DI PAOLO VISNOVIZ
La società è mutata. Fino agli anni sessanta, chi voleva, con il suo lavoro, poteva fare i soldi. Anche tanti, dipende da quanto fosse bravo, acuto, avesse voglia di rischiare e lavorare.
Dagli anni ’60 in poi, iniziò il declino. Gli anni ’90 lo portarono a termine. Il dipendente pubblico iniziò a guadagnare più di un qualsiasi commerciante o artigiano. Tutti di colpo divenuti idioti od incapaci? No. Semplicemente lo Stato iniziò a tessere una ragnatela sempre più soffocante di obblighi, adempimenti, tasse, balzelli e relativi controlli.
Non potevi guidare un furgone senza che una pattuglia della finanza non ti fermasse per controllarti la bolla. E dovevi avere quel documento anche per i tuoi stessi attrezzi di lavoro. E poi fioccavano gli “errori formali”. Ed erano soldi. Tanti.
In pratica, in pochi decenni, lo Stato è divenuto nemico di chi lavorava. Di chi pagava le tasse per mantenere uno stuolo di pubblici dipendenti con il precipuo compito di complicargli la vita. E per rompergli le scatole. Lavoriamo per lo Stato, ogni anno, fino al 4 giugno. Almeno.
C’è chi a cui il Covid ha portato via tutto. Attività di decenni, scomparse, che non apriranno mai più. E io leggevo di gente che diceva “ma come, questo è sulla piazza da anni e non si è messo da parte nulla?” No. Perché era già impossibile prima, e molto probabilmente quel datore di lavoro portava a casa a volte nulla, a volte 500€, a volte quello che riusciva perché prima i dipendenti, poi le banche e lo Stato.
Ricordo ancora adesso i titoli sui giornali: “Gioiellieri che dichiarano meno di un dipendente”. Bollati come ladri ed evasori da gente a stipendio fisso, sicuro, con tredicesima e quattordicesima, ferie, malattia. Gente che non ha mai lavorato veramente. E non venitemi a dire che anche i dipendenti pubblici lavorano. No, non sanno cosa sia lavorare 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno, senza ferie, con l’angoscia delle spese a fine mese che non ti fanno dormire alla notte.
Il Covid cos’ha dato al dipendente pubblico? Forse un po’ di noia. Ah, ma molti hanno fatto il telelavoro. Minchia!, che sforzo!, complimenti vivissimi. Non oso pensare allo stress. Immagino poi il problema dello stipendio a fine mese che non arrivava o è stato decurtato. Come dite? Nessuna riduzione? Stipendio pieno per stare a casa? Poverini, non oso pensare al senso di colpa.
Due anni, due anni nel settore privato a fare un lavoro analogo a quello che fate nel pubblico. Metà stipendio, ben che vada, straordinari non pagati e calci in culo ogni giorno. No, due anni non ce la fate, manco due settimane. E vi offendete se si parla male dei pubblici dipendenti?
Ringraziate l’Europa che ci tiene in piedi, e permette di pagare i vostri stipendi e le pensioni. Ma se finisse anche questo giro di giostra, cosa farete? Perché un idraulico se la caverà, gente che ha mestiere pure. Ma la maggior parte dei burocrati capaci di mettere solo un timbro, guardandoti pure con sufficienza da sopra gli occhiali, cosa farà? Cosa farete? Forse inizierete a lavorare, veramente.
Italia Oggi di giovedì 9 luglio 2010, pagina 32:
Il contribuente, oltre alla documentazione relativa alle spese detratte, avrà anche il dovere di conservare la fattura cartacea consegnata dall’emittente, con l’obbligo di verificare che copia cartacea e fattura elettronica coincidano.
[… omissis…]Un’ultima annotazione. È difficile continuare a definire come semplificata la dichiarazione delle persone fisiche, nella specie il 730, quando servono 411 pagine solo per spiegare le varie tipologie di oneri e spese che danno diritto a detrazioni e deduzioni.
Testo integrale dell’articolo alla URL: https://www.italiaoggi.it/news/fattura-cartacea-da-conservare-nonostante-quella-elettronica-2460780
Errata corrige: Italia Oggi di giovedì 9 luglio 2020, pagina 32:
Fino a quando esisteranno commercialisti e consulenti del lavoro queste situazioni si moltiplicheranno sempre più. E’ interesse di questi professionisti fare in modo che le cose siano più complicate possibile. Altrimenti loro sarebbero del tutto discoccupati e non saprebbero che lavoro fare, nessuno assumerebbe gente del genere.
In uno Stato civile se pagare le tasse è un obbligo allora chiunque abbia in tasca un diploma di scuola dell’obbligo DEVE essere in grado di calcolare quanto deve pagare in piena autonomia. Altro che le 400 pagine per sapere come si compila il modello unico.
Stessa cosa per i consulenti del lavoro. In Usa per calcolare quello che da noi è un foglio con un centinaio di caselle che nessun dipendente capisce basta scaricare un qualsiasi fogli excel PAYCHECK CALCULATOR dove si inseriscono un numero di dati ridotto ai minimi termini.
Non ti fanno neanche più fare la fila fuori, non ti ricevono proprio. Per le operazioni informatiche (vedi l’INPS in modo particolare) ti cambiano le procedure ogni qual volta loro aggrada e danno istruzioni incomprensibili; cambiando codici alfanumerici ogni breve tempo (“lo facciamo per la vostra sicurezza”. Cialtroni miserabili e bugiardi!). Così le pratiche vanno in automatica prescrizione, tranne quelle dove è il fisco il soggetto pretendente.
Hanno fatto bingo gli statali con questo virus. Potersi liberare finalmente dalla pressione dell’utente/cliente/schiavo: ti fanno fare la fila di fuori sotto il sole o pioggia, con caldo soffocante o al ghiaccio. Sei tu al loro servizio, non devi disturbare, non devi rompere, non devi pretendere…. Non hanno più scadenze, si procastina tutto, la parola d’ordine è rinviare! I servi che si sono fatti padroni (ok, erano già così ma adesso ancora di più).
Chi ricorda più le uscite a fare la spesa durante l’orario di lavoro? o timbrare i cartellini per i colleghi? timbrare i cartellini in mutande e tornarsene a letto? Ora è tutto lecito, è tutto risolto con buona pace di moralisti e mele marce.
Meritano una menzione negativa speciale le forze armate che hanno saputo esprimere il peggio del peggio contro la così detta Società Civile disarmata.
ERRATA CORRIGE –> piu’ di tre VOLTE il proprio valore
Poche migliaia di metalmeccanici del nord – ovest avrebbero avuto privilegi. Marco Rizzo (Partito Comunista), infatti nato a’ Turin(Piemont), ha spiegato che la Fiat ha ricevuto dallo stato piu’ di tre volete il proprio valore. La popolazione di Detroit (Michigan, SUA), anche a causa della crisi automobilistica, e’ passata da circa 1.850.000abitanti(1950) a circa 650.000abitanti(oggi).
Il problema è che la crescita, peraltro spesso presunta, del Prodotto Interno Lordo non coincide con una maggiore ricchezza pro capite. Perché il sistema di misurazione del Prodotto Interno Lordo è analiticamente limitato dal momento che non tiene conto dei consumi e delle produzioni realizzabili al di fuori dell’ufficialità. E quest’ultima è un’altra espressione della burocrazia. Abbiamo cominciato a essere meno ricchi con i primi governi di centrosinistra e con la nazionalizzazione della produzione di energia elettrica. Le idiozie sessantottine sul “salario variabile indipendente” hanno accresciuto la povertà di tessili, alimentaristi, edili, braccianti agricoli per privilegiare provvisoriamente poche migliaia di metalmeccanici del nord – ovest. L’inflazione ha poi penalizzato anche quest’ultima categoria. L’abolizione degli automatismi della scala mobile nel 1984 ha ridotto il tasso inflazionistico e c’è stata una lieve ripresa subito vanificata da un aumento ingiustificato della spesa pubblica. Non so se le inchieste giudiziarie del 1992 abbiano un’attinenza con il trattato di Maastricht o siano solo una coincidenza temporale. Ma lira o euro, il declino ci sarebbe stato lo stesso proprio perché non si è mai voluto un intervento drastico di riduzione della spesa. Il problema non è chiedersi quale moneta falsa sia preferibile ma il poter scegliere tra monete false o monete autentiche. I grafici vengono dopo e ogni consumatore non sprovveduto è in grado di verificarne l’eventuale attinenza con la realtà.
Qualcuno sostiene che si dovrebbe scrivere, in italiano corretto, “la Covid”, comunemente si dice e si scrive “il Covid”. Io ho parlato recentemente con una sessantenne laureata dipendente in pubblico impiego, mi ha spiegato che lo stress lavorativo e’ aumentato negli anni, a causa dell’aumento dell’eta’ (60anni, appunto) e a causa dell’aumento della burocrazia in ambito lavorativo. Esisterebbe un grafico denominato “GDP per capita of Italy as a ratio of world GDP per capita” (grafico che mostra il PIL procapite italiano rispetto a quello medio del mondo) che evidenzierebbe una crescita quasi continua della economia italiana dal 1960 al 2000, e una discesa quasi continua della economia italiana dal 2002 al 2020. Corruzione, maffia, burocrazia, evasione fiscale, esistevano sia prima che dopo il 1992 (anno del trattato di Maastricht). Il grafico evidenzierebbe una discesa continua della economia italiana conseguentemente alla adozione dell’euro.
Giudicare col metro del PIL è fallace. Crolla un ponte e lo si deve ricostruire: lo Stato contabilizza tutto come aumento del PIL, in spregio ad ogni più semplice base economica come spiegato con la ‘finestra rotta’ di Bastiat.
https://it.wikipedia.org/wiki/Racconto_della_finestra_rotta
La maggior parte dei burocrati non potrà iniziare a lavorare veramente, non è in grado. La minor parte che è in grado si potrà riciclare nel privato e nelle consulenze esterne; guadagnerà di più ma è costituita da meno del dieci per cento dell’attuale organico. Non è stato il virus a portare via tutto a qualcuno, ogni anno conviviamo con virus di avario tipo che uccidono più di questo. A portare via tutto sono state le misure idiote prese dai governi e non contrastate da opposizioni ancora più idiote che chiedevano maggiori restrizioni. Siamo sempre più in buone mani. Tante cose non andavano bene nemmeno negli anni cinquanta e sessanta ma l’inefficienza dei controllori costituiva una sorta di antidoto. Poi si sono “perfezionati”, grazie anche ai mentecattismi sessantottini. Oggi il più giovane di quegli pseudomovimentisti ha più di settant’anni e gode di una pensione assicurata da tempo. I suoi nipoti dovranno raggiungere come minimo la sua età per vedere il primo assegno. Sempre che riescano a entrare da giovani nel mercato del lavoro.