DI SANTO FEST
“Cari pastori sardi, avete torto marcio!
Non potete chiedere di imporre per legge un prezzo statale per il latte!
Non potete chiedere ai produttori di formaggio di sovvenzionare la vostra attività pagando il vostro latte a prezzi fuori mercato!
Non potete chiedere allo stato di vietare l’importazione di latte straniero!
Non potete imporre ai consumatori italiani di spendere più soldi per il latte e il pecorino!
Non potete bloccare le strade, aprire e svaligiare i camion pieni di carne, danneggiare le fabbriche casearie, fare violenza sulle cose e sulle persone! Chi fa questo deve essere arrestato e andare in galera!
E infine, cari pastori sardi, smettetela di farvi chiamare con il termine bucolico “pastori sardi”! Siete allevatori di pecore, piccoli capitalisti e produttori nel campo dell’allevamento.
Se alcuni di voi non riescono a produrre il latte a prezzi competitivi devono chiudere l’attività o fallire, come qualunque altro capitalista.”
Cari pastori sardi, cari coltivatori, cari imprenditori avete rotto il c zzo. Adesso nell’Unione Euro comandano i grandi ladroni delle multinazionali che vi fanno concorrenza perché non pagano le tasse nei vostri paesi ma nei vari paradisi fiscali, Delaware, Lussemburgo…. Con questo giochetto voi potete crepare, la cultura e le tradizioni possono scomparire, i giovani possono emigrare e gli speculatori possono arricchirsi, infatti lo aveva detto Prodi con L’euro lavorerei un giorno di meno e guadagnerete come se aveste lavorato un giorno in più… Giusto no?
Lo stato interviene, e distrugge l’equilibrio tra domanda ed offerta, non solo con la pressione fiscale, ma anche con la manipolazione del credito e della moneta e con la riserva frazionaria.
Nelle manifestazioni dei pastori ho visto molti trattori John Deere nuovi belli costosi.
Ma questi signori non erano pastori??’ Cosa ci fanno i trattori??’ Mi piacerebbe vedere gli incentivi pubblici per comprare quei trattori che hanno fatto vedere. E vorrei vedere l’analisi costi-benefici di quei investimenti.
Li c’è tutto il male per l’agricoltura, come per qualsiasi attività. Con la riserva frazionaria si da una spinta innaturale agli investimenti che quasi subito si trasformano in malivestment perché fanno aumentare repentinamente l’offerta di latte che distrugge repentinamente l’equilibrio tra domanda ed offerta.
Quindi non ci si deve solo battere per abbattere le tasse ma anche per tornare ad una moneta sana, sonante tolta dagli artigli degli stati che la manipolano e la distorcono con pesanti ripercussioni per chi ha effettuato gli investimenti!!!
Lo stato non deve intervenire.
Le sovvenzioni all’agricoltura vanno bandite , di qualsiasi genere esse siano , in italia in europa.
In Nuova Zelanda ci sono riusciti, mi pare, senza le catastrofi annunciate dai babbei statalisti e nazionalisti.
Lo stato riduce tasse ed ingerenze negli affari privati.
Mercato abbondante, scelta più ampia, prezzi per ogni tasca.
Hanno ragione a lamentarsi che non guadagnano, ma hanno torto a pretendere prezzi forzati.
C’è una sola cosa più umiliante che mendicare favori allo stato, ed è lasciare che questo ti prosciughi con le tasse, ti corroda con le imposte e ti immobilizzi con le regole.
Lo stato si nutre della debolezza morale di chi lo desidera.
Ok, got it Ciccio, u r still alive & kickin’.
Come per le sei apparizioni di Lenin su pianoforte di Dalì, qui abbiamo le sei (una doppia) apparizioni di Ciccio.
Grande il ML, un sito che grazie al suo troll embedded super coccolato annovera(va) più commentatori di Fatto Quotidiano e Repubblica messi insieme.
Siamo alle solite. Chi non interessa la qualità e il Made in Italy e ben vengano i prodotti di oltre Alpi. Condivido il fatto che in Italua siamo schiacciati dalle tasse e burocrazia. Si sono abbattutti nel tempo bovini per far entrare dall’estero LATTE. Vogluamo far valere la bontà della nostra bella Italua. Non solo la tracciabilità dei pridotti, ma meno importazione. Soprattutto acquisto consaoevole da parte degli italuani dei nostri prodotti da preferire per qualità a quelli esteri. In germania mangiano patate e usano auto tedesche. Noi facciamo a gara per acquistare roba straniera. Andremo a sbattere!
Falso falso falso. Non condivido una parola di questo articolo. Se il latte sardo costa piu’ del latte rumeno NON e’ colpa degli allevatori sardi. Serve un politico che mostri questa vignetta agli allevatori sardi, NON un politico che gli dica che sono loro a sbagliare, come dice l’articolo.
https://naturalecon.files.wordpress.com/2015/12/free-market-milk-336×254.jpg?w=640
Vorrei che le proteste fossero indirizzate contro la pressione fiscale e burocratica. Senza questa zavorra sarebbero più competitivi.
Una soluzione potrebbe essere quella di consorziarsi e fondare una azienda di trasformazione del latte in formaggi etc.. e vendere direttamente.
Un modo per vendere il latte ad un prezzo maggiore potrebbe essere quello di cavalcare la moda del salutismo, produrre latte “biologico” per gli idioti che vogliono spendere di più anche se in realtà non è più salutare.
A coloro che chiedono il blocco delle importazioni, bisogna ricordare che i formaggi prodotti con il loro latte vengono esportati in Europa e Nord America.
Tutto giusto nell’articolo e anche nei commenti sopra, tranne per un piccolo particolare: il prezzo giusto è certamente frutto dell’incontro tra la domanda e l’offerta, ma va considerato anche la qualità del prodotto che si vuole immettere sul mercato. Dubito che il latte rumeno o ucraino sia di qualità pari o superiore a quello sardo.
A. Leone
Errata corrige: …. che loro devono pagare…..
Perdonatemi, ma la digestione, il calore della pipa e il grappino…….
G.Vigni
Perfettamente d’accordo, c’è però un’attenuante: questi sventurati portatori di partita IVA, tossica, come molti altri disgraziati, hanno un socio che gli estorce il 70% del reddito e gli mette in casa una marea di burocrati, parassiti, a triturargli i coglioni che naturalmente lui deve pagare e ringraziare, per le agevolazioni e l’efficienza.
Ciò non toglie il fatto che, spesso, la vittima sia complice del carnefice. Magari, chissà, i sardi si ricorderanno di avere “sa pattada”.Rif. storico, la Sassari, nel i macello mondiale, era la più temuta dagli austroungarici. Memento, se Vico funziona.
G. Vigni
bisogna spiegare ai pastori sardi, che se vogliono stare sul mercato devono ridurre le spese e accettare un compenso pari a quello dei loro omologhi ucraini. la differenza attuale di stipendio non è giustificata, il pastore sardo prende troppo, deve accettare un netto calo degli utili, in conformità alle leggi di mercato. è il capitalismo, baby!
Se c’è un settore caro al dettaglo è proprio quello dei prodotti di capre e pecore, che dovrebbero invece costare meno dei prodotti vaccini. Mai capito perchè, forse sono troppo di nicchia.
Assolutamente!