In Anti & Politica, Economia, Libertarismo

DI MATTEO CORSINI

“La Bce deva fare molto di più: da ulteriori tagli dei tassi di interesse… agli acquisti di covered bond, fino a veri e propri programmi di quantitative easing… obiettivo principale il deprezzamento dell’euro del 30% per arrivare alla parità col dollaro e far ripartire la crescita entro un anno.” (N. Roubini)

Nouriel Roubini viene spesso descritto come un economista controcorrente, e passa per uno dei pochi che hanno previsto lo scoppio della bolla immobiliare americana. Gli economisti di scuola austriaca, sulla base della teoria del ciclo economico sviluppata da studiosi purtroppo sconosciuti (anche) alla maggior parte degli studenti di economia per il semplice fatto che sono sostanzialmente banditi dalla maggior parte delle facoltà di economia (per fare solo alcuni esempi: Carl Menger, Eugen von Böhm-Bawerk, Ludwig von Mises, Friedrich von Hayek), non hanno avuto la stessa cassa di risonanza mediatica di Roubini, pur utilizzando strumenti analitici molto più convincenti (a mio avviso) dei suoi.

A molti di coloro che considerano Roubini una specie di veggente penso sarebbe utile leggere un libro la cui prima edizione fu pubblicata esattamente 100 anni fa: “La teoria della moneta e dei mezzi di circolazione” di Ludwig von Mises.

A differenza di Roubini, gli economisti di scuola austriaca ritengono che un problema non si possa risolvere esasperandone le cause. In altri termini, non si spegne un incendio se si spruzza benzina sul fuoco. Una posizione che penso dovrebbe essere considerata di buon senso da chiunque e che, tuttavia, viene per lo più etichettata come estremista o radicale perché richiede di non intralciare la fase recessiva una volta che essa ha inizio.

In sostanza, non basta dire che si sta gonfiando una bolla sui prezzi di determinati asset; occorre anche individuare le cause scatenanti quella tendenza. Gli economisti di scuola austriaca hanno dimostrato che ciò che accentua la normale fluttuazione dell’economia, dando luogo a ricorrenti bolle e pesanti recessioni, è la manipolazione dei tassi di interesse da parte delle banche centrali e la conseguente espansione del credito da parte dei sistemi bancari. Ciò rende all’apparenza profittevoli investimenti che non lo sarebbero senza l’eccesso di credito a basso costo.

All’aumentare dell’utilizzo della leva del debito, anche una minima inversione di tendenza nelle politiche creditizie provoca lo scoppio della bolla.

Cercare di contrastare la fase recessiva, ossia la liquidazione degli investimenti eccessivi ed errati, non fa altro che rimandare e aggravare il problema. Ma cosa fa Roubini se non invocare dosi massicce di politiche monetarie che sono all’origine del disastro attuale?

Un’ultima considerazione: l’idea di deprezzare la moneta per aumentare l’export è ritenuta suggestiva da molti. Anche in questo caso, però, le conseguenze sarebbero forse positive nel breve, ma disastrose a lungo andare. Tra l’altro, crede forse Roubini che il signor Bernanke se ne starebbe tranquillo a guardare l’euro svalutarsi del 30% nei confronti del dollaro senza stampare ancor più biglietti verdi di quanto ha fatto finora?

 

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Showing 2 comments
  • michele lombardi

    ci vorrebbero QE per lo sviluppo, non per titoli di stato.
    riguardo gli austriaci, non vengono studiati nemmeno tali sono grandi le loro cazzate.

  • CARLO BUTTI

    Siamo arrivati alla follia. Quando si scriverà la storia dei tempi che stiamo vivendo, molti si chiederanno come si possa esser giunti a un così alto grado di demenza. Purtroppo questa gente pontifica dalle cattedre universitarie, dispensa le sue verità dalle pagine dei più prestigiosi quotidiani, esibisce la sua miseranda dottrina nelle interviste rilasciate ai media e diffuse come vangelo urbi et orbi. Non c’è proprio nulla di controcorrente! I veri controcorrente sono i quattro gatti libertari, che non hanno portato il cervello all’ammasso, hanno qualche cognizionre di storia e non risolvono l’economia in una serie di algoritmi, rinunciando (cito a memoria il Ricossa dei “Fuochisti della vaporiera”) alla moralità del buon senso. Ancora una volta grazie, caro Corsini!

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