In Economia

DI FRANCESCO CARBONE*

Da Paolo Barnard a Marco Dalla Luna passando per un tale Galloni, va sempre più di moda la tesi del complotto franco-tedesco che punterebbe a distruggere l’Italia e altri paesi del Sud Europa così da poterli sottomettere e colonizzare. Lasciamo perdere per un momento Barnard, di cui ci siamo occupati anche troppo, e leggiamo invece cosa scrive di recente Dalla Luna (ma perché scrivete di economia quando ne sapete poco e niente!? Date retta a me, datevi ai political thriller!):

“Credo che il disegno franco-tedesco di cui parla Galloni nel recentissimo saggio Chi ha tradito l’economia italiana? (ama pure in altri scritti) sia di eliminare, attraverso la demolizione del reddito, dell’autonomia nazionale e della capacità manageriale, tutte le strutture socioeconomiche e politiche autoctone, e insieme indurre ad emigrare gli imprenditori più attivi, a chiudere quelli meno forti (soprattutto la sacca di resistenza dura a morire delle piccole e medie imprese del Nord-Est), per poter poi plasmare, su un terreno spianato e sgomberato, incapace di opporsi, un’Italia diversa, a loro convenienza, facendone un bacino di mano d’opera a basso costo, vicino e direttamente controllato, che funga anche da mercato di sfogo per loro produzioni non meglio vendibili”.

Permettetemi di dirlo: siamo di fronte a stupidaggini di una demenzialità assurda. Mancano solo i lucertoloni alieni che assumono sembianze umane e possiamo pensare di farci sopra un film di fantascienza (non sapete dell’esistenza dei rettiliani?? Noooo?? ma non è possibile! Andate di corsa sul sito di Massimo Mazzucco e il film fatelo insieme a lui che è pure regista!).

Il fatto è che chi non studia adeguatamente l’economia come scienza dell’azione umana, anzi che assumerla come strumento di pianificazione sociale, è ridotto a ragionare con un cervello spento che brancola nel buio. E questi sono i risultati: non si è in grado di capire e interpretare la realtà.

Ma quale disegno franco-tedesco! Certo in mezzo a questo casino, ognuno cerca di difendersi come può, anche sfruttando la situazione a proprio vantaggio, sarebbe idiota non farlo. L’imprenditore, ad esempio, delocalizza perché qua non ce la fa o perché altrove trova opportunità migliori. Mira a difendere il proprio reddito, demolito non tanto dall’inesistente disegno franco tedesco, ma dal fallimento della gestione politica italiana, tra le peggiori al mondo, che da troppo lungo tempo ostacola, blocca, impedisce, distorce la funzione imprenditoriale.

Così, allo stesso modo, chi mi legge da dieci anni e insieme a noi di USEMLAB ha capito il problema di fondo, compra oro e argento per difendersi dall’inevitabile confisca inflazionistica! Semplice. Ha funzionato negli ultimi dieci anni e funzionerà ancora meglio nei prossimi dieci. Chi ha capito questo, di tanto in tanto, se può, quando può, butta dentro al porcellino un altro cippino sonante. Finché il processo in corso non trova compimento, ed è ancora lungi dal trovare termine, sarebbe idiota non farlo!

Questi signori che si divertono (secondo me si divertono anche!) a ipotizzare oscuri complotti demenziali sono i primi, per ignoranza economica, a non aver capito l’unico, vero complotto, che da oltre un secolo viene perpetrato alla luce del sole: aver espropriato silenziosamente ai cittadini la proprietà privata del denaro (per capire si legga bene Cosa è il Denaro). Quando si è compreso questo primo essenziale passaggio, la questione diventa quasi banale: ci troviamo semplicemente di fronte al più clamoroso e inevitabile fallimento di una estesa pianificazione sociale realizzata principalmente attraverso la corruzione dell’istituzione monetaria.

Per decenni, la manipolazione arbitraria del denaro ha stimolato errori imprenditoriali tremendi, ha permesso sperperi ancora più tragici, ha favorito una distribuzione di ricchezza sempre più polarizzata. Il paradosso, oggi, è che quasi tutti pensino di risolvere questo problema ricorrendo a manipolazioni monetarie ancora più massicce e profonde. Ad esempio, è proprio di oggi la seguente sparata di Berlusconi: che la BCE stampi Euro altrimenti ce li stamperemo con la nostra Zecca. Avesse aggiunto “e ci compriamo pure tutto il debito pubblico” sarebbe forse diventato all’istante il nuovo paladino di Paolo Barnard e dei seguaci della MMT.

Di questa crisi dell’interventismo parlo sin da tempi davvero insospettabili, ovvero dal lontano 2002. La mia tesi è ben esposta nel mio libro Prevedibile e Inevitabile, La Crisi dell’Interventismo, pubblicato nel 2008. Nonostante sia oramai datato, esso rimane senza tempo. La teoria economica dietro le mie analisi è quella della Scuola Austriaca, una teoria semplice, piena di buon senso, fondata sulla natura imprenditoriale di ciascun essere umano e sul riconoscimento che la scienza economica è prima di tutto una scienza sociale. Il libro A Scuola di Economia vi offre in quaranta semplici lezioni questo approccio meravigliosamente umano, logico, e coerente alla scienza economica.

Nell’ambito di questo quadro analitico, la crisi dell’Euro rappresenta solo una delle tappe intermedie del fallimento interventista che in ultima analisi si completerà con il collasso del sistema monetario basato sul dollaro. Paradossalmente chi sta gestendo meglio questa crisi epocale sono proprio gli USA, uno dei paesi più falliti e indebitati del pianeta. La caduta del dollaro sui mercati valutari stava esprimendo questa realtà, tuttavia se possiamo riconoscere a Bernanke una genialità malefica sta proprio nell’essere riuscito ad approfittare della crisi del 2008 per rovesciare la situazione e mettere davanti a sé il carrozzone europeo.

Dall’inizio del 2010 in poi la sua abilità è stata quella di aiutare per quanto possibile l’Europa (nessuno ha interesse che salti tutto per aria perché nel giro di qualche mese chiunque farebbe la stessa fine) tenendola allo stesso tempo sempre davanti a sé nella fila dei paesi che stanno marciando a passo sempre più svelto verso il vuoto del collasso monetario.

Per il resto i pianificatori europei, da quando nel febbraio 2010 ha avuto inizio la crisi del debito sovrano europeo, stanno solo cercando di tamponare come possono i segnali di mercato del loro fallimento epocale. Da qualche parte i sintomi di quel fallimento dovevano pur emergere. Sono partiti dalla Grecia, solo l’anello più debole, solo il primo sintomo. Nel giro di un anno e mezzo il domino è arrivato all’Italia che andava fermata a tutti i costi. Ci sono riusciti ma le forze si sono scaricate presto sulla Spagna. E siamo punto e daccapo.

Da quando le forze riequilibratici del mercato si sono scatenate per ovvi motivi (ben descritti nel nostro libro La Tragedia dell’Euro) sulla debolezza dell’Eurozona, i gestori del carrozzone europeo hanno cercato di fare maldestramente tutto ciò che era in loro potere. Sanno benissimo che qualora la situazione scappasse di mano partirebbe un effetto domino devastante. Ma sono altrettanto consapevoli dei rischi impliciti nell’assecondare appieno le pericolose dinamiche sottostanti la Tragedia dell’Euro.

Questa non facile situazione ha prodotto tamponamenti sempre più raffazzonati producendo quei risultati che oggi abbiamo sotto gli occhi. E’ semplicemente il destino inesorabile che attende ogni pianificatore centrale. Che altre soluzioni avrebbero potuto perseguire?? Ultimamente si sarebbero potuti dare i soldi alla gente e alle imprese anzi che alle banche, questo sicuramente sì, ma ciò avrebbe solo accelerato il fallimento delle prime e degli unici soggetti che oramai esse finanziano: gli Stati sociali. In alternativa adesso si potrebbero dare soldi a tutti quanti, ma questo, e loro lo sanno benissimo, porterebbe velocemente alla perdita di controllo del sistema monetario. Cosa che accadrebbe anche localmente qualora l’Italia o un altro paese dell’Eurozona ricominciasse a stampare i soldi in casa propria.

La verità, è doveroso ripeterlo ancora, è che non si esce senza traumi e dolori da decenni di droga monetaria. La droga monetaria è la peggior droga sociale che ci possa essere: distribuisce e trasferisce iniquamente la ricchezza, convince milioni di persone di avere raggiunto una ricchezza illusoria frutto di investimenti non sostenibili, e induce lo Stato a sperperi, clientelismi e promesse senza senso. La crisi è solo frutto di questi effetti, tutti direttamente legati a un abuso di sostanza (o meglio di forma) monetaria.

La soluzione come suggerisce l’articolo pubblicato ieri non è svalutare, la soluzione è avere una moneta forte e rigida che produca segnali corretti (in termini di prezzo). Quindi è necessario ridurre ai minimi termini le sovvenzioni operate tramite le politiche monetarie e fiscali (cioè attraverso la banca centrale e lo Stato): esse generano fenomeni di moral hazard, parassitismo, iniqua distribuzione di ricchezza (non dai ricchi ai poveri, bensì dai gruppi disorganizzati a quelli ben organizzati) e alimentano tutte le tipiche dinamiche legate alla tragedia dei beni comuni. Le stesse dinamiche che oggi coinvolgono paesi forti da un lato e PIIGS nell’ambito della Tragedia dell’Euro, non a caso, sono molto simili a quelle sviluppatesi tra l’Italia del Nord e quella del Sud nell’ambito di quella che potremmo chiamare per analogia la Tragedia della Lira.

Gli stipendi in Italia oggi sono bassi solo perché la nostra struttura produttiva, maggiormente distorta da decenni di droga monetaria, interventismo statale, e parassitismo sociale, non riesce a produrre salari maggiori! Alzare gli stipendi per decreto porterebbe solo a ulteriore disoccupazione istituzionale. Già oggi il fatto che essa sia molto elevata (siamo quasi all’11%) è esclusivamente frutto di salari artificialmente alti imposti per legge. Ma ci rendiamo conto che qua i danni accumulati ci stanno portando a un tenore di vita del terzo mondo? Vogliamo capire che la soluzione non sta nello stampare denaro o nel fissare i prezzi per legge, ma nell’abbandonare totalmente l’interventismo, liberando al contempo le forze imprenditoriali e creative dell’essere umano?

Pochi potranno evitare di essere totalmente travolti dallo tsunami che abbiamo davanti e che a mio avviso spazzerà via ancora un 70% della ricchezza finanziaria di cui godiamo oggi. Come vado dicendo da anni, a livello individuale si salveranno coloro che avranno messo da parte una sufficiente riserva di oro e argento. Ma a livello di società aperta o gruppo comunitario (stati, regioni, province, comuni, scegliete voi), l’unica via di fuga per abbandonare la fila dei paesi che marciano verso il burrone e riposizionarsi persino dietro a Ben Bernanke è solo quella di fare i passi giusti prima di tutti gli altri: secedere come possibile dall’inferno fiscale e monetario a cui si appartiene (ovvero dalla tassazione elevatissima e dalla valuta a forzo corso che vengono imposte), definire e difendere quanto meglio possibile la proprietà privata, garantire la continuità e certezza del diritto.

A questo stadio, passato da lungo tempo il punto di non ritorno, non esistono altre soluzioni praticabili. Come nella corsa allo sportello in un regime bancario a riserva frazionaria, solo i primi a battere cassa potranno essere serviti. Gli altri, che rimarrano con un pugno di mosche in mano, non potranno che continuare a spintonare gli altri nel tentativo di cadere nel burrone solo per ultimi. Pur sempre, relativamente considerata, una vittoria che purtroppo, però, non toccherà di certo a questo paese.

 

*Link all’originale: http://www.usemlab.com/index.php?option=com_content&view=article&id=809%3Aquelli-che-il-complotto-franco-tedesco&catid=21%3Ascuola-austriaca-di-economia&Itemid=177

 

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Showing 2 comments
  • Antonino Trunfio

    Ciao Francesco, non per difendere Della Luna, ma avevo letto qualche anno fa il suo libro Euroschiavi, il cui titolo è esemplare. Quindi, ora non so cosa asserisca a proposito del fantomatico complotto franco – tedesco, ma invito a leggere, chi non l’avesse fatto, il libro che è anche disponibile on line a questo indirizzo da cui scaricarlo.
    http://www.scribd.com/doc/2877575/Euroschiavi

  • Nereo

    Anche se non posso considerarti un amico, concordo sul contenuto di questo tuo scritto, specialmente su Berlusconi, che sta dimostrando di essere il solito buffone. Sto pubblicando un video intitolato “Complice carnefice (sul senso del 2 giugno)” (http://youtu.be/wEf_7XK7LU0 – sarà attivo fra un paio d’ore circa) con la seguente spiegazione: “La micidiale guerra che alienati combatterono fuori di sé contro o pro Hitler, continua oggi nell’attuale “DITTATURA DEL PROLETARIATO” (MA CONTRO I PROLETARI), la cui festa è quella del 2 giugno, detta della “Repubblica”, cioè della “res publica” o “cosa pubblica”, in pratica: festa della trasformazione della pecunia privata in quella pubblica [che in fondo hai detto anche tu in questo articolo], cioè di soldi che dalle tasche TUE passano in quelle dei GOVERNATORI REPUBBLICANI! Il “governo” dei banchieri dell’UE-URSS, passo dopo passo, ha realizzato il suo micidiale piano di controllo politico-economico-finanziario globale!
    La macabra festa continua soprattutto dal 2 giugno di vent’anni fa, 1992, quando a bordo del royal yacht “Britannia”, incominciò di fatto la svendita del NOSTRO PAESE ITALIA, voluta fortemente dalla Goldman Sachs, la più potente banca ebraica del mondo. A quel tempo, Prodi presiedeva la commissione europea (del crimine) e la direttiva fu firmata da un certo Bolkestein. Pochissimi parlarono di questo losco membro del R.I.I.A. (“Royal Institute of International Affaire”), e membro della “Mont Pelerin Society”, organizzazione semisegreta svizzera, che già dal 1947 mirava alla “dittatura economica” (fonte: “Executive Intelligence Review”). D’altronde sarebbe bastato leggere il documento del Trattato di Maastricht per rendersi conto di tale dittatura… Bolkestein non era certo un politico qualsiasi… Come il Super Mario Monti attuale, costui apparteneva ai più potenti e influenti gruppi elitari dell’Europa di allora. E tutto ciò era finalizzato a fare di TUTTI gli abitanti dell’UE dei meri sudditi, cioè dei veri e propri SCHIAVI, come è realmente accaduto, grazie al disfacimento di ogni forza di opposizione… e di ogni sano pensare…”

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