DI MARCO LIBERTA’
Quella americana del 1776 è stata, fin ora, la prima ed ultima rivoluzione libertaria.
Di natura individualista si contrappone concettualmente alla successiva rivoluzione francese e alle future rivoluzioni comuniste che furono invece di stampo collettivista.
Ma cosa significa questo in termini pratici?
Cominciamo con le rivoluzioni collettiviste.
Quella francese prima e quelle sovietiche dopo, sono rivoluzioni combattute con l’appoggio delle classi più povere della società, scatenate grazie al “malcontento sociale”.
“ci sono i ricchi ed i potenti, noi non potremo mai esserlo per colpa loro perchè ci sfruttano, quindi dobbiamo detronizzarli e creare un mondo dove nessuno possa arrivare ad un simile livello di potere e ricchezza”.
Ovviamente queste rivoluzioni portarono immediatamente a massacri e genocidi per via dell’impossibilità di realizzare l’utopia collettivista e di distruggere il concetto di individuo, pensiamo a “Il Terrore” di Robespierre e alle varie purghe e genocidi delle rivoluzioni comuniste.
La Rivoluzione Americana accadde invece per cause opposte.
La brama di tasse e controllo dell’impero britannico sulle Colonie Americane portò l’individuo Americano, il quale aveva forgiato il suo destino combattendo contro le avversità del nuovo mondo, ad abbracciare ideali Libertari ed individualisti per difendere i suoi diritti inalienabili di Uomo Libero.
A differenza delle rivoluzioni collettiviste, quella individualista non ha una vera e propria classe sociale di appartenenza.
Infatti parteciparono alla Rivoluzione Americana individui di ogni classe, rango e ruolo sociale.
Infatti già dai primi momenti del conflitto possiamo trovare i proprietari terrieri al fianco dei contadini, i commercianti al fianco degli artigiani, i ricchi al fianco dei poveri e gli istruiti al fianco degli analfabeti.
L’unico legante della Rivoluzione fu la difesa dei diritti inalienabili individuali.
In ogni caso tutto ebbe inizio da imprenditori, artigiani e professionisti di ceto medio che si riunirono clandestinamente nei “Sons Of Liberty” culminando con il Boston Tea Party del 1773 che sancì storicamente l’inizio della Rivoluzione Americana.
Infatti, e questo è un capitolo relativamente poco conosciuto anche negli USA di oggi, i Sons Of Liberty non furono i primissimi a parlare di ribellione verso la corona inglese nelle Colonie Americane.
Nel 1765 entrò in vigore nelle colonie una delle leggi più discusse del periodo, lo “stamp act”.
Ci furono proteste, e a seguito delle stesse un gruppo di nove cittadini di Boston decise di riunirsi segretamente col fine di discutere un sistema per eludere le tasse e per ribellarsi alla corona.
Di questi nove e del loro “club” si sa ben poco, non avendo lasciato molti documenti.
Ma conosciamo i loro nomi e le loro professioni:
– John Avery, distillatore; segretario del club
– Henry Bass, gioielliere; cugino di Samuel Adams
– Thomas Chase, distillatore
– Steven Cleverly, ottonaio
– Thomas Crafts, pittore e decoratore
– Benjamin Edes, editore della Boston Gazette; amico di Samuel Adams
– Joseph Field, capitano di nave
– John Smith, ottonaio
– George Trott, gioielliere
Come potete vedere erano tutti artigiani, professionisti, imprenditori e commercianti.
I veri produttori di ricchezza nelle Colonie.
Henry Bass e Benjamin Edes erano rispettivamente cugino ed amico di Samuel Adams il quale si unirà a loro ed aprirà le porte a tantissimi altri membri, formando i più famosi “Sons Of Liberty” autori del Tea Party.
Come piccola parentesi, non posso fare a meno di ricordare le parole di Boldrin che disse: “La micro e piccola impresa italiana va decimata se si vuole che il paese riparta. Si ritorna a crescere se e solo se le micro e piccole imprese vengono rimpiazzate da medie e grandi: piu’ produttive, efficienti, innovative. E che pagano imposte!”
Beh, se oggi lui vive in una civiltà dove può permettersi di dire certe cose liberamente, è proprio grazie a quei piccoli imprenditori, artigiani e commercianti che lottarono contro le imposte e diedero vita alla civiltà occidentale.
Kill Whitey! La lista è lunghissima.
https://www.youtube.com/watch?v=72TJ-aWAA9k
50 milioni? Non mi risulta.
I neri non sono schiavi da 153 anni. Ci furono più schiavi bianchi (“indentured servants”) che schiavi neri.
La denigrazione semmai è dai neri ai bianchi. Nessuno ti accusa di istagazione all’odio razziale se insulti un bianco. Anzi farai bella figura e i media ti appoggeranno in pieno.
http://theconversation.com/american-slavery-separating-fact-from-myth-79620
Sono d’accordo che le rivoluzioni di Francia e Russia siano stati dei massacri…
Ma questo articolo non ha senso oltre a questo….
Cè scritto che gli Americani “abbracciare ideali Libertari ed individualisti per difendere i suoi diritti inalienabili di Uomo Libero” “evitare di distruggere il concetto di individuo”
I lori diritti li proteggono bene massacrando 50milioni di indiani, il concetto di individuo gli americani non l’hanno mai avuto e non l’hanno tutt’ora,
Hanno schiavizzato i neri fino poco fa e tuttora li denigrano.
Conta solo il business a discapito dello stile di vita, infatti si vede come stanno messi, obesi, stressati e imbottiti di psicofarmaci fin da bambini.
In America venivano mandati i peggiori criminali dai vari stati europei e si vede che la portano ancora dentro questa genetica.
Detto questo l’America ha molte cose positive e ti permette di fare business in libertà, possibilmente con una tua consapevolezza.
“Boldrin e la beata ignoranza”:
Commedia in atto unico e superfluo