In Anti & Politica, Economia, Libertarismo

DI MATTEO CORSINI

“Le liberalizzazioni sono parte dell’economia del benessere e non dell’economia della crescita che ha bisogno dell’intervento pubblico.
Servono investimenti pubblici capaci di generare occupazione proprio per compensare gli effetti che le liberalizzazioni possono produrre.”
(G. Amato)

Giuliano Amato sostiene che le liberalizzazioni non portano più posti di lavoro, bensì ne eliminano. Di conseguenza, per far crescere l’economia e l’occupazione si rendono necessari investimenti pubblici che compensino gli effetti delle liberalizzazioni. Non condivido il punto di vista di Amato, né nella diagnosi, né nella cura proposta.

Se un settore viene liberalizzato, la eventuale diminuzione dei posti di lavoro complessivi credo debba essere ascritta alle inefficienze che in precedenza erano rese sostenibili da una situazione poco o nulla concorrenziale, con inevitabile effetto sui prezzi pagati dagli utenti. Se la concorrenza genera una pressione al ribasso sui prezzi, i consumatori possono utilizzare ciò che il loro denaro per acquistare una maggiore quantità di beni o servizi del settore liberalizzato per fare altri acquisti o investimenti. Ciò genera l’aumento della domanda in altri settori e, potenzialmente, più occupazione. Mi rendo conto che si tratta di passaggi non automatici, né scontati, né di immediata realizzazione. Ma non li si possono neppure escludere a priori, come pare essere implicito nel ragionamento di Amato.

Resta il fatto, poi, che se dopo la liberalizzazione l’offerta continua a soddisfare la domanda con un numero di posti di lavoro complessivamente inferiore, gli esuberi erano sostanzialmente improduttivi, ossia un extracosto che con ogni probabilità veniva scaricato sui consumatori in virtù dell’assenza o scarsità di concorrenza.

Ma se un posto di lavoro è improduttivo, non vedo che crescita possa generare. In sostanza, si tratta di persone che percepiscono un sussidio pur non essendo formalmente in cassa integrazione o disoccupate.

Tutto ciò detto, creare occupazione con investimenti pubblici è la classica ricetta di ogni buon statalista che abbia letto qualche pagina di Keynes.
Come direbbe Bastiat, ciò che si vede sono i posti di lavoro creati con i soldi dei contribuenti (presenti o futuri); ciò che non si vede è quello che i contribuenti (presenti o futuri) non possono fare con i soldi dati allo Stato per finanziare gli investimenti pubblici e i relativi (inutili) posti di lavoro.

Dato che lo Stato è già sufficientemente indebitato, non mi stupirei se Amato proponesse di trovare i soldi mediante una imposta patrimoniale molto più severa di quella che si cela sotto il nome di imposta di bollo sulle comunicazioni relative a strumenti e prodotti finanziari. Tanto per non farsi mancare niente.

 

Recent Posts
Showing 9 comments
  • michele lombardi

    intanto il gold standard non tornera’ mai piu’.
    quindi gli unici a predere tempo siete voi.

    il gold standard e’ l’inizio criminale e criminogeno di ogni male.
    le persone intelligenti lo capiscono gli ignoranti no.

    voi siete ignoranti, non potete chiedere a voi stessi di capire.
    cosa volete parlare di Keynes, Friedman… col gold standard?!
    ma dico io…
    credete al gold standard e volete parlare di teoria economica e finanziaria?
    ma dove state con la testa…

    uno che crede al gold standard deve essere semplicemente rinchiuso in un manicomio.

  • CARLO BUTTI

    Ognuno ha la sua fede:c’è chi crede sia criminale pagare in oro, chi con carta straccia o moneta virtuale, la famigerata Fiat money, ch’è un aborto fin dal suo nome anglo-latino(“nomina sunt consequentia rerum”, si diceva al tempo di Dante).La fede è sempre non-razionale, ma per essere accettabile deve avere un minimo di ragionevolezza. Com’è possibile che il gold-standard abbia dato buona prova di sé per secoli e poi sia esploso? La crisi del ’29 è stata spiegata in vari modi: per anni ci hanno raccontato la favola keynesiana dell’eccesso di risparmio e del New Deal di Roosvelt che avrebbe risolto tutto rimettendo in moto gli investimenti e attivando così l’effetto moltiplicatore. L’evidenza storica falsifica tale teoria. il New Deal fu un fallimento,qualcuno dice che senza la guerra il ristagno sarebbe continuato. I monetaristi, Friedman in testa, accusano la Fed di aver drenato liquidità invece di mettere in atto, nel momentio in cui le circostanze lo richiedevano, una politica monetaria espansiva. La Scuola Austriaca vede invece proprio nel progressivo abbandono del gold standard, consumatosi con Roosvelt nel 1933, la causa del ciclo espansione speculativa-recessione economica. Ora io dico:se veramente la moneta aurea fosse stata la causa del disastro, come mai il suo abbnandono non è stato risolutivo? E negli ultimi tempi, come mai la politica generosamente espansiva di Greespan ha provocato quella bolla speculativa di cui stiamo pagando le amare conseguenze?Risolveremo tutto continuando a produrre moneta fasulla? Ma questo significa credere, come Pinocchio, alle fandonie del Gatto e dell Volpe

    • Fidenato Giorgio

      Bravo Carlo, bell’esempio ai fatto, ma sappi che con i fanatici è inutile perdere tempo!!!!!! Purtroppo il Lombardi è uno di quelli e anche se il sangue è di colore rosso, lui continuerà a dire che è verde. E’ una perdita di tempo rispondergli!!!!

  • michele

    Invece adesso, grazie a investimenti coercitivi, debiti pubblici stellari, interventi statali a 360 gradi, tasse asfissianti, liquidità a non finirie stiamo tutti meglio. Preferisco il gold standard: lo considero meno criminale del sistema truffaldino di adesso.

  • michele lombardi

    Keynes asistette solo perche’ grazie al gold standard il comunismo si sarebbe espanso ovunque.
    nel gold standard nessuno investe, nessuno paga, … trappola della liquidita perche’ se hai oro moneta sai che la produzione ti arrichisce senza che tu debba fare nulla.
    quindi dovettereo inventare sistemi di investimento coercitivo = debito pubblico = interventi statali.

    so che Keynes e’ sbagliato, ma la radice del male, di ogni male e’ il gold standard criminale.

  • CARLO BUTTI

    E’ vergognoso che Amato, dopo aver rapinato i sudditi nel modo che sappiamo per il bene della patria abbia ancora il coraggio di fare il moralista e il consigliere del principe. Mi chiedo anche che cosa ci stia a fare ai vertici dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, che fu di Giovanni Gentile; di cui si può dire tutto il male che si vuole, ma ma non negare che che sia stato un galantuomo e un grande filosofo, barbaramente trucidato dai rossi(con la r minuscola). Scrive insieme col compagno Guido Rossi (con la R maiuscola)sul quotidiano di Confindustria, ove da tempo non vedo più i gustosi commenti socioeconomici del liberista Alessandro De Nicola:segno che la grande imprenditoria italiana, è e sarà sempre statalista,come è stata fin dai tempi della Sinistra storica, quando l’industria pesante del Nord strinse quel patto scellerato con i latifondisti del Sud per una politica protezionistica(che al Sud fece tanto male, anche se qualche amico antiterroni storcerà il naso). Negli anni Cinquanta del secolo scorso Giovanni Malagodi, segretario del PLI, si illuse di trovare in Confindustria un sostegno alla sua politica moderatamente liberista, contraria ad ogni apertura alla sinistra statalista: fu un fiasco solenne, sappiamo com’è andata a finire. Gli industriali italiani amano i Rossi e gli Amato,araldi dell’intervento pubblico. Il loro motto segreto:a noi i profitti, ai sudditi le perdite E adesso non mi si venga a dire che siamo noi libertari i servi del grande capitale…

  • Borderline Keroro

    Una domanda a Corsini: settore telefonia mobile.
    Quanti posti di lavoro sono stati creati (o persi, ma dubito) da quando si è passatialla concorrenza?
    Malgrado la diminuzione dei costi per gli utenti mi pare che il settore sia cresciuto benino.
    E idem nella telefonia fissa s’è avuta una crescita, a quanto ne so, malgrado la posizione dominante di Telecom (la quale è ancora in parte monopolista).
    Sarebbe interessante una liberalizzazione anche nella fornitura dell’acqua, gas ed elettricità. Liberalizzazione vera, intendo.

    • Matteo C.

      In effetti anche io uso spesso l’esempio della telefonia quando discuto con degli statalisti che temono ogni sorta di disgrazia se si liberalizza un settore

  • Borderline Keroro

    Amato ci sguazza. Lo Stato così com’è gli garantisce una discreta rendita.
    Se invece si passasse ad un sistema serio, Amato vestirebbe un pigiama a righe, pur essendo sempre mantenuto dallo Stato (vitto + alloggio).

Start typing and press Enter to search