In Anti & Politica, Economia, Esteri, Libertarismo

DI SALVATORE ANTONACI*

Lo spirito del Tea party, la rivolta fiscale che più di due secoli fa osò contrapporre la volontà degli individui e di un’intera comunità a quella apparentemente onnipotente del sovrano, è ufficialmente sbarcato nel vecchio continente. La notizia non è sfuggita ai più attenti apologeti del libertarismo, ma sta riuscendo a guadagnare l’attenzione di ambienti ben più consistenti quanto a numeri e possibile impatto sulla politica degli stati.

Dunque accade che nella derelitta Irlanda, sino a qualche anno fa conosciuta con l’appellativo di “tigre celtica” per via delle spettacolari performances della sua economia poi vanificate da un repentino crollo, una folla di oltre cinquemila cittadini, di varia estrazione sociale e proveniente da tutti gli angoli della repubblica, abbia deciso di scendere in piazza a manifestare rabbia e sdegno contro la decisione del governo di Enda Kenny, entrato in carica solo da pochi mesi dopo una sonante vittoria elettorale, di introdurre una nuova imposta sulla proprietà immobiliare pari a circa 100 euro per venire incontro ai diktat dell’Unione Europea , del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea.

L’obiettivo dell’esecutivo di coalizione tra Fine Gael (nazionalisti centristi aderenti al PPE) e Laburisti è quello di ricondurre a cifre meno angoscianti il terribile fardello del deficit dello stato (circa il 10% del PIL nel 2011) per adempiere alle condizioni capestro del salvataggio finanziario che ha impedito (o forse solo rinviato) il default del paese. Ma i nuovi dirigenti non hanno fatto i conti, evidentemente, con il rigetto delle terapie lacrime e sangue che si sostanziano in tagli draconiani e, soprattutto, nell’aumento a livelli umanamente insopportabili della pressione fiscale.

Tra i cartelli che si potevano leggere nella selva di manifestanti spiccavano questi proclami assai bellicosi: “Nulla da fare, noi non pagheremo!” e “Tassate i truffatori che ci hanno messi in questo casino!”. Il tutto accompagnato da fischi e boati di disapprovazione che si potevano udire proprio nelle vicinanze del luogo dove si stava svolgendo l’annuale conferenza del partner di maggioranza governativa, il già ricordato Fine Gael. Come non bastasse giungono i dati di un’altra clamorosa contestazione che accompagna quella, diciamo così, tradizionale di piazza.

Quello che si configura in queste ore ha davvero l’aspetto di un inedito (almeno in questi ultimi decenni di strapotere statalista) sciopero fiscale.

All’invettiva più della metà degli interessati dal provvedimento predatorio ha preferito, infatti, rifiutare sic et simpliciter, di adempiere alla richiesta di pizzo: sono state solamente poco più di 700.000, infatti, le risposte positive alla pressante richiesta del fisco locale. La deadline per mettersi in regola è scaduta sabato con questi esiti fallimentari; ovviamente non si esclude qualche forma di condono o di proroga dei termini: mezzucci già conosciuti e praticati in altri paesi ma che non sembrano poter garantire qui miglioramenti suscettibili al quadro fallimentare che si è disegnato finora. E a turbare ulteriormente i sonni agitati dei burocrati europei e dei docili collaborazionisti al timone degli stati fallimentari dell’Unione si staglia all’orizzonte una data fatidica. Si è deciso di fissare al prossimo 31 maggio il voto sulla ratifica del nuovo patto fiscale europeo che promette tempi grami e totale subordinazione al superstato continentale per i prossimi anni se non decenni. Urge un altro clamoroso atto di disobbedienza al tiranno capace di innescare il tracollo definitivo di tanta pericolosa iattanza.

Visti i segnali non solo climatici di questa primavera verde c’è da essere ragionevolmente ottimisti. Una volta tanto.

 

* Link all’originale: http://www.lindipendenza.com/imu-irlanda

 

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Showing 3 comments
  • rik

    Ecco perche’ modestissimamente chiedo che si scenda in campo;il fatto che da decine d’anni siamo diventati sempre piu’ come i tossico dipendenti,imbelli assuefatti a qualsiasi angheria e malaffare per la qual cosa non ci si fa piu’ caso alle pedate nel sedere che ci vengono propinate quotidianamente . Per questo motivo, notizie come queste irlandesi mi iniettano un siero di speranza che cio’ avvenga anche in questo disgraziato paese.

  • Drago78

    Non lo so caro Fabrizio, ma temo che in sto paese come diceva il buon Montanelli “Gli italiani non si ribelleranno mai finchè non li toglierai pure il pane da sotto i denti, perchè è nella loro natura, quella di non avere i coglioni…” direi che condivido in pieno. Gli italiani si lamentano su fb, su internet, invocano vergogna che schifo ecc… ma all’atto pratico sono timidi e pigri a reagire. Insomma sono come i cani di piccola taglia, feroci si, ma dalla distanza XD. Ecco bisognerebbe trasformarli in Bulldog, allora la musica cambierebbe, ma credo che la strada sia ancora lunga. L’Irlanda ha fatto bene a ribellarsi alle imposizioni di una manica di imbecilli, dell’FMI dove a suo capo ci sono per il 60% ebrei, come in tutte le posizioni di vertice della finanza (strano no?? Non ho mai sentito o conosciuto un ebreo operaio o dipendente, sono tutti presidenti qui e dirigenti là XD), della BCE, della UE ecc… Hanno capito una cosa là, che è la seguente: “Il debito chi l’ha fatto?? Io?? NO!! Quindi non pago ovviamente!!”, paga chi l’ha fatto… sarebbe come se il mio vicino spende e spande per anni, si indebita per milioni di euro, e poi viene da me a chiedere patrimoniali e tasse più alte sulla mia vita… e non caro mio, mo’ ti arrangi. Quindi il debito non è pubblico, ma bensì dello stato e basta, ed i politici ne sono i principali colpevoli se non gli unici. Quindi paghino loro prego, che a me vien da ridere. Qui invece in perfetto stile “Montanelliano”, preferiamo farci spremere come limoni fino all’ultima goccia, e soltanto quando saremo morti di fame, ma davvero, ci ribelleremo. Siamo senza palle è un dato di fatto. Quelli sono 900 scarsi, noi siamo 65 milioni e non siamo capaci di mandarli a casa a calci nel di dietro?? Ma dai su, siamo seri. Ci è riuscita l’Islanda che conta 370.000 abitanti su tutta l’isola (Bologna per capirci…) e non ci riusciamo noi XD. In Europa anichè prendersi le proprie responsabilità, si è preferito scaricarla ovviamente sugli altri, i cittadini, in una continua politica di aggressione del risparmio (difatti l’80% delle tasse colpiscono i risparmi più che il reddito, vedere per credere). Fosse per me inoltre, tasse sui patrimoni non dovrebbero manco esistere, dato che lo stato ci guadagna e generano ricchezza, anche se sfitti. Mica come vogliono farci credere i sinistroidi da strapazzo. Ma anche senza tante rivolte, bastarebbe che da un giorno all’altro facessimo tutti e 65 milioni un bello sciopero fiscale per un mese e vedrete che lo stato ladro succhiasoldi, comincia a preoccuparsi. Tanto il verme Befera non può mica venire a multare o minacciare tutti no?? Daltronde il miglior sistema per assediare una città, pardon uno stato, è portarlo alla fame, lui per primo. Saluti.
    P.S.: pure la Ferilli, pare voglia lasciare sto paese, troppe tasse. Pure i vip ci bacchettano, che vergogna XD.

  • fabrizio

    Quando gli italiani passeranno dalla posizione 90° alla disobbedienza civile?

    Manca il coraggio della libertà.

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