“Serve un sindacato forte, capace di rappresentare tutti i lavoratori, e soprattutto i quadri, che sono ancora privi di una vera identità contrattuale pur essendo i veri depositari del saper fare aziendale, le vere colonne portanti del sistema produttivo. Serve un sindacato che sostenga la meritocrazia tra i dipendenti, che promuova la loro immedesimazione nell’azienda, che ne condivida le sfide.” (G. Salerno Aletta)
Non credo che quello che auspica Salerno Aletta sia realizzabile, né credo, in fin dei conti, che sia desiderabile. Non è realizzabile perché non è possibile che un sindacato sia davvero in grado di rappresentare tutti i lavoratori, a prescindere dall’inquadramento che hanno in azienda. Né è possibile che un sindacato sostenga la meritocrazia, perché, al di là dei proclami, finora ha tutelato per lo più i lavativi e i fannulloni, facendo leva su un diritto del lavoro e su una giurisprudenza particolarmente favorevoli a chi ha poca voglia di lavorare, ritenendo che il contratto comporti diritti e non anche doveri.
Ma credo che il sindacato che vorrebbe Salerno Aletta non sia neppure desiderabile, perché chi crede davvero nella meritocrazia, solitamente crede anche nel fatto che ogni individuo sia diverso dagli altri, rifuggendo l’idea che debba esistere un contratto uguale per tutti, soprattutto nelle condizioni economiche.
Non nego, in linea teorica, la possibilità che si formino, su base volontaria, delle associazioni sindacali più attente alla meritocrazia, per quanto allo stato attuale non se ne veda traccia, soprattutto in Italia.
Tuttavia, anche ammettendo che nascessero realtà del genere, non condivido l’idea che uno o più sindacati contrattino anche per conto di chi non è iscritto, sia a livello nazionale, sia, a maggior ragione, a livello aziendale. Ma ho la sensazione (e i fatti di cronaca la rafforzano) che molte aziende, soprattutto quelle non piccole, preferiscano trattare con i sindacalisti, lisciare loro il pelo, e giocare a far finta di litigare. Altro che meritocrazia…
In Italia, non è solamente il sindacato ad essere incompatibile con la meritocrazia. Lo sono anche molte altre categorie. E’ proprio l’italiano ad essere incompatibile, a prescindere dalla categoria! Altrimenti come si spiega che dove lavoravo prima, per un capo valevo meno di niente e per il suo successore ero uno dei collaboratori migliori? In Italia ci lasciamo spesso guidare dalle simpatie del momento e non consideriamo adeguatamente la bravura di chi collabora con noi. Dobbiamo imparare a distinguere tra simpatia e professionalità. Vero è che questo sindacato non può rappresentarmi, ma non lo possono nemmeno gli attuali politici e amministratori locali….
Hai solo la sensazione, eh? Invece io credo proprio che, sopratturro le grandi aziende, essendo attaccate alla mammella di Stato, si sentano abbastanza tutelate da questi sindacati.
Quindi, ottimo articolo.
P.S.: in ItaGlia ce ne sono tanti che disquisiscono sulla meritocrazia. A partire da Montezemolo, generalmente è tutta gente che di meritocrazia non sa praticamente nulla.
Un po’ come dire “Chi sa fa, chi non sa insegna”
perchè esiste anche la meritocrazia?