DI PIETRO AGRIESTI
Quanto accaduto in questi mesi, e quanto ancora si ripete in questi giorni con l’imposizione del nuovo lockdown e il balletto dei colori che cambiano ogni giorno, ha avuto almeno un pregio, se vogliamo dire così. Ha dato ragione ai libertari, nella loro costante denuncia del potere dello Stato.
I liberali e i libertari hanno sempre denunciato il pericolo insito nel potere politico e nella sua illimitatezza. E hanno sempre avvertito che questo potere era già molto, ma molto, superiore a quello che la persona comune si rendeva conto fosse.
Mentre si ripeteva a pappagallo la liturgia della democrazia, della separazione dei poteri, delle elezioni, del parlamento, della rappresentanza, dei referendum, della costituzione, dello stato di diritto e via così.. il liberale coerente e ancora di più il libertario già parlavano di un potere totalitario, pervasivo, arbitrario, che non aveva limiti, poteva arrivare ovunque e combinare di tutto.
Che le cose stessero così non è che fosse tanto difficile accorgersene anche prima, ma direi che è veramente impossibile non accorgersene ora. Direi che ormai va assunto come fatto oggettivo, al di là delle ideologie e dei giudizi, che le cose stavano come le denunciavamo.
Scriveva a suo tempo Bruno Leoni:
«Il fatto che i legislatori, almeno in occidente, si astengano ancora dall’interferire in alcuni campi dell’attività individuale – come parlare, scegliere il coniuge, indossare un tipo determinato di abbigliamento, viaggiare – nasconde di solito il crudo fatto che essi hanno effettivamente il potere di interferire in questi ambiti». (Ormai interferiscono anche in queste cose infatti).
In Italia, negli ultimi anni in particolare, la persona che forse ha spiegato il problema con più rigore è stato Giovanni Birindelli. Ecco, Birindelli ha sostanzialmente denunciato in ogni suo intervento l’idea di legge sotto cui viviamo come “totalitaria”. La questione rilevante, dice, non è chi detiene il potere politico, ma da cosa è limitato questo potere. Se la risposta è “dalla volontà arbitraria di chi detiene l’autorità” (chiunque sia: dittatore, monarca, popolo, oligarchia, o altro) allora questo potere è sostanzialmente illimitato e si può parlare tranquillamente di “totalitarismo”.
Il problema è dunque l’idea di legge: se la legge sia la regola generale di limitazione della condotta individuale, astratta, valida per tutti allo stesso modo, compreso lo Stato e tutti quelli che lo incarnano, o se la legge sia lo strumento, il comando, l’imposizione, di un potere arbitrario e in quanto tale illimitato.
Molte persone leggendo le parole di Bruno Leoni e Giovanni Birindelli avranno pensato “eh che esagerazione”. Poi però è arrivato il Covid e si è rivelato che effettivamente lo Stato ha il potere di imporre di tutto, di entrare in ogni contesto, di scendere fin nel più piccolo dettaglio, e che il premier può dettare i suoi comandi su fb, comunicando ogni due o tre giorni provvedimenti diversi e contraddittori, mentre a valle governatori regionali e sindaci vari rincarano la dose con un’ulteriore grado di follia.. Sorpresa!
Chi lo avrebbe mai immaginato? Noi, liberali e libertari.
Da sempre insistiamo: quando lo Stato, o comunque l’autorità politica, prende un provvedimento non bisogna fermarsi a guardare e a dibattere unicamente la misura specifica che comporta. Bisogna anche cogliere in esso l’affermazione del potere di prendere quella misura e misure analoghe.
Facciamo un esempio estremo per rendere più chiaro il punto: immaginiamo qualcuno mi renda suo schiavo, e che una volta che sono in suo potere mi tratti nel migliore dei modi, mi dia tutto quello che voglio e mi faccia fare la vita dei miei sogni. In un simile scenario è tutto a posto? Posso stare tranquillo e vivere spensierato? O vale ancora le pena di lottare contro la schiavitù? Possiamo cogliere due componenti in tensione tra loro: il potere e l’uso specifico che ne viene fatto.
Nel momento in cui il potere mi dà tutto quello che vorrei, cosa che potrebbe rendermi felice, mi sta anche provando l’estensione del controllo che ha su di me (la mia schiavitù), cosa che dovrebbe spaventarmi. Le due cose sono in contraddizione, ma vanno di pari passo, e dunque in ogni caso resta sempre una tensione tra la mia soddisfazione oggettiva rispetto al contenuto specifico del provvedimento preso e la minaccia del potere che le sta dietro.
Questa minaccia può rimanere a lungo in stato di quiete, ma esiste ed è ben reale: molte persone prima del Covid non avevano probabilmente la percezione chiara che lo Stato potesse fare tutto quello che ha fatto e imporre tutto quello che ha imposto. Ma se si è passati in un tempo brevissimo da una situazione apparentemente più o meno “normale” e “libera”, a una in cui ogni aspetto della vita è oggetto di stringenti regolamentazioni, è perché esisteva già questo potere in precedenza.
Supponiamo anche che alcuni o tutti i provvedimenti presi siano di buon senso: dovremmo essere colpiti, preoccupati e spaventati, a prescindere dalla loro bontà, dal fatto che esista la possibilità di prenderli. I provvedimenti presi sull’onda del Covid, che già sono un sottoinsieme microscopico di tutti i provvedimenti esistenti in tempi normali, suggeriscono che lo Stato e la politica hanno ormai il potere di normare ogni aspetto della nostra esistenza, o di entrarci di riffa e di raffa anche al di là delle norme formalmente esistenti, e che quindi incombono in modo minaccioso su di noi e i nostri cari, ovunque e in ogni momento.
Oggi è la pandemia, domani saranno la crisi economica, il riscaldamento globale, la lotta al razzismo, il pericolo immigrati, l’Islam radicale, l’estrema destra, l’estrema sinistra, la lotta alla povertà, la lotta alle disuguaglianze, la lotta alle fake news, un insieme di tutto queste cose, o altre ancora, vere o presunte, ad ogni modo sempre strumentalizzate..
E invece è necessario ci sia qualcosa che non possa essere violato sulla base di nessuno stato d’emergenza, qualcosa su cui non si vota e non si legifera, qualcosa che limiti il potere politico, anche quello democratico, persino quando sia possibile produrre una tonnellata di buoni argomenti per sostenere che nella particolare contingenza, farlo porterebbe un grande vantaggio immediato.
Se si ammette che in stato di emergenza i diritti costituzionali, i regolamenti parlamentari, la libertà d’informazione, lo stato di diritto, la proprietà privata, etc… possano essere violati, vuol dire che nessuna di queste cose è intesa rappresentare un vero limite al potere politico. Quando poi addirittura, come oggi va di moda, qualsiasi limite al potere politico e allo Stato viene dipinto come antidemocratico, contrario al bene comune, egoistico, anti sociale, etc… si sta spianando la strada al totalitarismo, diffondendo una cultura, una mentalità, una sensibilità come minimo predisposte ad accettarlo, se non proprio favorevoli.
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Anche la censura a Trump sarà usata come pretesto per aumentare il potere e l’aggressione dello Stato. Diranno che un privato non può essere così potente, che è egoista, stupido, e non deve permettersi di censurare nessuno perché la libertà di parola non dev’essere aggredita né limitata.
Al limite sarà lo Stato a prendere provvedimenti se, con le sue leggi, riscontrerà qualcosa di sbagliato.
Insomma la censura va bene se a deciderla è un imbecille con busta paga statale sicura pagata da soldi rapinati ai sudditi (tasse), mentre si grida allo scandalo se la decide il legittimo proprietario dello spazio/struttura/media il cui stipendio scaturisce dal mercato e dalle preferenze dei clienti, e che paga di tasca propria le conseguenze di eventuali sbagli che commette.
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Le leggi sono una forma di violenza, e per questo andrebbero usate con cautela. Purtroppo le gente non se ne accorge, perchè è abituata a un mondo violento, vive in un mondo violento e quindi la violenza gli sembra un fatto normale. Si pensa di risolvere tutto con la violenza. Questa è la cifra della mentalità comune e di conseguenza anche della nostra società.
Se nessuno gli spiega alla gente che le leggi sono violenza, essi da soli non se ne accorgono in quanto, oltre ad essere violenti, non sono neppure in grado di comprenderlo da soli
Ma chi glielo dovrebbe spiegare? E soprattutto con quali mezzi che non siano limitati a raggiungere poche unità di persone?
Infatti, sono destinati a rimanere nell’ignoranza.
Scriveva a suo tempo Bruno Leoni:
«Il fatto che i legislatori, almeno in occidente, si astengano ancora dall’interferire in alcuni campi dell’attività individuale – come parlare, scegliere il coniuge, indossare un tipo determinato di abbigliamento, viaggiare – nasconde di solito il crudo fatto che essi hanno effettivamente il potere di interferire in questi ambiti».
Queste parole di Bruno Leoni, citate nell’articolo di Agriesti, mi hanno sempre fatto riflettere, in particolare quando qualche cialtrone di governante in procinto di attuare qualche manovra economica, diceva cose del tipo:”Prometto di non mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Mai minaccia mi è sembrata più esplicita e insolente. Come dire: volendo potrei rivoltarti sotto sopra e svuotarti tutte le tasche, ma non lo farò, almeno per il momento”.
Detto in modo più semplice è da più di 40 anni che i popoli occidentali vengono ipnotizzati da una propaganda buonista che non ho alcun dubbio a paragonare ad un vero lavaggio del cervello.
La conseguenza di tutto questo è una massa di pecore che accetta supinamente ogni ordine del pastore senza obbiettare. Per fortuna ci sono ancora persone libere ma, come in tutte le dittature, hanno il potere dello Stato contro e, in particolare oggi, la stessa opinione pubblica lobotomizzata.
Si sta diffondendo? Si è già diffusa, non so se irreversibilmente. Coloro che dovrebbero avere il seme del ribellismo per questioni biologiche, i giovani, sono i più favorevoli alle misure restrittive; almeno secondo l’ISTAT. A cosa è servito essere profeti? La gente approva comunque perché non possiede l’idea della libertà nel proprio patrimonio culturale, nelle proprie abitudini di vita apprese in famiglia sin dalla più tenera età. Anzi, è fortemente predisposta all’utilitarismo del presunto vantaggio immediato in termini economici o salutistici che vengono sempre preposti all’idea di poter vivere liberi. Gli schiavisti hanno vita facile con schiavi che non si ribellano e che approvano entusiasticamente la schiavitù. C’è solo da sperare che tra gli schiavisti ci sia un conflitto finanziario. Tipo l’industria bellica contro quella farmaceutica o altro. E che i sostituti procuratori si sentano privati della gestione del potere con la dittatura sanitaria che sostituisce quella giudiziaria. Magari provando a inquisire chi si è venduto a qualche ditta che deve risarcimenti miliardari ai propri pazienti. O chi, tradendo Ippocrate, ha lasciato morire persone che dovevano essere trattate diversamente sul piano clinico ma che servivano come vittime sacrificali per spaventare di più la popolazione con un maggior numero di decessi.