DI PAOLO GROSSI
Ciò che accade perché c’è un “mostro” che prima non c’era, o, se volete, c’è ormai sulla scena un grande burattinaio che prima non c’era: lo Stato.
Vorrei spiegarmi meglio. Una comunità politica organizzata c’è sempre stata, addirittura fin dalle rozze organizzazioni tribali primitive.
Però per Stato io intendo qualcosa di politicamente specifico: una realtà politica che ha effettività di potere in un certo territorio ma che è anche sorretta da una psicologia di potere onnnicomprensiva, totalizzante, che tende cioè ad occuparsi di tutto.
Basti pensare, per convincersene, all’esempio che ci offre Napoleone I e il suo codice civile del 1804. Tale codice è una regolazione organica e completa dei fatti privati del singolo cittadino, della sua vita quotidiana, terreno su cui nemmeno il più assoluto dei sovrani di antico regime aveva osato interloquire massicciamente. Ciò significa che tutto ormai interessa allo Stato, a questa realtà politica così intensamente nuova […].
Nel mondo medievale tutto questo sarebbe stato impensabile; infatti lo Stato inteso come ente politico dotato di una psicologia totalizzante è per l’appunto una realtà tipica del mondo moderno […]
Un poco alla volta e senza che se ne accorga. Se è stupido crede di essere libero e gli stupidi sono tanti, c’è chi dice il settanta per cento. Con queste cifre c’è da sperare solo che un mecenate illuminato finanzi un esercito di resistenza.
Quando studiavo storia al liceo mi piaceva la storia medievale. Quando si arrivò con il programma alla formazione dello stato moderno, ricordo bene anche se sono passati molti anni che, pur essendo a digiuno di idee libertarie, provavo una istintiva repulsione verso questa nuova entità, lo stato moderno. La vedevo come la fine di un’epoca dura ma romantica, che non sarebbe tornata mai più, e l’inizio di un periodo in cui il tiranno non è una persona in carne e ossa, ma tutto un sistema diabolico, in cui l’individuo/suddito viene condizionato e imprigionato un poco alla volta …