DI REDAZIONE
Crolla il valore delle criptovalute, dal Bitcoin a tutte le sue sorelle, dopo un rialzo stellare registrato negli anni scorsi. Un calo di valore peggiore di quello segnato con lo scoppia della bolla internet dei primi anni 2000.
L’indice “Cryptocompare Digital Asset 10” è in calo di oltre l’80% da gennaio, superando il crollo del 78% del Nasdaq dopo lo scoppio della bolla dot com nel 2000, riferisce l’agenzia Bloomberg. L’ondata di vendite delle valute virtuali è legata alla mancanza di regolamentazione e ai timori di frode degli investitori. La brusca frenata segue la corsa ad acquistarle Del 2017 e riflette i crescenti timori sulla loro volatilità, sulla manipolazione di mercato, sull’introduzione di regole più stringenti e più in generale la crescente incertezza degli investitori sul futuro della valuta digitale.
Su Coinbase il calo di Bitcoin per oggi resta contenuto (-0,3% a 6.260 dollari) ma il suo valore resta lontanissimo dai 20.000 dollari sfiorati lo scorso dicembre. Ethereum – la seconda valuta digitale per capitalizzazione – soffre di più (-4,8% a 172 dollari) portando a -39% la sua performance nel mese in corso. La capitalizzazione di tutte le criptovalute, misurata da CoinMarketCap.com, è scesa a 187 miliardi di dollari, lontano dal picco di 640 miliardi di gennaio.
A pesare sulle quotazioni di Bitcoin c’è anche l’impressione che l’adozione generalizzata delle criptovalute richiederà più tempo del previsto. Non aiutano poi indiscrezioni di stampa dei giorniscorsi secondo cui la banca d’affari americana Goldman Sachs sembra aver abbandonato i piani per aprire un desk dedicato al trading di criptovalute, giudicando ambiguo il contesto regolatorio legato a prodotti come Bitcoin. La banca di Wall Street non ha voluto commentare le indiscrezioni ribadendo quanto già detto in passato: «In risposta all’interesse dei clienti in vari prodotti digitali, stiamo esplorando come meglio servirli in questo spazio. A questo punto non abbiamo raggiunto una conclusione sulla portata della nostra offerta legata ad asset digitali».
Il Bitcoin intanto lancia la sua offensiva a Washington: l’industria delle criptovalute crea la Blockchain Association, il primo gruppo di lobby del settore per rappresentare nella capitale americana gli interessi del comparto. Del gruppo – riporta il Washington Post – fanno parte Coinbase e Circle, che operano le due più popolari piattaforme di scambio, ma anche la start up Protocol Labs. Fra gli investitori vi fanno parte Digital Currency Group e Polychain Capital.
La Blockchain Association si pone l’obiettivo di essere la voce delle società di settore e di lavorare con la politica: fra
le priorità c’è come le criptovalute vengono valutate dal fisco americano.
Siamo già in un mondo cashless. Il contante è solo una frazione del circolante totale.
La blockchain centralizzata e privata non serve e non ha senso, caso mai una cryptovaluta di stato, che non è la stessa cosa. Già vari stati ci hanno provato senza successo in quanto anche queste non hanno senso e non c’è molta differenza dalla moneta fiat già prodotta dal nulla delle banche centrali. Quello che sta accadendo è l’emissione di Token con sottostante valute fiat che circoleranno su blockchain esistenti. Già il dollaro ce ne sono alcune (vengono chiamate stablecoin) ma di recente è stata creata una autorizzata da organismi USA e con sottostante riserva 100% in un banca USA. Questa circola sulla catena Ethereum come un normale token. Convertibile 1:1 con dollaro in mano a banche USA. Taglierà fuori le banca estere e governi esteri dal controllo della circolazione dei dollari (in quanto chiunque potrà scambiarseli tramite indirizzi ETH). Questo è il futuro altro che proibire le crypto (comunque cosa impossibile, questo si è stato dimostrato più volte) o farsi la propria blockchain. Con uno smartcontrat crei token che non sono altro che coupon rappresentativi di dollari mentre questi ultimi rimangono nei confini USA.
In realtà si tratta di FOMO del 2017. Quando ci sono stati gli aumenti di valore x2, x3, ecc.. all’inizio dell’anno la gente ha cominciato a vedere possibilità di diventare ricchi in poco tempo e con pochi soldi. A quel punto altri hanno pensato bene di raccogliere tutta questa liquidità facendo ICO con progetti assurdi che per l’80% era palesi truffe e del restate un altro 80% erano progetti assurdi od insensati e del restante un altro 80% che era serio ha emesso dei token senza effettivo valore od utilità (quindi senza reali prospettive di guadagno). Nonostante questo le prime ICO hanno raccolti quantità assurde di denaro facendo moltiplicatori assurdi al momento di quotarsi sugli exchange (tipo anche x10 se non x100). Qualcuno è veramente diventato ricco in un attimo e con poco investimento iniziale, il che ha montato ancora di più il FOMO. La capitalizzazione è salita di 80 volte dalla fine del 2016 alla fine del 2017 (dove era arrivata agli 800 miliardi di dollari). A quel punto il mercato si è saturato di ICO (principalmente), i moltiplicatori sono calati e l’ingresso di nuova liquidità si è ridotto notevolmente, si sono rivelate in modo palese le truffe ed i progetti assurdi e da li effetto domino.
In ogni caso il paragone con il Nasdaq è stupido in quanto non questo non ha avuto la stessa crescita delle crypto la cui capitalizzazione è ancora più elevata rispetto ad un anno fa. Il calo del Nasdaq è stato molto più prolungato e costante mentre le crypto hanno avuti movimenti positivi in questi mesi. Infine se si guarda il Bitcoin, visto che il resto è tutto scam (truffa) la discesa non ha toccato quello della bolla dotcom ed il suo valore è sempre più alto di quello di un anno fa.
Be peggio della bolla non so.
Ma ho come l’impressione che la tecnologia della blockchain, con tutti i risvolti positivi e le possibilità che ha, sia stata “usata” dalla finanza internazionale proprio per generare una bolla speculativa. Come Internet nel 2000.
Che piaccia o no.
La blockchain se la farà anche lo stato prima o poi, quindi ci vorranno nuove leggi, nuovi uffici e nuovi impiegati….. non è difficile immaginare che verrà usata in maniera sinistra e ci farà sprofondare nel mondo cashless. Il problema fondamentale è che se vogliono proibirle le cripto, possono riuscirci e l’hanno dimostrato. Tutti i miei dubbi sull’argomento permangono.