Dunque dove eravamo rimasti? Ah si, la Grecia è salva! Dopo una leggerissima ristrutturazione (-74%) del solo debito in mano ai “privati” e non già di quello in mano di BCE e EFSF i giochi sono fatti.
Peccato che:
– Quest’anno è gia previsto che la Grecia chiuda con un defict/Pil del 7,2% e nessun segno di migliormaneto
– Venerdì scorso (20-Aprile) è stato il Bank-Day, cioè il giorno in cui in contemporaneatutte le principali banche greche hanno pubblicato i dati di bilancio 2011 includendo gli effetti della ristrutturazione del debito pubblico ellenico, ebbene:
le perdite totali delle sole banche principali ( National Bank, Alpha Bank, Eurobank e Piraeus Bank) sono ammontate a 28 miliardi di euro ovvero il 13% del Pil Greco e 10 volte la loro attuale capitalizzazione di mercato. Tutte le suddette banche hanno fatto sapere che il loro capitale di vigilanza Core Tier 1 è stato spazzato via, ma non hanno specificato se esso è diventato NEGATIVO e di quanto. In pratica la Grecia oggi ha un sistema bancario che dipende interamente dai prestiti della BCE e del fondo salva Stati.
– Il 5 Maggio (ricordatevi bene questa data) ci saranno le elezioni e, stando ai sondaggi, un’eventuale coalizione fra i Parassiti del Partito Socialista Greco (Pasok-PD) e i Parassiti di Nuova Democrazia (ND-PDL) avrebbe 1 seggio di maggioranza, e non è neppure detto che alla fine lo ottenga. Come al solito la Grecia si rivela una strordinaria macchina del tempo. (vi ricorda nulla la situazione…)
Ad ogni modo se la Grecia non riuscisse a formare un governo forte e con una chiara politica di continuità nell’attuazione del piano imposto da Bruxelles e dall’FMI un secondo default sarebbe certo, immediato e probabilmente volontario. E tanti saluti all’Euro.
– La Drachma torna a fare capolino. La EIB (Banca Europea per gli investimenti) ha appena prestato dei soldi alla PPC (la locale ENEL), ebbene fra le clausole del prestito troviamo una serie di clausole che normano “l’eventuale” uscita della Grecia dalla zona euro.
E’ la prima volta che un caso di questo genere viene ufficialmente preso ufficialmente in considerazione . La PPC, secondo tali clausole dovrebbe comunque restituire il prestito in modo da soddisfare interamente il credito di EIB come se fosse in Euro…..(aspetta e spera)….Lasciatemi dire che questo genere di clausole sono ridicole. Se la Grecia decidesse di lasciare la zona euro nessuna clusola avrebbe più alcuna validità, anche se, come in questo caso, fosse stabilita sotto la legislazione inglese.
da Ekathimerini
The European Investment Bank is hedging itself against a Greek exit from the eurozone by inserting drachma clauses in the loan deals it signs with Greek enterprises.
The first such deal was two weeks ago when the management of Public Power Corporation (PPC), the country’s electricity giant began negotiating with the EIB about a 70-million-euro loan to fund its new natural-gas-powered plant at Megalopoli in the Peloponnese.
The EIB proposed for the first time two new terms, one of them being the possible renegotiation of the agreement should Greece leave the eurozone or should the common currency area break up. The second was placing the agreement under British law, in case of any irregularities in the payback process.
PPC referred the issue to the Finance Ministry, which undertook negotiations with the EIB as it realized that those terms did not just concern PPC but also the general credit policy of the bank toward Greece.
EIB sources suggest that the currency-change clause will be included in all contracts with countries applying economic stability programs (Greece, Portugal and Ireland) and gradually expand to all eurozone countries.
Sources suggest that the bank has made it clear to the political leadership of the Finance Ministry that the whole of the new contracts for loans to Greek companies will have the so-called “drachma clauses” and will be under British law.
The EIB has committed itself to issuing loans of 600 million euros up to January 2013 to the Greek market, to climb to 1.4 billion euros by the end of 2015.
Dunque la Grecia è salva?
Non siamo ridicoli, le banche europee hanno solo acquistato un paio di trimestri di tempo. Stiamo per assistere ad un fenomeno nuovo nella storia della finanza, un doppio default nel giro di meno di una anno.
* Link all’originale: http://www.rischiocalcolato.it/2012/04/non-avrete-mica-pensato-che-la-grecia-fosse-salva-e-la-parolina-drachma-torna-a-circolare.html
LA STRATEGIA TEDESCA SUL DEFAULT GRECO
di Loretta Napoleoni – 28 Febbraio 2012
Stanno cercando di isolare la Grecia e i paesi periferici, compresa l’Italia, per mettere al riparo le loro banche dal rischio default. La Grecia fallirà entro i prossimi 12 mesi ed è difficile pensare che questo non avrà effetti sull’Italia. Noi siamo l’Europa periferica
Il Bundestag ha approvato a larghissima maggioranza il pacchetto di aiuti da 130 miliardi per la Grecia. Accolto il monito della Merkel, che aveva parlato di “conseguenze incalcolabili” sull’economia europea e mondiale in caso di default del Paese. E’ davvero la soluzione o è solo l’ennesimo palliativo per rallentare un decorso patologico ormai inarrestabile?
“L’aiuto tedesco è una strategia di temporeggiamento. Germania e Francia hanno bisogno di un periodo di tempo di circa 3 anni (adesso siamo al secondo anno) per riuscire a isolare completamente la crisi greca, di modo che un default incontrollato del Paese non abbia un effetto negativo sui sistemi bancari tedesco e francese.
Se guardiamo alla composizione attuale del debito pubblico nelle mani delle banche francesi e tedesche, vediamo che c’è stata una drastica riduzione della quantità di debito proveniente dalla periferia, non solo dalla Grecia, ma anche da Italia, Spagna, Portogallo e Irlanda.
Germania e Francia, quindi, hanno bisogno di un altro anno per mettere sotto controllo la situazione, e quei 130 miliardi servono proprio a evitare un default incontrollato nei prossimi 12 mesi.
Nel 2013, quando la Grecia chiederà altri 138 miliardi di dollari, (secondo i calcoli fatti sulla base di una contrazione del Pil al 5%, causata da questa nuova ondata di riforme di austerità imposte dall’Europa), molto probabilmente la Germania sarà in grado di rispondere: ‘ci dispiace, ma voi non avete fatto quello che dovevate fare e quindi uscite dall’Euro’. A quel punto sarà possibile farlo, senza che ci sia un crollo del sistema bancario francese e tedesco.
Dunque non sarà una ‘morte’ che porterà in crisi Germania e Francia, cioè il sistema bancario dei paesi forti e questo vale anche per i paesi del Nord. Chiaramente però, l’esposizione delle banche finlandesi, olandesi al debito della periferia è molto più bassa dell’esposizione delle banche tedesche o delle banche francesi.”
Standard & Poor’s ha detto che la Grecia è in parziale default. Che effetto avrà questo annuncio?
“Non cambia nulla, perché la Grecia è in default praticamente da due anni. Quello che dice Standard & Poor’s è significativo, perché avvalora ulteriormente questa teoria: molto probabilmente la Grecia andrà in un default tipo Argentina nei prossimi 12 mesi, quindi Standard & Poor’s in un certo senso si sta preparando per questa eventualità e sta cercando di dire ai propri clienti che le probabilità che ciò succeda sono molto più alte di quanto si pensi.”
Se la Grecia fallisse, si scatenerebbe un effetto domino?
“Quello che la Germania, la Francia e i Paesi del Nord stanno facendo, è tentare di isolare non solo la Grecia, ma il resto della periferia, nell’eventualità che ci sia un tracollo. Questo perché in Italia o in Spagna i fondamentali dell’ economia non sono cambiati. Quello che è cambiato, è il fatto che la Banca Centrale Europea attraverso il “ltro” ha dato la possibilità alle banche italiane e spagnole di scambiare titoli emessi da loro con garanzia del governo in cambio di denaro da parte della Bce, con questo denaro loro hanno comprato il debito pubblico italiano. Infatti, secondo le statistiche, da dicembre le banche italiane e spagnole hanno comprato 50 miliardi di debito dei propri paesi, il che significa che nessun altro compra il debito dell’Italia e della Spagna. Questo ci dà l’idea della strategia perseguita dalla Germania e dalla Francia di non toccare il debito dei paesi della periferia perché in questo modo proteggono le loro banche. Quindi, nell’eventualità che la Grecia esca dall’euro, è probabile che anche noi dovremo uscire se non cambiano i fondamentali dell’ economia. A quel punto, rimarrà un’Europa del Nord, economicamente più solida, e a noi ci lasceranno andare.”