DI ALESSANDRO FUSILLO
Ho letto, come al solito con interesse, l’ultimo articolo di Giorgio Fidenato sulla questione del coronavirus. Ovviamente condivido in pieno, e non potrebbe essere altrimenti, il giudizio molto negativo dato da Giorgio sulla classe politica italiana e sugli assai malriposti rigurgiti di patriottismo sfoderati dai soliti beceri di regime per dare una mano di cerone alla cadente facciata del governo nazionale, fatta di fallimenti, inefficienze, cialtronerie, superficialità e menefreghismo. Non c’è dubbio che l’avvocato del popolo e i suoi accoliti abbiano dapprima sottovalutato il contagio da coronavirus per correre poi ai ripari tardi e male. Mentre le bare si accumulano, dacché Conte, convertitosi in un novello Creonte, ha vietato agli italiani finanche il conforto di seppellire i loro cari, il governo ha deciso di mandare allo sbaraglio i singoli medici a combattere da soli il contagio, senza attrezzature, senza posti di terapia intensiva, senza strumenti diagnostici, salvo far ripetere ogni sera al ministro di turno da qualche studio televisivo il commosso ringraziamento a coloro che eroi non dovrebbero essere, ma professionisti messi in grado di lavorare in condizioni di sicurezza nel proprio interesse e di quello dei pazienti. In questa nuova Caporetto i moderni Cadorna si rifugiano, come un dì l’inflessibile massacratore dei propri soldati, nell’accusa di untore rivolta a qualche povero diavolo trovato a troppa distanza da casa con il cane o sorpreso a correre da solo in un parco. La storia, come scrisse Marx, si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa. E così mentre il fiore della gioventù italiana mandato a morire sul fronte durante la Prima guerra mondiale finiva decimato o davanti al plotone di esecuzione al minimo accenno di rivolta, i moderni violatori degli editti del primo ministro si beccano una sonora multa, sempre buona per rimpinguare le esauste casse della repubblica che non riescono a saziare gli inesauribili appetiti di una classe politica la cui rapacità non conosce eguali nel pur desolante panorama rappresentato da tutti i politicanti del globo.
Detto questo, rispetto l’opinione di Giorgio secondo cui una rigida quarantena è l’unico mezzo efficace allo scopo di combattere una malattia grave e contagiosa. Non è un’opinione unanime. Ci sono molti scienziati che hanno espresso valutazioni diametralmente opposte, ma l’informazione di regime a senso unico impedisce lo svolgersi di un pubblico dibattito in cui diverse visioni scientifiche possano essere messe a confronto. La vulgata è unica e chi osa metterla in dubbio non è figlio di Maria. Per quanto mi riguarda tendo a dubitare di tutto ciò che viene raccontato dal governo, specie se a supporto di questa narrativa sono stati reclutati tutti i mezzi di informazione, senza nessuna eccezione, senza alcuna voce contrastante. I pochissimi che hanno osato esprimere qualche riserva sono stati o denunciati (Sgarbi) oppure non hanno trovato ampia eco alle loro opinioni (Porro). Ma la mia naturale tendenza a diffidare del governo potrebbe essere il frutto di un pregiudizio. Certo, però, lascia perplessi la notizia di un’associazione di scienziati che ha ritenuto necessario presentare un esposto penale contro Vittorio Sgarbi che aveva manifestato, con la consueta veemenza, l’opinione che le misure di contrasto al virus erano a suo avviso eccessive e liberticide. Nella mia ingenuità ero rimasto a una visione forse romantica degli scienziati intenti a combattersi in camice bianco a suon di esperimenti in laboratorio. Non pensavo che il dibattito scientifico si fosse spostato nelle aule dei tribunali, ma tant’è. Ora, da un punto di vista epistemologico, l’epidemiologia non è una scienza nel senso classico del termine poiché, secondo la famosa definizione popperiana, le sue affermazioni non possono essere falsificate. Si tratta, infatti, di una branca del sapere che non consente, se non in misura assai limitata, l’utilizzo del metodo sperimentale e manca, quindi, dei requisiti della ripetibilità e verificabilità delle sue proposizioni. Non a caso l’epidemiologia utilizza, insieme a nozioni mediche, tecniche e strumenti statistici. E la statistica è una scienza che procede per ipotesi e approssimazioni. Il che non deve costituire un motivo per ritenere l’epidemiologia una disciplina disprezzabile, ma consente di darne una descrizione più corretta. Essa ragiona con modelli prognostici statistici basati su dati medici da un lato e di esperienza dall’altro. Questi ultimi, peraltro, assai limitati nel tempo. Le raccomandazioni degli epidemiologi non sono, dunque, leggi scientifiche ma opinioni, per quanto razionali e fondate su studi da prendere nella massima considerazione. Talvolta, poi, come è dimostrato dalla vasta letteratura sul disease mongering, delle statistiche epidemiologiche è stato fatto abuso nell’interesse del rispettabile intento delle case farmaceutiche di vendere quanti più farmaci possibile, ma gabellando per scienza ciò che, invece, era pubblicità.
Ma il punto non è questo. Laddove si ritenga il contagio da coronavirus un pericolo tale da mettere a repentaglio l’incolumità, nulla vieta a chiunque di chiudersi in quarantena per evitare di essere contagiato. Di converso colui che sappia di essere infetto e potenzialmente pericoloso dovrà adottare tutte le cautele umanamente esigibili per evitare di convertirsi in un aggressore di altri esseri umani pacifici. Allo stesso modo nulla vieta ad un singolo o ad una comunità unanime di difendersi dalla possibile diffusione del morbo con la chiusura dei propri confini e, nel caso di un tentativo di violazione, di opporsi all’aggressore con la forza. Tutto ciò è perfettamente compatibile con il principio di non aggressione.
Il problema è, però, e resta, se sia armonizzabile con il principio di non aggressione l’esistenza di un potere, quale quello statale, in grado di confinare tutti, pur se nolenti, nelle proprie abitazioni, imponendo una simile misura con la forza. Questo è il punto, credo, dove le filosofie libertarie si dividono sul crinale tra utilitarismo ed etica. È il limite, inoltre, dove minarchici e anarco-capitalisti devono dividere le loro strade dopo un lungo cammino percorso insieme. Se, infatti, la scelta per la libertà avviene sulla base del principio della massima utilità per il maggior numero di persone, allora non si possono scartare dei casi, come quello del morbo contagioso, in cui l’esistenza di un potere come quello statale con tutto il suo apparato parafernale di violenza e oppressione potrebbe essere teoricamente in grado di essere utile alla maggioranza delle persone. È la ragione per cui molti grandissimi liberali, come ad esempio von Mises che è sempre rimasto fedele al suo approccio utilitaristico ed avalutativo (wertfrei), riteneva uno stato minimo un male, ma pur sempre un male necessario. I minarchici non hanno uno strumentario logico per opporsi all’esistenza dello stato in situazioni estreme e finiscono, quindi, per legittimarne l’esistenza. Ma lo stato è un compagno di merende di cui bisogna sempre diffidare. Basta concedergli il più piccolo spazio per trovarlo, nel giro di pochissimo tempo, ad aver occupato tutto, come un cancro che estenda le sue metastasi. In realtà, comunque, l’argomento utilitaristico non coglie nel segno. Infatti, la giustificazione dell’imposizione forzosa e violenta della quarantena presuppone una completa unanimità sul concetto di utilità ed un’identica valutazione del rischio per tutti. Si tratta, quindi, di una tipica azione da pianificatore centrale che sovrappone la propria valutazione a quella di tutti gli altri. Che la salute sia il primo bene e che per preservarla si possa e si debba rinunciare a qualsiasi altro diritto è una valutazione possibile, ma non comune a tutti. Anzi, la maggior parte delle persone è sempre disponibile ad assumere un rischio, più o meno calcolato, per compiere delle attività i cui benefici sperati sono considerati, a torto o a ragione, superiori al rischio corso. Se così non fosse, nessuno deciderebbe mai di utilizzare alcun mezzo di trasporto per evitare il rischio di morire connesso ai viaggi aerei, alle automobili e finanche ad una tranquilla passeggiata in bicicletta, non esisterebbero sigarette e liquori, nessuno si sarebbe preso la briga ed il rischio di esplorare il nostro pianeta. Pertanto, ciascuno avrà, rispetto al rischio rappresentato dal contagio, un diverso atteggiamento e sarà più o meno cauto a seconda delle preferenze individuali. Con la quarantena, invece, il pianificatore centrale impone la sua scelta e la sua propensione al rischio a tutti gli altri, così commettendo un atto di violenza, che non è nemmeno in grado di raggiungere lo scopo di garantire a tutti la massima utilità perché molti avranno scale di valori diverse da quelle del pianificatore. Si obietterà che coloro che decidono di accettare il rischio del contagio imporrebbero così la loro scelta a tutti gli altri, ma si tratta ovviamente, di un argomento errato. Infatti, chi non vuole essere contagiato ben potrà isolarsi e adottare le massime cautele per salvaguardare la sua salute. Chi affronta il rischio non aggredisce nessuno e mette a repentaglio solo la propria incolumità.
Il liberalismo, scrisse Mussolini, è l’anticamera logica e storica dell’anarchia, e mai una frase del duce fu più azzeccata e profonda, tant’è che il regime fascista, che fece dell’idolatria statale la sua cifra distintiva, vide nei liberali i suoi acerrimi nemici. Ciò non toglie che Mussolini sul punto avesse ragione. Lo svolgimento logico dei principi liberali fondati sulla proprietà privata deve, infatti, necessariamente condurre all’anarco-capitalismo. È sul piano etico, dunque, che la coercizione statale non è logicamente sostenibile. Anche ammesso che l’imposizione forzosa della quarantena sia effettivamente la scelta più utile per tutti, essa non si giustificherebbe comunque a causa della violazione del principio di non aggressione che è insita in ogni attività statale. Siccome lo stato esiste solo grazie alla commissione di atti ingiustificabili da un punto di vista etico (negazione della proprietà privata), qualsiasi azione intrapresa dallo stato è per ciò solo illegittima, indipendentemente da una sua valutazione in termini di utilità. Quand’anche la quarantena fosse, dunque, una misura valida ed efficace, il potere in grado di imporla con la forza non sarebbe mai giustificabile.
Forse per alcuni la salute è il sommo bene cui sacrificare tutto. Per quanto mi riguarda preferisco seguire Patrick Henry e dire: “È così cara la vita, così dolce la pace, da essere acquistata al prezzo di catene e di schiavitù? Dio ce ne scampi! Non so cosa vorranno decidere gli altri; ma quanto a me, datemi la libertà o datemi la morte!”
” La salute sta alla libertà come la libertà sta alla salute! ”
E..si questa frase potrebbe risuonare come “epitaffio” e appunto renderlo oscuro allo stato odierno-
Quanto descritto e scritto dall’illustre Alessandro Fusillo riecheggia a mo’ di balestra per le italiane menti-(catte). Di fatto molto è agli occhi di tutti sul divenire dell’attuale presente, sempre …che…accertato che…
confermato che..l’isieme corrisponda alla realtà (apparente).
Il nostro Amico Alessandro mette in essere, con buona analisi, il sistema socio-politico-etico-morale e la sua veridicità; e appunto..vero è , che il pensiero di Sgarbi in appoggio a Tesla, confermerebbe la corrente alternata con cui il suo cervello
lavora…
Vero è che non si riesca a leggere il sabotaggio nei laboratori dello Spallanzani, come non sarei così certo della scienza statistica epidemiologica sia così (ipotesi e approssimazioni fondate su dati oggettivi) sia così “pressoappochista”; d’altronde troppe coincidenze che coincidono non sono più coincidenze. Sicuro ,viceversa, l’industria multinaziolale farmaceutica possiede una fra le più grandi valenze mondiali..(non sono favorevole all’uso indescriminato dei farmaci..anzi quasi ometterei indiscriminato);
tuttavia entrando nella globalità del potere nonché delle sue storture ed assurdi equilibri spostati, si rischierebbe di azzerare la capacità di pensiero del cosiddetto Homo Sapiens Sapiens.
In medium stat virtus…
Dal cilindro mi piacerebbe far uscire la pur sempre sibillina frase..” non è vero ma ci credo”.
@Aurelio: “Gli strumenti scientifici sono in grado di far capire quali siano i meccanismi evolutivi di un’epidemia.” Bene. ma perché “diversamente da Alessandro”? Quando mai Alessandro ha negato la validità degli strumenti scientifici? Alessandro ha solamente negato che gli attuali strumenti propagandistici abbiano il carattere della scientificità. Si è limitato a chiedere:
1) Perché non si confrontano i dati di infettati e deceduti di quest’anno con i numeri di infettati e deceduti per le influenze stagionali dello scorso anno e degli anni precedenti?
2) Perché non si dice che la Sars, l’Aviaria, l’Ebola, la Vacca Pazza, il colera partenopeo del 1973 e tante altre patologie erano più forti dell’attuale virus eppure non si presero misure da stato di polizia?
3) Perché se veramente “la gente ha paura” (lo credo: con il terrorismo propagandistico alla Goebbels la paura viene da sé, non certo come fattore razionale) non si lascia che i paurosi si autorinchiudano senza costringere i cosiddetti temerari alla stessa misura detentiva?
4) Perché le misure prese a Taiwan (vicinissima all’impero cinese!) non vengono nominate dalle nostre “autorità”?
5) Perché sulla reale efficacia delle misure di costrizione vengono sempre ascoltati i cantori di regime e professionalmente perseguitati, nonché censurati, i dissidenti?
Cinque semplici domande alle quali non ci sarà risposta né dalle forze di regime né, temo, da eventuali controforze guardiane. Al di là di irreali e presunte posizioni mediane.
Io ho una posizione mediana tra Giorgio e Alessandro e una sensibilità diversa di Alessandro su statistica e scienza.
Una posizione mediana che non nasce dalla ricerca di un compromesso ma da una impostazione teorica.
Per me alla fine ci sono solo due posizioni possibili all’interno di una realtà statuale. Quella di chi ritiene lo stato un male, ancorché accettato, e che adotta la coerente prospettiva etica del libertarismo (l’etica della libertà di rothbard) e tutti gli altri, che adottano diverse gradazioni di socialdemocrazia ma che non hanno un insieme di valori etici coerenti, e pertanto stiracchiano a seconda dei casi ad esempio il concetto di libertà.
È sterile, a mio avviso la posizione ancap purista che dice che tutto quello che fa lo stato è un male. Perché così facendo non può esprimere un giudizio di valore circa un’azione di un governo, perché il governo sbaglia sempre. Invece è opportuno che, pur consapevole del fatto che lo stato viola per definizione il NAP, ci sono azioni peggiori di altre.
Ad esemlio il divieto di uscire di casa è privazione totale di libertà ed è peggiore del divieto di uscire da una regione.
Per questo motivo io ritengo che il lock down imposto come divieto di uscire di casa venga appena un gradino prima della soppressione fisica e quindi come Alessandro, e al contrario di Giorgio, lo considero non accettabile. Anche se ha una giustificazione razionale (tanto più in considerazione del sospetto, più che ragionevole, che tali limitazioni costituiscano un comodo precedente per applicarle in altre cjrcostanze per il “bene comune”).
Diversamente da Alessandro però credo che gli strumenti scientifici sono in grado di far capire abbastanza bene quali siano i meccanismi di evoluzione di una epidemia. E ci fanno pertanto capire il ventaglio di comportamenti possibili per contenerla, in diversi stati di avanzamento della stessa. Può pertanto esserci il caso in cui un lock down sia effettivamente efficace per ridurre il numero di morti.
Ma questa informazione nulla dice sulle modalità con cui fare un lock down, né sulle conseguenze non sanitarie di un lock down, né se un lock down debba avvenire su base volontaria o coercitiva. Qui, in una realtà statuale, entrano in gioco scelte politiche e non tutte sono uguali in termini di accettabilità sul piano etico (oltre che di efficacia).
però se ne accetti un minimo di Stato, comunque hai accettato il principio che può esistere il caso in cui lo Stato è legittimato ad intervenire, che può accadere che abbia ragione ad intervenire.
Ed immancabilmente l’interesse di coloro che di Stato campano farà si che l’ambito d’intervento continuerà ad ampliarsi.
Come scrive Virgilio in un altro post di questi giorni :
“Ricordate questo: ogni restrizione, ogni oppressione, parte sempre e prosegue passetto dopo passetto, costantemente con apparenti buoni motivi fondati sul solito ricatto morale: Vita in cambio di Libertà. Ma pare che quasi nessuno l’abbia voluto capire e adesso magari si lamenta. Quando la Libertà comincia a venir menomata di Lx-1, si stabilisce “il precedente”, perciò prima o poi seguirà: Lx-2, Lx-3, Lx-4…”
No, non è una accettazione morale. Perché il riferimento morale è l’etica della libertà. Constato che è accettato dalla maggioranza di persone e non ho le risorse o la volontà di oppormi da solo. Come peraltro fanno tutti i libertari. Perché se la non accettazione fosse totale, o si emigra o si vive da fuorilegge.
I’m still not convinced. The footage and photos are not matching what we’re being told. Something is amiss. Yes, there’s a pandemic, but it is worse than the normal season flu. Where is the footage! We keep hearing about shortages and hospitals filled to bursting. Where? In the USA, the hospitals want everyone to know they are not overburdened, yet…. Thanks for the donations, they say, but stop giving them homemade masks. They don’t need them. This is like insisting we are being overrun by Martians or ghosts. Where’s the proof of videos and cameras? I need more than third-hand accounts posted on Facebook!
Opinione legale dell’ex giudice Napolitano, ovviamente relativa agli Usa.
Ma interessante, in quanto cita anche Rothbard ed il principio di non aggressione.
https://www.lewrockwell.com/2020/03/andrew-p-napolitano/can-the-government-restrict-travel-to-protect-public-health/
In sostanza, ritiene incostituzionale quanto sta avvenendo (isolamento per tutti), mentre riterrebbe ammissibile solo la quarantena per gli infetti.
Già. Questi presunti salvatori sono come i sacerdoti Maya. C’è un eclissi solare e la gente si spaventa del buio? Bisogna effettuare un sacrificio umano. Dopo il sacrificio il sole ritorna (ovviamente l’eclissi è terminata!) e gli stregoni potranno dire che è stato merito loro se la luce è tornata. Così agirà Benito Mussoconte quando la curva virale declinerà. I babbei, ovviamente, abboccheranno chiedendo maggiore stregoneria pubblicamente finanziata tramite nuova leva fiscale. In questo modo i parassiti potranno continuare a esercitare la loro professione con maggior potere psicologico sulla folla. Che continuerà ad applaudire impaurita, dimenticando ( o meglio: mai sapendo) che l’Istituto Superiore di Sanità ha accertato solo dodici casi in tutto di deceduti senza altre patologie.
Proprio così, si tratta di stregoni. Però stregoni che hanno studiato tanto, hanno i titoli accademici, e… Ricevono pure uno stipendio dallo stato!!
Grazie, Davide, della maggiore esaustività rispetto al mio intervento. Anche i parassiti Lenin e Stalin, così come Mao e Pol Pot, non avrebbero dovuto avere interesse a impoverire i contadini. Anche i parassiti nazionalsocialisti non avrebbero dovuto avere interesse a eliminare le persone più capaci che erano quelle delle comunità ebraiche. Anche le agenzie delle entrate dovrebbero avere interesse a evitare il fallimento di tanti per mantenere l’attività parassitaria delle agenzie stesse. Tutto questo al netto delle non trasparenti pressioni internazionali utili a spostare capitali a piacimento di pochi e a dare linfa agli stolti pronti ad affermare che il problema sia l’esistenza del capitale, non la sua forzatamente limitata produzione e circolazione. Inoltre, diversi politici avranno un possibile rientro generosamente erogato da chi in questa situazione sta guadagnando grazie al loro interventismo; e anche dagli pseudoscienziati riciclati in intrattenitori televisivi. La spiegazione sta nel fatto che i tiranni non sono mai genii del male come in troppi credono ma semplicemente dei poveri deficienti. Che credono nella loro salvezza con l’elemosina dei loro burattinai; come del resto ogni criminale. Se la spiegazione appare eccessivamente sociologica, possiamo buttarla sul favolistico: c’erano una volta, una rana e uno scorpione…
Grazie a te.
Aggiungo solo che vediamo il solito meccanismo degli “eroi” che “salvano” i poveri cittadini impauriti.
Meccanismo vecchio come il mondo, e che ovviamente porta potere agli “eroi”.
L’interesse dello stato è tenerci il più possibile al guinzaglio, magari rinunciando parzialmente a un gettito parziale. Una forma di investimento per produrre piani dittatoriali. Ci stanno riuscendo.
Davide, ti faccio una domanda: che interesse ha lo stato, fatto di furfanti e parassiti, a tenere chiusi in casa in eterno le persone, impedendo loro di andare a lavorare, cioè a creare ricchezza per i loro appetiti?? La tua è una presunzione sbagliata sia perché un epidemia prima o dopo finisce perché la maggior parte si è immunizzata, sia perché non è per niente utile per i parassiti che vivono sulla ricchezza prodotta da altri!!!
Non ha interesse a tenere chiusi in casa tutti per sempre, ma ha interesse a controllare maggiormente le vite di tutti: puoi uscire solo per fare quello che dicono loro, quando lo dicono loro, magari rigorosamente tracciato e controllato.
Rafforza il proprio potere. Credo che i casi storici siano innumerevoli in tal senso.
E non penso vada dimostrato che, così facendo, gli stati impoveriscano la popolazione ed impoveriscano anche loro stessi, altrimenti non avremmo una così vasta casistica di regimi che portano i paesi alla povertà.
Ma lo fanno lo stesso.
Peraltro c’è un aspetto che forse viene sottovalutato, ed è quello umano: chi ha il potere trae giovamento dai semplici detenzione ed uso dello stsso.
L’uomo ha una certa tendenza a prevaricare il prossimo. Il libertario meno, e lo vuole impedire.
Ma la tendenza generale è abbastanza diffusa, ed il settore pubblico il principale strumento per farlo.
Non pensiate che i nostri illustri burocrati e tutori dell’ordine non si sentano realizzati e soddisfatti semplicemente nell’imporre questo “ordine”.
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Sarà molto difficile riavere la, già scarsa, libertà di prima.
Le pecorelle sono state educate, con la paura, a chiedere il “rispetto delle regole” (così lo chiamano), cioè a fare i delatori dal balcone, ed un maggiore “ruolo dello stato”.
Se vedo come sta reagendo la maggior parte della popolazione, non mi aspetto proprio niente di buono in futuro.
Vedo tanta voglia di schiavitù volontaria.
E le conseguenze economiche dello stop, condito da un bel supplemento di spesa pubblica, inutile dire a cosa porteranno.
Credo che un esercizio intellettuale interessante sarebbe quello di valutare l’ipotesi di virus, e quindi di rischio, presente in modo permanente.
Supponiamo quindi che le restrizioni temporanee siano inutili, nel senso che sopprimono l’epidemia solo finchè vengono attuate, ma questa riprende (ipotizziamo per sempre) ogni qual volta vengano tolte.
Per la cronaca, è un’ipotesi che al momento sta perfettamente in piedi (vedasi modelli Imperial College), anche se tutta da verificare.
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La domanda diventa: ha diritto lo stato di impadronirsi delle vite di tutti, mettendoli ai domiciliari a tempo indefinito, per sempre, salvo uscite “autorizzate”?
O anche solo per la gran parte del tempo in oggetto?
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Io credo che questo tolga la maggior parte dei dubbi.
Perchè se da un punto di vista “utilitaristico” potrei anche accettare un piccolo periodo di isolamento, come tentativo di “estirpare” il virus, e quindi eliminare il rischio, in generale non è per niente condivisibile l’idea che questo rischio sia gestito dalla pianificazione e dalla violenza pubblica, a totale detrimento della libertà delle persone.
Per vedere come funziona in pratica il principio di libertà a Taiwan in tempi di CV e della conoscenza diffusa, si può vedere l’articolo di oggi sul blog di Francesco Simoncelli.