DI MARCO LIBERTA’
È stata presentata all’Università La Sapienza di Roma la prima ricerca italiana sugli omicidi commessi con armi legalmente detenute, dal titolo:
“Sicurezza e legalità: le armi nelle case degli italiani”.
Il fine dello studio è quello di verificare la consistenza del fenomeno, raccogliendo dati certi e analizzandoli, per comprendere i meccanismi che vi sono alla base e determinare le strategie per innalzare eventualmente il livello di sicurezza.
“Nonostante le accese polemiche a riguardo solo il 2,45% degli omicidi oggetto della nostra analisi scientifica si è verificato per eccesso di difesa”, commenta il professor Paolo De Nardis, curatore della ricerca.
Un dato che ridimensiona la discussione sulla difesa legittima e che riguarda in realtà pochissimi casi.
I dati raccolti della ricerca riguardano 11 anni, dal 2007 al 2017, e raffigurano un fenomeno limitato: solo il 5% circa degli omicidi è commesso con armi legalmente detenute, e di questi circa il 12,28% è costituito da atti di eutanasia, realizzati con l’intento di alleviare le sofferenze della vittima.
Un importante elemento di novità, e sicuramente contro intuitivo, è costituito dal fatto che tra i detentori di armi il numero degli omicidi è più basso del 20% rispetto alla popolazione generale, e al recente aumento delle licenze di porto d’armi ha corrisposto una diminuzione degli eventi.