In Economia, Libertarismo, Saggi

SOPRATTUTTO OGGI, IN TEMPI DI CRISI DEI DEBITI SOVRANI, TORNA DI GRANDE ATTUALITA’ QUESTO SAGGIO LIBERTARIO

DI FABIO GALLAZZI

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il vario consesso delle più spaventose istituzioni mai concepite nella storia dell’umanità (gli stati-nazione), non contento di aver prodotto 250 milioni di morti tra le guerre di stati occorse tra il 1915 e il 1945 e gli stermini messi in atto dalle più importanti forme di socialismo (comunismo e nazionalsocialismo), ha posto le premesse per la più colossale truffa della storia dell’umanità perpetrata dagli uomini di stato ai danni dei loro governati: gli accordi di Bretton Woods.

Per secoli gli uomini hanno trovato nell’oro la più conveniente commodity che potesse fungere da mezzo di scambio. Fin dal tempo degli imperatori romani gli uomini di stato avevano scoperto la grande convenienza che derivava dal controllo (monopolio legale) del conio di monete d’oro. Bastava infatti mettere dentro le monete meno oro, lasciando inalterato il valore nominale stampato su di esse, che dal nulla il politico-mago aveva generato potere d’acquisto a sua disposizione. Ovviamento il gioco veniva scoperto presto e il vantaggio del politico veniva rapidamente eroso dal circolo svalutazione-inflazione. In questo trucchetto il nostro secolo ha visto eccellere uno dei più sinistri uomini di stato: F.D. Roosvelt.

Nel 1933 il nostro eroe riuscì a rapinare l’intera America dei suoi risparmi cambiando per decreto il rapporto di convertibilità oro-dollaro da circa 20 $ per oncia di fino a 35 $, rendendo inoltre illegale il possesso privato di oro (come è stato in Italia fino a pochi anni fa). Vedendo l’assoluta inefficacia delle sue politiche economiche di stampo keynesiano, note alla massa come New Deal (l’incredibile idea centrale è che se lo stato paga Johnny per fare buche in terra e poi riempirle, questo rilancerà l’economia!), il nostro FDR troverà una via d’uscita facendo infilare gli USA per la seconda volta in 25 anni in una delle infami guerre degli infami europei (splendidi creatori di ideologie meravigliose come il nazismo, il nazionalismo, il comunismo, lo stato sociale, e vari altri gradi di statalismo). L’opinione pubblica americana era ovviamente contraria all’intervento. Roosvelt risolse la questione non comunicando alla flotta di stanza a Pearl Harbor l’imminente attacco giapponese di cui lui era stato informato dai servizi segreti (ci sono le prove, a chi interessa forniamo la bibliografia). Così conquistò il cuore dell’americano indignato e pronto a sbarcare in Normandia. Dal momento che l’attacco alle torri gemelle ha fatto sì che il Congresso votasse uno stratosferico bilancio per le spese militari e l’intervento armato ovunque nel mondo (la guerra infinita) non mi stupirei se lo storico futuro scoprisse che Buh, l’allegro Cowboy, non fosse del tutto all’oscuro dei preparativi dei terroristi. Delle due l’una: o lo stato sapeva e quindi è criminale, oppure non sapeva e allora i miliardi che i cittadini americani versano alla stato per la loro difesa sono buttati al vento. Ma torniamo all’oro.

Nel 1944 la maggior parte dell’oro base del sistema monetario era finito negli USA per ovvie ragioni, quindi solo sul dollaro poteva essere riscostituito un sistema monetario. Nel luglio del 1944 a Bretton Woods gli ilari statisti crearono un sistema in cui il dollaro rimaneva l’unica moneta convertibile in oro al vecchio rapporto di 35 $ l’oncia (il gold exchange standard, che sostituiva il precedente gold standard), e tutte le altre monete rimanevano in rapporti regolati col dollaro. Il lettore perspicace avrà già intuito che il dollaro era convertibile in oro non da possessori privati del biglietto verde, ma solo da emissari di banche centrali di altri stati. Gli stati sghignazzanti avevano blindato la possibilità che l’oro potesse mai più uscire dai loro forzieri e tornare alla gente. Ma il diavolo fa le pentole e non i coperchi. La “Gazzetta Ticinese” di un qualche giorno del 2001 si chiede: Ma quali furono i motivi del crollo del Sistema di Bretton Woods che può essere datato con la famosa dichiarazione del presidente americano Richard Nixon il 15 agosto 1971 in cui decretò l’inconvertibilità del dollaro in oro? Il principale detonatore fu il peggioramento del deficit della bilancia commerciale e dei pagamenti degli Stati Uniti che si tradusse in una forte riduzione delle riserve auree americane a causa della richiesta di molti paesi di convertire i dollari in oro.

Risultato: l’oro passò dai 35 $ l’oncia del 1971 agli 800 del 1979. Che confusione! Ma gli ameni statisti sanno sempre fare di necessità virtù. E così gli economisti ufficiali, con una faccia tosta che ha del commovente, informarono le inebetite masse che leggono il Wall Street Journal che la colpa non era degli stati, ma dell’oro!

“E’ l’ora di smetterla di ancorare le capacità di spesa dei nostri meravigliosi stati e amati politici al possesso di un metallo amato dai barbari, noi siamo moderni, se le cose non ce le abbiamo, bene!, basta immaginarle ed è un po’ come averle…”.

Così si è persa per ora la possibilità di limitare in qualche modo la creazione di moneta ad libitum da parte dei governi (e anche di limitare il credito, ma questa è questione troppo tecnica per discuterne su queste pagine).

Facendo un saltone, e lasciando da parte la bolla delle quotazioni di borsa creata dalla Bank of Japan negli anni ‘80 (il Nikkei era a 40000 punti nell’89, ora è a circa11000. Arriviamo al più formidabile imbroglione della storia recente: tale Alan vocato Greenspan, attuale presidente della FED (la banca centrale mmerricana). Dal 1989 al 1995 l’offerta M3 di moneta negli USA è aumentata del 15 per cento e poi è raddoppiata dal 1995 al 2001. Questa poderosa iniezione di fiat-money (nel senso di fiat lux) ha stimolato enormi investimenti delle imprese (soprattutto del settore Hi-Tech) che finchè è durata la cocaina hanno fatto profitti poderosi e trascinato in alto il valore delle azioni del Nasdaq e del Nyse, ora, alla resa dei conti, siccome non è vero che basta immaginare le cose perchè ci siano, (come insegna il fratellino grande a quello piccolo riguardo alla spinosa questione di Babbo Natale) le società falliscono e con esse le banche; poi il dollaro cala, gli investitori perdono fiducia e poi il Medio Oriente e poi il deficit della bilancia dei pagamenti USA e poi il deficit di bilancio… ecc,ecc. Ci sarebbero tanti altri fatterelli rilevanti, ma non vorrei entrare in dettagli troppo tecnici che tedierebbero oltremodo. Fatto sta che chi si rivede in spiaggia presto a Castiglioncello? L’oro, proprio lui, il barbaro. E’ salito quest’anno da 280 a oltre 300 $ l’oncia e le azioni delle società aurifere hanno raddoppiato il loro valore negli ultimi 12 mesi, segno che i grandi investitori si attendono un forte rialzo dell’oro. Dove arriverà? The sky is the limit.

Concludo con un ultima informazione. Dopo che i pundit della economia avevano deciso che l’oro non aveva più alcuna funzione monetaria, ci si sarebbe dovuti aspettare che le banche centrali si sarebbero dovute liberare di questo residuo barbaro di un tempo in cui l’umanità non conosceva ancora la paradisiaca perfezione dell’economia gestita dagli stati. Nei caveau delle banche centrali tutto quell’oro pigliava posto e basta, come dice la “mi’ mamma” delle scarpe vecchie…

Domanda: secondo voi quell’oro lo hanno venduto sul mercato? E invece no! La Svizzera e la Grande Bretagna qualcosina hanno ceduto (tantino in realtà, se non ricordo male). Ma “la Amerika” ci ha ancora 8000 tonnellate a Fort Knox (Greenspan ci voleva fare orecchini a pendente per la moglie, ma, siccome quella è una base militare non l’hanno fatto entrare. In realtà nessuno può vedere quell’oro. La Germania, lo stato che domina l’Unione delle Repubbliche Socialiste Europee (ex UE), ne ha 3500 tonnellate. La Francia del Sud e la Francia del Nord, prima che dopo la secessione dei seguaci di Le Pen il Sud uscisse dalla famigerata URSE, insieme aveva 2500 tonnellate L’Italietta in cui viviamo, bisogna dire, ad onor del vero, acerrima defensor auri rei publicae (non ha mai voluto vendere nulla) ha 2150 tonnellate di mettallo giallo.

Lo so, caro lettore che pensi, ironia, disfattismo, di un anarcoide. La pars destruens va bene, ma la pars construens? C’è pure quella: allacciate le cinture. Totale privatizzazione della moneta e del credito, abolizione del controllo da parte delle banche centrali. La moneta viene offerta sul mercato da produttori privati del servizio in regime di concorrenza. Un cherubino mi dice che detta moneta avrebbe convertibilità aurea o sarebbe essa stessa d’oro. (Qualcuno di voi accetterebbe da un privato una paper-money dichiaratamente non-convertibile?) Il credito viene offerto da banche che applicano i tassi che ritengono opportuni, in regime di concorrenza. “Che? Ancora mercato e concorrenza? E che siamo rimasti a Adam Smith?”, obbietterebbe qualcuno. Sì, caro lettore, a Adam Smith, il barbaro.

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Showing 8 comments
  • Nereo Villa

    Ahahaha aha aha aha aha! Questa è infatti la comica delle comiche!

  • Caber

    concordo con Mauro ed Enrico

    tornando al tema oro…

    ma quanto è bello vedere Ron Paul mettere in totale difficoltà Bernanke chiedendogli

    L’oro è moneta?
    ehm no…?
    Lo è stato per più di seimila anni, ha smesso di esserlo per legge… quindi cos’è l’oro?
    ehm… bhè… l’oro è… ehm… un asset?
    Ma quindi perchè la FED detiene ancora grosse riserve di oro?
    ehm… bhè… ehm… tradizione? una buona tradizione….

    certo… vedere le risposte della massima autorità monetaria mondiale è meno bello…

  • Leonardo Facco

    Inviterò Gallazzi a dire la sua, grazie ad entrambi.

    • Enrico

      Mi scuso in anticipo per aver usato dei toni un pò forti nel mio commento, ma sono rivolti non tanto a Gallazzi quanto alla contro-cultura cui accenna MauroLIB (che ringrazio per aver ben spiegato ciò che volevo dire).

  • MauroLIB

    Anch’io ho gustato moltissimo l’articolo e anch’io nutro qualche riserva come Enrico sulla descrizione dell’intervento USA in WW2. Le tesi sostenute dal Movimento Libertario sono di una cristallinità e di una purezza intellettuale tale che non si può correre il rischio di essere equiparati alla ‘monnezza’ della controkultura (indiscutibilmente di matrice comunistoide e sessantottarda) che appesta internet.

    Non sto dicendo che non è possibile quanto dice (l’ottimo) Fabio Gallazzi. Dico che un Libertario che si richiama a xolossi del pensiero come Mises, Rothbard, Hayek, Huerta de Soto etc, deve circostanziare una tesi molto forte, come quella sostenuta, con documentazione e riferimenti INCONTRVERTIBILI e, fatemi dire, scientifici. Cioè sottoposti al vaglio della critica.

    Se io prendessi questo articolo (questo fior di articolo) e lo diffondessi ai miei amici anche solo di ‘tendenze liberali’ (agli statalisti, ai grillini e ai vendoliani certamente sarebbe tempo sprecato, ma per fortuna ne ho pochi di amici così), dicevo, se lo diffondessi, mi giocherei la mia credibilità.

    Se questo è ciò che intendeva Enrico nel suo intervento, mi trova perfettamente d’accordo.

    Grazie per tutto quello che scrivete.

  • Enrico

    Nulla da ridire sulla questione dell’ oro e dello statalismo, ma i due riferimenti al complottismo sono francamente ridicoli. Non spendo una parola sulle varie bufale che sono state dette in questi anni riguardo all’ 11 settembre, perchè c’è chi si è dato la pena di smentirle con dati, foto e documenti alla mano ( http://undicisettembre.blogspot.com/2006/07/indice-delle-prove-di-complotto.html ). Voglio invece soffermarmi sull’ idiozia insita nella seguente tesi:

    “Roosevelt non comunicò alla flotta l’imminente attacco giapponese per convincere gli Americani a entrare in guerra”

    Non ci vuole un genio a capire che, quando un paese viene attaccato da un altro, la guerra non ha bisogno del convincimento di nessuno: scoppia automaticamente. Se gli Americani avessero davvero saputo ora e luogo dell’ attacco e se avessero potuto comunicarlo in tempo alla flotta di base a Pearl Harbor, avrebbero respinto l’ attacco giapponese e sarebbe scoppiata la guerra. L’ unica differenza rispetto alla storia reale sarebbe stata una vittoria iniziale (anzichè una sconfitta) a Pearl Harbor.

    Non c’è alcuna logica nel sostenere che gli Americani fossero a conoscenza dell’ attacco e che lo tennero segreto al fine di entrare in guerra, perchè sarebbero entrati in guerra in ogni caso – anche se la flotta fosse stata avvertita e se avessero respinto l’ attacco giapponese. Mancava il movente per un tale atto di masochismo, anzi c’ era il movente a fare il contrario: Roosevelt non poteva prevedere l’ andamento della guerra, quindi una vittoria iniziale sarebbe stata oltremodo auspicabile.

    Scremare questi residui di complottismo non potrebbe che far bene al Movimento Libertario. Sostenendo palesi stupidaggini, rendete più difficile vedere le altre cose (quelle giuste) che dite.

  • Leonardo Facco

    eheheheh, grande Nereo!

  • Nereo Villa

    Godo!

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