DI EUGENIO CAPOZZI
“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. (Matteo 5, 11-12)
Molti santi umili sono in mezzo a noi, non riconosciuti dai più.
I medici che vorrebbero curare i malati e ne sono impediti, ma non si arrendono.
Le persone che non possono lavorare o studiare per l’unica “colpa” di esercitare la propria libertà personale, ma continuano a rivendicare i diritti propri e altrui.
Quelle che per la stessa “colpa” vengono diffamate, aggredite, insultate, ma reagiscono all’odio con il sorriso, la gentilezza, la costanza, la ragione.
Quelle che obbediscono alla propria coscienza piuttosto che a leggi ingiuste.
Quale certezza dell’esito c’è nell’obbedire alla propria coscienza piuttosto che a Cesare? Quale garanzia che io possa godere dei frutti della mia coerenza oggi? L’atto di fede è ragionevole, anche se non dimostrabile, mentre ho qualche perplessità che il non credente possa trovare validi motivi per cui perseverare fino in fondo nella verità e libertà senza capitolare alla fine.
Mizzega cumpà, uora uora arrivasti cu ferribotte?
Beati, sì, ma dopo la fine della vita terrena e corporale. Esserne convinti è inoltre un atto di fede, non una certezza. Qui sulla terra quand’è che ci aspetta una condizione, se non di beatitudine, almeno di tranquillità? Dov’è la pienezza del messaggio di giustizia? Ce la garantirà il biancovestito che abita dopo il Tevere? E’ strano, mi sembra sfacciatamente schierato con i tiranni.
Anche perchè il biancovestito rappresenta una dittatura millenaria sostenuta con la paura, il terrore e ogni sorta di crudeltà. Quando mi parlano della Misericordia di Dio non so se ridere, piangere o diventare furioso.