E se Facebook, da straordinario mezzo di socializzazione, si trasformasse in mero strumento di controllo? Il problema se lo pongono, da tempo, alcuni osservatori della Rete. Oggi, dopo che il sito inventato da Zuckerberg ha stretto un accordo con la polizia postale italiana, il sospetto si trasformato in un timore reale.
Nella testa di troppi legislatori, la libertà che contraddistingue Internet è insopportabile. Ci hanno provato più di una volta, anche in Italia, a mettere sotto chiave la spontaneità del web, dove senza controlli preordinati è possibile far circolare informazioni di ogni genere. In Italia, l’ultimo tentativo fallito è stato quello del senatore D’Alia, naufragato grazie alle pressioni dei blogger. Dopo di lui, è toccato alla Carlucci e, successivamente è arrivato Paolo Romani, scherano al servizio di Silvio Berlusconi, che ha fatto approvare una norma che prevede una tassa per chiunque carichi materiale in grado di fare concorrenza alla televisione. L’Agcom sta valutando come applicare questa legge infame.
Per farla breve, il web libero, le sua capacità di autoregolamentarsi, rimane un’ossessione per il legislatore, che non riesce a darsi pace sino a quando non riuscirà a mettere il bavaglio a chi ha qualcosa da dire, indipendentemente dal fatto che appartenga all’obsoleto ordine dei giornalisti, anch’esso più impegnato a salvaguardare i privilegi suoi e quelli della sua casta di iscritti, che non a difendere la “libertà di parola e di stampa”.
Grazie al web, tutti i regimi (totalitari, liberali, democratici) si sono accorti che l’informazione è potere e che le tecnologie moderne ne hanno incrementato le potenzialità al punto da trasformarla in arma capace di sollevare una rivoluzione. Strumenti come Youtube, Facebook e Twitter sono diventati le nuove armi della mobilitazione di massa e i blogger sono i nuovi Larry King del mondo 2.0. La stessa signora Clinton, per nome e per conto degli Stati Uniti d’America, ha sostenuto la necessità di più controlli.
Fortunatamente, on line stanno nascendo nuovi strumenti d’informazione capaci di sfuggire alle censure ed alle norme liberticide che la casta politica intende imporre. La notizia dell’accordo fra Polizia postale e Facebook non ci piace. Anche perché a tutti coloro che si sono iscritti al social network americano non è mai stata prospettata l’idea che qualcuno tra i gendarmi di Stato li avrebbe controllati (Lo stesso comportamento di Websense, come sperimentato da questo sito, ci pare assai discutibile) . Per questa ragione auspichiamo, e confidiamo, che qualche pioniere della Rete ci proponga soluzioni alternative, nuovi mondi a cui partecipare, lasciando Facebook al suo destino.
Ho cancellato da Facebook la mia utenza in modo permanente.
Io sono fermamente convinto della responsabilità prima del consumatore-utente: le sue scelte dovrebbono essere la prima fonte di responsabilità. Se io compero un martello e mi pesto un dito, sono io il primo responsabile di tutto ciò e nulla debbo recriminare al venditore (altro è se il venditore mi avesse propinato il martello quale strumento di manicure… ma anche in quel caso la responsabilità sarebbe prima mia che mi son fatto abbindolare. Unica eccezione la violenza).
Quindi, saputo come opera facebook, ho agito di conseguenza.
(Stesso trattamento riservo a Wikipedia. Le informazioi che cerco… le cerco altrove).
Buone feste a tutti :-)
@ Robespierro: Sono d’accordo. Lo Stato attuale è molto più temibile perché fuso con un’apparato privato compiacente o addirittura più zelante dello Stato. Non te ne rendi conto a meno che non tocchi temi scottanti come 9/11, l’Olocausto, e così via.
Parlare di libertarismo in termini blandi o generici , o limitare il discorso alla pura teoria non minaccia lo status quo, e molti siti libertari si limitano a questo e eliminano qualsiasi commento che disturbi la tranquillità. I $@y@nim sono molto più motivati dei funzionari pubblici. Se questo sito ha provocato la bestia è un segno che sta facendo del bene – e mi compiaccio con i suoi gestori.
Facebook è l’auto-denuncia che un servizio d’intelligenza sognerebbe se non esistesse già nella sfera privata.
In rete esistono altri servizi, ignoti alle masse, facilmente utilizzabili per comunicare e collaborare.
Il peer to peer cifrato e’ uno di questi.
Alla faccia delle censure e in barba ai marescialli.
Certo non sono informazioni alla portata di tutti.
…ma e’ anche giusto che sia cosi’!
Knowledge is Power.
Prima o poi dovremo costituire un board tecnico per “attrezzarci adeguatamente” !…
E magari anche un team di legali per difenderci dai soprusi dello stato.
Ma non son cose che si fanno su Facebook!
buonasera a tutti. Sono d’accordo su tutto. Però una domanda: la polizia postale ha anche la possibilita di spiare anche i nostri telefoni cellulari a volere come facebook?
Con l’avallo della magistratura eventualmente
Direi proprio di si.
Diversi anni fà fu assassinata una ragazza nel sud italia.
Magicamente la telecom tim o quel che era, tirò fuori dal cappello 3 mesi di movimenti precedenti della ragazza al giorno dell´omicidio, registrazioni del movimento del cellulare.
Chiaramente la ragazza non era intercettata o altro, dato che nessuno la conosceva.
Quindi, si, siamo spiati, e i dati dei nostri movimenti vengono memorizzati non sappiamo per quanto tempo, probabilmente anche ogni numero chiamante o chiamato viene parimenti registrato.
Si. Anche i telefoni cellulari possono essere intercettati.
Nulla di ciò che viaggia via etere o cavo è veramente libero. Considera che tutto ciò che è in orbita passa per il beneplacido degli USA, tranne – ovviamente – materiale russo e cinese (che per altro viene monitorato).
Facebook non è mai stato un sito libero in quanto sottoposto al controllo dell’FBI e della CIA (patriot act e amenità del genere). Ciò che rende difficoltoso il monitoraggio continuo è la gran massa di messaggi che viaggia via internet. Difficoltoso, non impossibile.
L’eventuale (certo) accordo con la polizia postale renderebbe le cose più scorrevoli: chiudono semplicemente il sito.
Faccialibro è meglio della stasi è una genialata quella di convincere i cittadini ad auto-schedarsi, altro che polizia segreta microfoni interrogatori, su faccialibro l’ingenuo… ma no proprio: lo stupido cittadino, scrive tutti i fatti suoi, il suo giro d’amicizie, le sue idee, senza pensare che ciò è molto pericoloso se finisce in mani sbagliate. Sicuramente alcuni servizi segreti hanno le chiavi d’accesso, sicuramente anche le polizie, non mi sembra una bella cosa, ne parlo con chi ne è utente (leggi: u-tonto) e ricevo in cambio degli sguardi increduli, mi rasserena un po’ che faccialibro non è riuscito a fare breccia negl’ex paesi comunisti, loro la stasi l’hanno già provata un regime onniscente anche, i più se ne stanno alla larga.
Websense è uno strumento di censura politica, che andrebbe proibito e denunciato come attentato ai diritti civili ed alla libertà dei cittadini.
DOPO QUESTO ARTICOLO, SU FACEBOOK E’ RIAPPARSA LA SCRITTA WEBSENSE CHE BLOCCA IL SITO DEL MOVIMENTO LIBERTARIO COME ABUSIVO. COINCIDENZA ORIGINALE NO?
Concordo su tutto.