesso tempo liquidità, maturità e merito creditizio. Il paper della FED identifica tre differenti processi di shadow banking (quello legato alle GSE, uno interno e uno esterno).
Lo sconto applicato sul titolo di credito funziona un po’ da moltiplicatore in quanto, passando più volte di mano in quella che diventa appunto una catena di intermediazione, la lunghezza di quest’ultima dipende dalla qualità del titolo e quindi dallo sconto applicato (e si può capire come tutti siano andati particolarmente a nozze con le emissioni tripla AAA delle GSE, almeno fino quando il giochino della bolla immobiliare non è saltato per aria insieme a Fannie e Freddie). A differenza della creazione di denaro dal nulla del sistema bancario tradizionale, dove la distruzione del denaro fiduciario avviene con l’inversione del ciclo economico, e quindi con i fallimenti e l’eventuale corsa allo sportello, nello shadow banking ogni operazione si estingue automaticamente alla scadenza del titolo sottostante.
Il processo di continua creazione tuttavia è condizionato da diversi fattori: l’ammontare dello sconto applicato, la quantità e la qualità dell’offerta di titoli usati come collaterale, la fiducia tra gli operatori e gli intermediari coinvolti, le garanzie offerte a monte di tutto quanto (benché non fosse presente la FDIC come sui depositi, era presente la garanzia del governo americano sulle emissioni delle GSE).
Dal fallimento della Lehman e dallo scoppio della bolla immobiliare l’evoluzione dello Shadow Banking ha cambiato rotta. I fattori appena citati stanno continuando a ridimensionarne i volumi complessivi che nel 2007 avevano raggiunto un picco di oltre 20 trilioni (all’epoca maggiori di quasi un 50% rispetto al credito complessivo offerto dal sistema bancario tradizionale).
Francesco, vediamo se questa mia interpretazione semplice e “brutale” dello shadow banking ti convince, é da tempo che ci penso su. In estrema sintesi serve a drenare, come una vera e propria pompa aspiratrice, l´enorme liquidita´che continuamente viene immessa nei mercati dalla FED. Il vero pericolo é infatti nella possibilita´che questa liquidita´vada a finire nel mercto dei beni di consumo, cio´provocherebbe l´iperinflazione e la distruzione del dollaro, dal momento che allo stato delle cose non é possibile drenare la liquidita´con i sistemi tradizionali (vedi aumento tasso d´interesse). Infatti la capacita´di creare i dollari dal nulla e´direttamente proporzionale alla capacita´di drenare gli stessi dal mercato dei beni di consumo americano , si vedano i petrodollari , gli eurodollari, la Cina ecc ecc Ora, il pericolo é che lo stesso aspiratore dello Shadow Banking sembra perdere colpi per mancanza di collaterale, e se la pompa si guasta dove va a finire tutta questa liquidita´? Non é che rischia di finire nel mercato dei beni di consumo?