Ho la sensazione che Zlatan Ibrahimovic prima di trovare l’accordo per passare al Paris Sain Germain (14 milioni di euro a stagione) abbia pensato che le tasse sono un furto! E si è detto, tra sé e sé: “Col piffero che io pagherò tutti quei soldi”! Il centravanti svedese sarà anche scorbutico e antipatico, ma “l’è minga un un pirla”, per dirla in gergo milanese, che frequentando Milano per due volte, e su sponde opposte, avrà certamente masticato un po’. Infatti – come riporta “Sport.it” – se il fuoriclasse lungagnone ha firmato il contratto col PSG è solo perché “Mino Raiola, suo procuratore, ha chiesto – e ottenuto secondo alcune fonti – di inserire una clausola per proteggere il suo assistito dalle nuove super-tasse che il governo transalpino vorrebbe imporre ai ricchi (il nuovo presidente François Hollande avrebbe intenzione di tassare al 75% quelle persone con un reddito superiore al milione di euro annuale)”. Per dirla con Cetto la Qualunque – stavolta con forma gergale più confacente con le origini di Raiola – l’ex centravanti del Milan, apposta la firma, avrà sogghignato: “In tu culo a Hollande”!
Il siparietto di cui sopra serve semplicemente per introdurre uno degli argomenti che più è nelle mie corde, quello delle imposte che, fino a prova contraria, sono la forma più subdola per trasformare il contribuente in uno che lavora per lo Stato, senza nemmeno che abbia vinto un concorso.
Ibra, che non è certo un libertario come il sottoscritto, potrebbe anche permettersi di pagare una valanga di imposte, tanto gliene rimarrebbero in saccoccia ancora un bel po’ di euro. Eppure, chissà come mai, il suo istinto lo ha portato a pensare nello stesso modo in cui la pensa Sheldon Richman, editor del magazine “The Freeman” (che per inciso sta per uomo libero). Diceva: “In sintesi il potere di imposizione produce necessariamente due classi: coloro che creano ricchezza e coloro che la estorcono con la predazione. I produttori di ricchezza, naturalmente, desiderano poterne disporre e utilizzarla per la realizzazione dei propri personalissimi scopi. Coloro che vogliono impossessarsene cercano invece di escogitare le modalità più subdole per sottrarre le risorse senza troppo sconvolgere i loro creatori”. E qui non è difficile intuire che il fenomeno svedese “creatore” lo è di diritto, così come per diritto, ma di voto, Hollande è un “predatore”, talmente ardito e maldestro che anziché attrarre capitali in terra di Francia, li sta facendo fuggire oltremanica.
La misura fiscale che prevede di fottere a chi produce oltre un milione di euro i tre quarti del suo guadagno – (cosa che peraltro in Italia è in voga da almeno un paio d’anni, mentre il presidente francese dovrebbe farla approvare ad ottobre la norma) è l’ennesima idiozia economica che tanto piace ai sobillatori di odio e ai parassiti.
Come scrive Tibor Machan “sì, magari ci possono anche essere dei momenti in cui la richiesta di più soldi, da conferirsi al governo, sia giustificabile, ma nel complesso, guardatevi bene alle spalle, perché lo Stato, a nulla rilevando i motivi – pretenderà e vi arrafferà sempre più soldi, in qualsiasi momento, a prescindere se di pace o di guerra, nei periodi di benessere come nella crisi, di notte e di giorno”.Ebbene, questo accadrà nel prossimo mese di dicembre agli “italiani”, che a metà giugno son corsi a pagare l’Imu con la puntualità degli svizzeri, facendo gongolare Monti e la sua banda chigiana per la cifra di oltre 9 miliardi di euro finita nelle casse dell’erario. Nel pieno rispetto delle teorie di Machan, insomma, per Natale lo Stato (il buon pastore del gregge di pecorelle da tosare) ha intenzione di raddoppiare la tassa sulla prima casa. Non lo dico io, ma uno dei bollettini ufficiali del governo, il “Sole 24 Ore”: “Stangata annunciata. A giugno abbiamo pagato l’acconto Imu con le aliquote base dello 0,4% e 0,76%: a dicembre, applicando a conguaglio quelle fissate dai Comuni, la musica sarà diversa. Il buon esito della prima tranche di gettito fa sperare che le aliquote non cambieranno. Ma anche così, con l’aumento da 0,4% a 0,5% il saldo per la prima casa sarà fino al doppio rispetto all’acconto”.
L’erudito Svetonio insegnava che “il buon pastore deve tosare le pecore non scorticarle”. Monti, che frequenta le stesse latitudini dell’antico romano, se ne fotte di certi insegnamenti. Tanto… chi volete che gli si rivolti contro?
Intanto in Italia la presa di coscienza sulla reale pressione fiscale si può definire ormai collettiva
DA CORRIERE.IT
Befera: «Per chi non evade pressione al 70%».
Non ci giurerei. La quantità di persone che crede che la pressione fiscale ormai intollerabile dipende dagli ‘evasori’ è ancora tanta. Sempre dalle stesse latitudini viene il motto ‘divide et impera’. Metti gli italiani l’uno contro l’altro e il gioco è fatto. Queste sono le delizie della ‘Democrazia’. Trasformare gli italiani in una massa per altro non bene amalgamata di decerebrati e togliergli tutto nel nome della solidarietà e della giustizia sociale. Parole magiche che sugli abitanti dello stivale hanno un potere enorme.
Che tu lo sappia o no, molte persone beneficiano realmente dello stato sociale. E paradossalmente non sono solo gli indigenti o quasi, ma anche molti ricchi. Molti imprenditori hanno tutto il vantaggio di sostenere lo Stato, se questo gli permette di capitalizzare i profitti e socializzare le perdite.
Mentre i più poveri, se fosse assente lo “stato sociale”, non potrebbero curarsi, non potrebbe mandare i figli alle superiori, figuriamoci all’università, vivrebbero come derelitti. Al di là della tua visione “politica”, come li tratteresti questi soggetti? Saresti capace di togliergli quel poco che hanno? Ce la faresti a vederli ridotti alla totale miseria?
Non ignorare il problema, e proponi una soluzione.
Il problema è la gente che sta nel mezzo, i tartassati.