“Per uscire dalla trappola della liquidità, in pratica, serve nuova liquidità che inneschi anche maggiori aspettative inflazionistiche capaci di segnalare proprio il fatto che l’economia ha ripreso a consumare e domandare. Per questo i mercati e gli operatori economici accoglierebbero con favore una doppia decisione congiunta da parte della Fed: il Qe3 e la fissazione di un chiaro target di inflazione annua su un valore superiore rispetto a quello attuale e vicino al 5-6% annuo. Questa decisione segnerebbe definitivamente la rotta verso l’uscita dal tunnel e accompagnerebbe nel modo migliore le politiche di stabilizzazione dei disavanzi pubblici e di riduzione degli stessi debiti che gli Stati più avanzati hanno iniziato ad annunciare.” (E. Narduzzi)
Edoardo Narduzzi non ama le mezze misure. Non ama neppure la coerenza, dato che gli capita, nel giro di pochi mesi, prima di invocare più Stato e poi più mercato (o viceversa). Questa volta auspica una nuova inondazione di liquidità da parte della Fed.
Non è l’unico a farlo, ma mi ha attirato quel suo auspicio per un target di crescita dei prezzi al consumo attorno al 5-6% annuo. In ciò fa apparire timidi alcuni economisti neo keynesiani, come Olivier Blanchard (capo economista del FMI) o Kenneth Rogoff (anch’egli in passato economista al FMI), che sarebbero favorevoli a un target del 4% annuo. Aperta parentesi: poi senti un Paul Krugman qualsiasi lamentarsi che i keynesiani non sono nei posti che contano. Chiusa parentesi.
Secondo Narduzzi, “i mercati e gli operatori economici accoglierebbero con favore” il lancio del QE3 da parte della Fed. Probabilmente nell’immediato sarebbe proprio così, ma non vedo perché rallegrarsi. Anche un tossico in crisi di astinenza è contento se il suo pusher arriva e gli regala (o quasi) una massiccia dose di droga. Il problema è che quella strada lo ha già portato verso la rovina e così non fa altro che accelerare il percorso autodistruttivo.
Il sistema economico americano (e non solo) è ingolfato di debiti e valutare negativamente l’aumento della propensione al risparmio come fa chi invoca l’aumento dell’inflazione per spingere la gente a spendere non fa altro che intralciare la necessaria riduzione dei debiti stessi. Pretendere di risolvere il problema stampando altro denaro è pura follia.
Non vi sarebbe nessuna uscita dal tunnel, perché la luce in lontananza sarebbe quella, come nei cartoni animati, del classico treno contro il quale ci si sta per schiantare.
Copio il dignor keroro
L’unica trappola che si evince dall’articolo non è quella della liquidità, bensì quella dei neuroni.
I target inflazionistici sono stati già raggiunti e scavalcati, certo nessuno lo ha notato, il CPI è un indice alquanto “sintetico”, calcolato su un paniere ristretto, il sospetto non del tutto infondato è che se si calcolasse in maniera diversa, seguendo le regole contabili del 1980 ad esempio saremmo al 10~11% da un bel pezzo. Stampare altra liquidità non servirà a nulla così come non serve tenere i tassi a 0%, le banche continueranno nella stretta del credito e accantoneranno i nuovi fondi nella riserva federale, se il governo costringerà le banche ad immettere in circolo questo denaro, allora corriamo il rischio di finire in una potentissima Stagflazione.
I dati che ho letto recentemente riferiti all’indice secondo i dati dei tempi di Carter l’aumento dei prezzi sarebbe addirittura superiore al 18 per cento negli USA, già ora. Se a questo si aggiunge il fatto che solo nel mese di agosto il settore immobiliare si è svalutato del 7,7 per cento e non si vende comunque nulla, si fa presto a capire che fine faranno tra non molto negli USA … La metafora del pusher è ottima, solo che al tossico stanno per somministrare un’overdose
Non mi sembra ci sia nulla da aggiungere, se non una massiccia dose di cordiali “vaffanculo” ai seguaci di Keynes.
Che fanno finta di non ricordare come il caro vecchio John Maynard fosse contrario all’indebitamento massiccio.