L’uscita di Sergio Morisoli dal PLRT e la sua candidatura agli Stati come indipendente sostenuto da Lega e UDC si accompagna ad alcune analoghe defezioni e ad un clima di possibile transumanza verso i pascoli UDC-Lega di quella componente del PLRT (Partito Liberale Radicale Ticinesi) che trova ormai insopportabile rimanere in compagnia dell’ala radicale del partito.
A giudicare però dal modo in cui Morisoli inaugurò la sua campagna elettorale per il mancato seggio in Consiglio di Stato (l’impegno ad aumentare gli stipendi degli insegnati della scuola pubblica) e della connotazione di destra sociale rivendicata dal partito di Bignasca e, almeno in Ticino, anche da quello di Rusconi, sembra che, in questa migrazione, poco ci sia di liberismo e molto di opportunismo e approssimazione. Beninteso, la nostra conclamata avversione verso l’invadenza dello Stato nella società civile non può, a maggior ragione, non accumunarci a UDC e Lega anche nella nostra avversione verso organismi sovranazionali, come la UE.
Tuttavia, per quanto concerne la nostra posizione relativa al protezionismo doganale, alla libera contrattazione e al libero scambio dei frutti del proprio lavoro, cioè verso quei temi che riguardano la libertà individuale, la distanza da UDC e Lega è spesso siderale. Almeno in Ticino questi due partiti sono lontani mille miglia dalla teoria e dalla pratica dei principi alla base della scuola austriaca di economia, nella quale i li beristi ticinesi si riconoscono compiutamente.
Potrebbe allora l’UDC ticinese essere trasformata, a poco a poco, in un partito con forti connotati libertari, come a Bienne è riuscito a fare l’amico Mathias Müller (vicepresidente dal 2009 dell’SVP) e relatore ad Interlibertarians 2011 con un applaudito intervento dal titolo A pragmatic approach to spread libertarianism ? Pensiamo di no. La collocazione geografica del Ticino impedirebbe probabilmente una tale trasformazione dal di dentro dell’UDC in senso libertario, e, terminata la fase di questa frettolosa transumanza, qualcuno potrebbe assaporare, chiosando Dante Alighieri, «quanto sa di sale lo pane altrui».
D’altro canto per scegliere una via meno gratificante nell’immediato, intendo dire per rinforzare il nostro partito o crearne uno ex novo con gli stes si pilastri di base, bisognerebbe essere dei libertari autentici. Dubitiamo che i liberali transfughi da un PLRT a pezzi lo siano, anzi, per dirla franca fino in fondo, ci sfugge cosa essi veramente siano. Per questo non li voteremo alle prossime elezioni federali. Lega? UDC? No, grazie: il liberismo è meglio.
Rivo Cortonesi, Gravesano segretario dei Liberisti ticinesi