Il professor Sergio Ricossa ci ha insegnato che “le tasse ci riguardano, prima ancora che come contribuenti, come cittadini, uomini di coscienza, individui che esprimono scale di valori in cui la libertà è presente con spicco. Esse determinano la qualità della nostra vita anche non materiale, ben oltre quanto può sembrare fermandosi all’economia dei tributi. Non modificano solo la nostra ricchezza: modificano la condizione umana spirituale”.
In un paese in cui ci sono tra le 1800 e le 2000 tasse, gravate da una burocrazia micragnosa e bizantina, le parole del grande economista torinese suonano ancor più veritiere quando si pensa ad una gabella tra le più odiose e infami che il professor Mario Monti ha partorito dall’alto della sua sapienza economica e politica: l’IMU. E’ una imposta nefasta, approvata da tutta la casta facente parte del presente e del precedente governo. L’IMU è una vera e propria tassa sul patrimonio (altro che non esiste la patrimoniale!), che oltre a palesarsi come assurda e contraria al minimo buon senso, va chiaramente a ledere una molteplice serie di norme della tanto declamata Costituzione, che viene tirata in ballo in continuazione, ma dimenticata in questo caso.
Pur non essendo un esperto del settore, ho fatto due chiacchiere con qualche amico giurista e cercherò di elencare quelle che a me paiono violazioni belle e buone della “Magna Carta”. Basta aprire la prima parte della Costituzione, quella relativa ai principi fondamentali e ai rapporti etico sociali, economici e politici e vi è l’imbarazzo della scelta.
Come è noto, questo ignobile balzello va a percuotere anche le case di abitazione (cosiddette prime case) e ha mandato esenti gli immobili in proprietà delle fondazioni bancarie. Ciò detto, apriamo il sacro testo, della cui tutela è garante il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Aperto il testo, scorriamo le chiare violazioni che la scellerata normativa ha inferto alla Carta Costituzionale (che si può considerare tranquillamente lettera morta, visto che Napolitano ha messo senza fiatare la sua firmetta sul decreto istitutivo dell’infame balzello). Andiamo in ordine sparso.
L’art. 47 sancisce solennemente che la Repubblica tutela il risparmio in ogni sua forma e, in particolare, agevola l’accesso alla proprietà della casa di abitazione (e in applicazione di tale precetto, le leggi tributarie hanno infatti concesso agevolazioni fiscali per l’acquisto della cosiddetta prima casa): inutile dire che è a dir poco contraddittorio agevolare fiscalmente l’acquisto della prima casa e poi percuotere in perpetuum la proprietà della stessa. Non occorre scomodare Aristotele e il principio di non contraddizione.
L’art. 42 riconosce e tutela il diritto di proprietà in ogni sua forma. Non mi risulta che le tasse siano forme di tutela…
Gli artt. 29 e ss. prevedono il riconoscimento e la tutela della famiglia come nucleo naturale fondamentale del corpo sociale, come cellula basilare della società e prevedono in capo ai genitori il diritto-dovere di mantenere e istruire la prole. Che la proprietà della casa di abitazione sia uno dei pilastri sui quali si fondi la famiglia italiana è fuor di dubbio. Andare a colpire tale pilastro significa colpire la famiglia stessa.
L’art. 53 prevede il principio che la tassazione debba avvenire secondo la capacità contributiva e con criteri di progressività: ora, sparare indiscriminatamente sulla prima casa (che appartenga all’operaio oppure al miliardario), è chiara violazione anche di questa norma.
Infine l’art. 3, che solennemente sancisce il principio di uguaglianza e di ragionevolezza: vi pare che prevedere l’esenzione degli immobili in proprietà delle fondazioni bancarie, siccome enti no profit, e non prevedere eguale esenzione completa per la prima casa (cioè per la sede, per così dire, istituzionale della famiglia, cioè di un ente che non mi pare di poter ritenere ente con fine di lucro), tutto ciò vi pare aderente a principi di giustizia e di ragionevolezza?
Mi fermo qui e lascio queste poche righe alla vostra riflessione, non senza invitare gli uomini di buona volontà a disobbedire a questo ennesimo sopruso.
*Link all’originale: http://www.lindipendenza.com/imu-incostituzionale/
Come ho scritto a Fidenato,
credo ci si possa appellare anche al fatto che la famiglia, al pari di tante fondazioni, enti, istituti che sono esonerati perchè assolvono a fini assistenziali, educative, ecc…. è la prima istituzione della società che assolve questi compiti per i figli. Io non pagherò l’ICI. Ma sarebbe il caso che qualche avvocato di buona volontà che ha le nostre stesse idee e posizioni sullo stato e il pizzo che estorce a tutti, si facesse sentire per sapere che probabilità abbiamo di impugnare la cosa. In questo caso credo sarebbe stata davvero un’occasione unica per fare una class action contro l’IMU e coinvolgere quanti più cittadini possibile per invitarli a contestare l’imposta.
Ma come al solito si rimane sempre sul PAROLIERE. E la gente continua a soffrire e a disperare. AMEN