Ieri sul Corriere della Sera è apparso un infelice editoriale a firma di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi. Addirittura ci si sono messi in due per scrivere un articolo tanto banale quanto pieno di clamorosi errori. A scuola di economia entrambi, e subito!
La parte banale è la seconda metà. Finalmente si sono resi conto che “il nostro modello sociale non è più sostenibile“. Just scratching the surface, aren’t they? Stanno appena raschiando la superficie del problema. Un giorno, benché sempre troppo tardi (alla faccia delle ferrovie certa gente viaggia sempre con almeno cinque anni di ritardo), si renderanno conto che non solo non è sostenibile ma è già fallito da diverso tempo.
Tuttavia il vero dramma cognitivo sta tutto nella prima parte dell’articolo. In particolare esso è ben sintetizzato nel seguente paragrafo: “Serve una garanzia europea sui depositi bancari che dia ai depositanti la certezza che i loro risparmi (almeno fino a un certo limite, diciamo 100 mila euro) sono al sicuro“.
Depositanti? Quali depositanti? Il deposito bancario è un contratto di prestito, non è un contratto di deposito! Colui che viene definito depositante in realtà non è un depositante ma un mutuante, un soggetto che ha prestato i propri soldi alla banca cedendone la proprietà in cambio di una promessa SEMPRE (tanto a priori quanto a posteriori) impossibile da mantenere: quella di riacquisirne la disponibilità a vista, cioé “a richiesta del “depositante” con l’osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi“!
Questo è il primo clamoroso errore. I due editorialisti del corriere ci sono cascati ingenuamente unendosi alla pessima compagnia di tutti coloro che nel corso degli ultimi secoli hanno legittimato l’aborto giuridico del contratto di deposito bancario.
Secondo errore: le somme depositate, qualora fossero veramente tali, non sarebbero rappresentative di risparmi, ma sarebbero parte di un unico stock monetario, cioé riserva di valore per far fronte all’incertezza ineluttabile del futuro. I risparmi sono infatti ben altra cosa, sono sempre flusso non saldi di tesoreria (pp 317 e 318 del libro A Scuola di Economia).
Nel caso del finto deposito bancario, lo stock monetario viene trasformato in una sorta di risparmio forzoso la cui sicurezza e le cui garanzie risultano essere impossibili.
E’ impossibile dare sicurezza a questa fattispecie di finto risparmio forzoso per (almeno) ben quattro motivi:
1) A causa della riserva frazionaria, la somma di denaro “depositata” viene moltiplicata in una sorta di miracolo bancario dei pani e dei pesci, per cui a valere pretesa di rivalsa sullo stesso saldo di tesoreria sono in realtà almeno 10 diversi titolari anziché uno solo.
2) A causa della creazione di denaro dal nulla che la banca a riserva frazionaria genera, esso viene investito male dal sistema bancario. Nel ciclo di boom insostenibile così alimentato, i saldi di tesoreria vengono malamente investiti risolvendosi di necessità in una crisi che in ultima analisi finisce in buona parte con il distruggerli (niente altro che il ciclo economico ben analizzato dalla Scuola Austriaca di Economia).
3) La gestione del numerario “depositato” viene effettuata con carattere aleatorio sulla legge dei grandi numeri. La crisi costituisce sempre il cigno nero che rende impossibile la garanzia sostanziale (leggi potere di acquisto) del numerario.
4) Infine, in realtà non di moneta si tratta ma di valuta irredimibile che dietro non ha alcunché se non la fiducia nelle capacità di confisca futura da parte del monopolista territoriale della violenza. Tuttavia in periodi di grandi crisi come questa le capacità di confisca calano mostruosamente. Per quanto ci si possa sforzare nello spremerlo, un limone oramai secco non produce più succo.
E’ penoso che ancora nel dodicesimo anno del terzo millennio dopo Cristo si sguazzi in tutte queste tragiche confusioni economiche. E laddove gli editorialisti ignorano del tutto, altri soggetti ben consapevoli continuano a giustificare infelicemente il contratto di deposito bancario come frutto della libertà contrattuale delle parti… di recare liberamente danno a terzi (d’altronde chiunque è libero di stipulare un contratto con un ladro professionista perché compia una rapina ad ignoti, vero?).
Bene, anzi, male: il danno a terzi lo abbiamo davanti ancora una volta e che scatti la corsa allo sportello o meno, questi terzi ancora una volta dovranno pagare il prezzo della propria stupidità e ignoranza. In barba alla ridicola tutela costituzionale del risparmio prevista dalla nostra costituzione. Perché d’altronde come scrisse Greenspan nel lontano 1966:
“In assenza di un sistema aureo è impossibile proteggere i risparmi dalla confisca realizzata attraverso l’inflazione. In assenza di un gold standard non esiste riserva di valore sicura“.
*Link all’originale: http://www.usemlab.com/index.php?option=com_content&view=article&id=805:linfelice-editoriale-del-corriere&catid=39:politiche-economiche&Itemid=176
INFELICE indica felicità esigua, inferiore alle aspettative. Cerco di adattare col permesso di Carbone, il suo garbato titolo a commento all’articolo del CORRIERONE, per quelli che come me e altri milioni non lo leggono, neanche più per la pagina dedicata agli spettacoli a Milano :
“DEPLOREVOLE FINTOLEZIONE DI DUE GIULLARI DI CORTE : GIAVAZZI E ALESINA”
Ovviamente i lettori del Corrierone staranno ancora sbrodolando per la fintolezione dei due giullari.
Se non fosse che con i contributi pubblici tengono in piedi anche il carrozzone del corriere, potrei dire : compratevelo, leggetevelo e pagatevelo da soli.
OTTIMO ARTICOLO DAVVERO!! BRAVO!! SPERO SIA STATO UN LAPSUS SPORADICO, QUELLO DEGLI EDITORIALISTI!! XD!!
GRANDE!