In Anti & Politica, Esteri

DI GABRIELE MANZO*

Sono alcuni giorni che rifletto attorno alla questione del rapimento e del successivo riscatto della Rossella Urru; non ho problemi ad ammettere che il mio primo sentimento verso questa faccenda sia stato di urto e fastidio; non ho altresì problemi ad ammettere che le argomentazioni che ho provato a mettere in campo nel dibattere l’argomento con alcune persone, fossero una estensione e una giustificazione di una posizione che, dentro di me, era stata subito netta. Credo anche sia piuttosto umana come cosa.

Proviamo però a fingere per un attimo imparzialità, e mettiamo sul tavolo le varie idee sull’argomento. Da un alto ci sono gli entusiasti, quelli che già da tempo pubblicavano in rete foto della Urru auspicandone il rilascio a qualsiasi costo; da un lato questa posizione si fa forte del diritto alla vita e alla sopravvivenza di qualsiasi uomo (dopo che lo stato si è arrogato ogni decisione relativamente al bene ed al male, dopo che si è arrogato del diritto e della tirannia sulla vita e sul benessere dei propri contribuenti, tale compito è a lui chiaramente demandato): tutti hanno diritto a vivere, la vita umana vale più di qualsiasi altra cosa, più di qualsiasi somma di danaro; è ingiusto protestare e, cristianamente, dovremmo esser contenti che si sia proceduto a pagare il riscatto; ci avessero anche sottratto un tot di risorse a testa, è stato fatto per un fine nobile e condivisibile.

Dall’altro ci sono quelli che ritengono ingiusta e scorretta la carità obbligatoria, la carità imposta dallo stato; insomma, se gli avessero chiesto dei soldi per salvare una vita umana, con ogni probabilità ce li avrebbero messi; ma perché lo stato deve decidere a priori che quella cosa vada fatta? Perché deve decidere che quella cosa, che salvare quella vita umana è giusto, mentre in altri casi (vedi la faccenda dei marò in India) non si è proceduti allo stesso modo? Urta e irrita la totale arbitrarietà delle scelte di stato, ed forte è il sospetto che, dietro una apparente a-valutività delle scelte, ci sia invece una netta preferenza per certe attività piuttosto che per altre. E che insomma, quando ci siano di mezzo dei militari, anche se impegnati in quel che chiamano “azioni di peacekeeping “il trattamento loro riservato sia molto diverso da quello tributato a chi si impegni in  azioni intrise di volontarismo e solidarismo al seguito di Ong e affini.

Ho provato a chiedermi quale sarebbe stata la mia posizione se, al posto della Urru volontaria,  fosse stato rapito un soggetto dalle caratteristiche diverse, chessò, un imprenditore alla ricerca di nuove opportunità di profitto, un turista ansioso di espandere i propri magri orizzonti culturali, un ricercatore ingaggiato da una delle università del posto. Ebbene, con ogni probabilità mi avrebbero tutti dato meno fastidio, e forse non mi sarei opposto in maniera così decisa al riscatto. Ma permane, anche in questi casi, un problema di azzardo morale; permane il fatto che si tratta di persone mosse da fini personali, che si tratti di soldi, di cultura, di svago o di presunto bene misto a pedagogismo spicciolo (tipico del volontarismo in salsa terzomondista).

Dal mio punto di vista non ha un valore particolarmente elevato un volontario in Iraq piuttosto che in Palestina o in Algeria; non credo abbia un impatto significativo sulle popolazioni del luogo,  e il tipo di idea che vi sta dietro non incontra il mio plauso. Il che non vuol dire che mi azzarderei mai a mettere bocca nelle scelte altrui, ovvio. Ma in questo tipo di ottica, un turista, un volontario e un imprenditore per me pari sono; tutti tizi che vanno li per tornaconto personale e la cui azione solo incidentalmente può avere un qualche tipo di ricaduta positiva.

Se, e dico se, questa visione è corretta, per quale motivo una persona deve andare in un posto, cuccarsi in solitaria i benefici di quell’azione, e scaricare sulla collettività (di cui ella originariamente fa parte) i costi e i rischi di quel tipo di azione? Non costituisce questo un caso tipico di esternalizzazione sulla collettività di rischi e costi, privatizzando invece i benefici?

Non siamo precipitati in un mondo in cui all’antico (e forse obsoleto) concetto di libertà, cui si accoppiava la responsabilità (individuale e personale), si è sostituito quello della licenza, senza alcun tipo di preoccupazione per le conseguenze? L’arbitrio per chiunque di poter perseguire in ogni caso quel che più gli aggrada, e l’obbligo per la collettività di sostenerlo e di scontare al suo posto i costi? Perché si deve costringere onesti contribuenti, già tassati e tartassati, a pagare di tasca propria per l’avventatezza di certe scelte? E’ giusto questo? E’ etico? Permettetemi di dubitarne.

E tutto senza aver ancora parlato delle immediate e concrete conseguenze relative all’aver pagato un riscatto di questo tipo; è palese infatti che si produrrà un incentivo per i rapitori a continuare su questa strada, un incentivo per chi volesse andare li a farlo ancora di più, tanto alle brutte papà stato ci mette i soldi; oltre che prodursi un finanziamento diretto al terrorismo in quelle zone, con i soldi dei contribuenti italiani che finiranno in armi, munizioni, e addestramento di nuovi criminali. Bella storia, davvero bella storia.

 

*Link all’originale: http://www.lacritica.org/politica-2/il-riscatto-della-urru-azzardo-morale-ed-assenza-di-responsabilita-personale-2/

 

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Showing 13 comments
  • TPM

    che i marò abbiamo ucciso i pescatori per capriccio è tutto da dimostrare.
    Il fato che ci siano persone che ne sono convinte già, dimostra come sono state ben indottrinate.
    giudicano senza conoscere.
    E’ solo un pregiudizio il vostro, l’opposto della libertà

    • Lorenzo

      Sei tu a non essere capace di leggere, chi ha scritto che i marò hanno ucciso per capriccio?
      Hanno commesso omicidio e pertanto devono essere giudicati: secondo le leggi Indiane o Italiane? Ecco la difficoltà della situazione. La Urru invece non ha fatto niente di male, è stata rapita da un’organizzazione criminale, Algeria e Italia hanno cooperato.
      Sei tu che assolvi i marò senza processo. Sei tu ad avere pregiudizi. Sei un povero cazzone che non sa di cosa sta parlando.

  • Lorenzo

    I marò hanno ammazzato delle persone rovinando delle famiglie e pertanto sono stati trattenute dalle autorità di uno stato sovrano.
    La Urru non ha fatto niente di male, è stata rapita da un’organizzazione criminale, lo stato algerino ha collaborato con lo stato italiano.

    SI TRATTA DI DUE SITUAZIONI COMPLETAMENTE DIVERSE, POSSIBILE CHE SIATE COSÌ IMBECILLI DA NON ESSERCI ARRIVATI?

    • FrancescoPD

      L’India non ha alcun diritto di trattenere alcun militare visto che i fatti sono avvenuti in acque internazionali.
      Se nel malaugurato caso ci fosse stato reato, se c’è qualcuno che deve giudicare i marò non sono certo gli indiani.
      L’italia è solo stata trattata peggio di uno zerbino e continuano a farlo per la sua inettitdine ed incapacità in politica internazionale, lo stesso è avvenuto con la Urru!
      Sveglia indottrinato!!!!!

      • Lorenzo

        Se l’italia è stata trattata come uno zerbino io ci godo, a starci male semmai saranno i nazionalisti. Di che ti preoccupi?
        I militari italiani fanno gli interessi dello stato e quelli in missione (come nel caso dei due marò) sono strapagati con i nostri soldi. Altro che indottrinato, sei tu ad essere incoerente.

  • Dexter

    Condivido, tuttavia come può lo stato impedire ad un volontario-imprenditore-turista-lavoratore di girare il mondo ? Non sarebbe giusto impedirlo.
    L’errore sta nel pagare il riscatto, lo stato come al solito è ipocrita perché pagare il riscatto è assolutamente vietato per un privato cittadino, c’è addirittura il sequestro dei beni per i familiari !
    In questi casi ritengo che l’opzione militare, sebbene non priva di costi e pericoli, sia la scelta migliore.
    Molti alpinisti ormai quando vanno a scalare l’Himalaya o altri monti rischiosi, si fanno una assicurazione che ripaga l’eventuale costo delle spedizioni di recupero o per il rimpatrio della salma. Forse i volontari dovrebbero pensare a qualcosa del genere.
    Oppure la soluzione potrebbe essere quella di pagare degli agenti di sicurezza nei campi dei volontari, per cercare di scoraggiare i sequestri o di sventarli, costerebbe sicuramente meno di un riscatto e sarebbe a carico delle organizzazioni di volontari. Tuttavia conoscendo l’ipocrisia che spesso alberga nei volontari ideologizzati, non accetterebbero mai la presenza di agenti armati, salvo poi accoglierli come salvatori quando li manda lo stato a salvargli il culo.

  • FrancescoPD

    … senza dimenticare quando ci vanno di mezzo vite umane come il caso della liberazione della Sgrena!… la quale era andata in quei postacci proprio per denigrare lo sforzo dei nostri militari, e non ancora paga di quello, dalla stampa si apprende che condanna e denigra anche i marò detenuti in India, loro si che facevano niente altro che il loro dovere e senza falsi eroismi come altri…..
    E’ qui che si vede l’insignificante peso dello stato italiano e la strabica vista che ha

    • Lorenzo

      Bravo FrancescoPD, bel discorso da missino!
      Disprezzi il legittimo lavoro della Sgrena, una giornalista che non ha fatto del male ad una mosca, mentre elogi i marò che hanno ammazzato dei poveri pescatori.
      Che schifo.

      • FrancescoPD

        Detto da lei un complimento!

        • Lorenzo

          Tipica battuta di uno che non sa cosa scrivere.

  • TPM

    sai con 15 milioni di euro quante bambini si potevano sfamare?

  • muttley

    Sono ragionamenti sensati poichè si cerca di mostrare le varie facce della storia.
    solo non capisco i riferimenti ai marò: loro non sono stati rapiti, nel senso che non c’è un riscatto di mezzo ma un processo. Lì dove si è trattato di pagare lo stato ha pagata la cauzione per i dommiciliari (o qualcosa del genere). L’attenzione mediatica è stata esasperante inizialmente (cosa che non si puo dire dei tanti civili che vengono rapiti, la Urru ma anche l’ingegnere morto in nigeria e tanti di cui neanche sappiamo). Gli stessi militari lo fanno per lavoro di andare in missione e per questo vengono pagati profumatamente (ricordo uno scandalo, come sempre insabbiato, di tangenti per riuscire ad entrare nelle liste di partenza) e celebrati come non avviene per i civili. Non riesco a capire il vittimismo nei confronti dei militari, per il resto trovo ragionamenti che forniscono una buona analisi.

    Aggiungo inoltre che in Italia il periodo dei sequestri di persona è stato appunto superato con la legge che bloccava il patrimonio dei parenti delle vittime di sequestro.

    Una considerazione personale è che se ad esempio succede una cosa del genere e magari la responsabilità dello Stato sta nel fatto che quella persona rapita operava in un proggetto in qualche modo non finalizzato direttamente al profitto privato ma di interesse pubblico, allora il pagamento del riscatto dovrebbe essere condizionato all’esclusione di qualsivoglia legame futuro con tali proggetti per quella area. In pratica la prima volta va bene, poi quella zona è segnata come a rischio e se ci vai ti assumi tu il rischio. mi sembra un giusto compromesso.

    • TPM

      ti spiego io quale è il punto centrale.
      Se c’è un sinistrato nel mondo va salvato subito dando milioni e milioni di euro (e armi) ad ogni tipo di organismo terroristico del mondo.

      Se sono militari possono anche morirci perchè la stampa è per lo più di sinistra e odia i militari.

      Tutto questo è ipocrita. In teoria i militari dovrebbero avere almeno la pari dignità. E poi è lo stato che ce li manda, il minimo sarebbe trattarli come le persone che non ha mandato lo stato.

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