“L’euro è importantissimo per l’Italia. L’Europa, però, doveva fondarsi su due elementi, la stabilità e la crescita. Sul primo si è insistito in modo ossessivo, per via delle pressioni tedesche. Il secondo non è stato sviluppato come si doveva.” (R. Napoletano)
Intervenendo a un dibattito tenutosi in occasione della presentazione di un libro sull’euro scritto da Giorgio La Malfa, Roberto Napoletano, direttore del Sole 24 Ore, ha parlato così a proposito della moneta unica.
Secondo Napoletano, dunque, il problema sarebbe l’ossessione per la stabilità e la sostanziale noncuranza per la crescita. In effetti, il patto voluto nel 1997 dall’allora ministro delle finanze tedesco Theo Waigel per evitare che i paesi meno disciplinati fiscalmente continuassero a fare gli spendaccioni anche dopo l’introduzione dell’euro, fu chiamato “Patto di stabilità e crescita”. Sta di fatto che l’attenzione fu rivolta fin da subito ai due parametri su deficit (che non doveva superare il 3 per cento del Pil) e debito pubblico (con il limite posto al 60 per cento del Pil). Personalmente credo che non avrebbe potuto essere altrimenti.
Mentre un governo può porre in essere manovre per mantenere o riportare i conti pubblici in ordine – e sarebbe preferibile se lo facesse con la minor spesa pubblica possibile, perché solo così potrebbe contenere la pressione fiscale – dal punto di vista della crescita credo possa al più evitare di ostacolarla. In altri termini, non dovrebbe “fare qualcosa” per la crescita, come costruire opere pubbliche finanziate in deficit o incentivare questo o quel settore; bensì dovrebbe “non fare”, ossia evitare di usare la legge per distorcere funzionamento del mercato. Un concetto purtroppo poco condiviso in Europa in generale e in Italia in particolare. E i conti pubblici in disordine dipendono anche da quello, oltre che da un modello di stato sociale inefficiente e tendente a creare parassitismo diffuso.
Credo, tra l’altro, che di tutta l’ossessione per la stabilità a cui si riferisce Napoletano vi sia traccia solo in tempi recenti. Non mi pare, infatti, che il decennio precedente la crisi sia stata vissuto in Europa all’insegna dell’austerità fiscale, in alcuni momenti nella stessa Germania. Sempre che le definizioni di “ossessione” e di “stabilità” che riportano i dizionari non siano errati.
* Link all’originale: http://www.lindipendenza.com/euro-crescita/
No, quelle definizioni non sono errate, sono i commentatori di regime a usarne i significanti a sproposito, confondendo le idee di un pubblico già troppo disorientato e frastornato da un linguaggio infarcito di anglismi tecnici al cui confronto il latinorum di Don Abbondio e gli spagnolismi del cancelliere Ferrer sono esempi di onestissima ttrasparernza linguistica.