di ALESSIO PIANA
Adesso vi propongo due situazioni. Ditemi voi qual è quella normale e qual è quella assurda.
Cena di classe versione 1
Prendiamo una classe di trenta studenti. Molti vogliono fare una cena di classe. I due rappresentanti si incaricano dell’organizzazione: scelgono la data, il locale, il menu e il costo. E fin qui tutto bene. I rappresentanti presentano la proposta ai compagni di classe. Molti accettano subito. Altri, una minoranza, diciamo cinque studenti, rifiutano per vari motivi (non vogliono stare con i compagni, la data non va bene, non gradiscono il locale o il menu, o il costo è troppo alto).
Prima situazione: vanno a cena solo quelli che ci vogliono andare. I cinque studenti restano a casa e non pagano la loro quota.
Seconda situazione: i rappresentanti obbligano tutti, anche i cinque studenti, ad andare a cena per forza contro la loro volontà, perché devono adeguarsi al volere della maggioranza. Se i cinque continuano a rifiutarsi i rappresentanti faranno ricorso all’uso legale della violenza, li preleveranno con la forza e li porteranno a cena con gli altri. Possibile variante “soft”: ai cinque si lascia la possibilità di restare a casa, devono però pagare lo stesso la loro quota altrimenti si farà ricorso all’uso legale della violenza per farli pagare.
Ora ditemi: qual è la situazione assurda, la prima o la seconda?
Dite che la situazione assurda è la seconda? Bene, sappiate allora che la seconda situazione è la democrazia: la regola della maggioranza. Le minoranze sono obbligate a obbedire alla maggioranza, contro la loro volontà. Spesso infatti la democrazia viene chiamata “dittatura della maggioranza”. Nell’esempio c’erano due varianti, una “hard” (i cinque studenti costretti ad andare a cena per forza) e una “soft” (possono restare a casa ma sono comunque obbligati a pagare il conto). Nella società reale la variante hard potrebbe corrispondere al servizio di leva obbligatorio per i giovani (prelevati e obbligati a trascorrere un anno a eseguire ordini in una caserma); la variante soft corrisponde a tutte le tasse che siamo comunque costretti a pagare anche per quei servizi che non richiediamo o che non utilizziamo (per esempio una coppia che non ha figli, o li fa studiare in una scuola privata, deve comunque pagare la quota di tasse per la scuola pubblica).
La prima situazione invece, quella che lascia libertà di scelta agli studenti, è la società libertaria.
Morale? Le persone sono talmente assuefatte alla democrazia da associarla e confonderla con la libertà. L’esempio degli studenti dimostra che è l’esatto contrario: la democrazia impone severe limitazioni alla libertà. E crea conflitti interni: i cinque studenti si ritengono vittime di una ingiustizia e provano risentimento verso gli altri. Di solito le persone danno questa giustificazione: la limitazione delle libertà individuali è il prezzo da pagare per vivere in società. Altrimenti se ognuno facesse tutto quello che gli pare la comunità degenererebbe nel caos. Ma i cinque studenti “anarchici” dell’esempio non generano nessun caos: la loro scelta di non partecipare alla cena non aggredisce nessuno dei compagni, né impedisce loro di organizzare lo stesso la serata, per quelli che ci vogliono andare. Questo è il principio libertario di non aggressione: poter decidere liberamente della propria vita senza disturbare gli altri nelle scelte delle loro vite. L’importante è che le nostre libere scelte non impediscano agli altri di fare le loro libere scelte. Questo principio è così naturale che lo applichiamo inconsciamente in ogni momento della nostra vita quotidiana: scegliamo da soli dove fare spesa e cosa comprare, gli amici che vogliamo frequentare e infinite altre cose, senza impedire agli altri di scegliere da soli quello che vogliono fare. Non permetteremmo mai (non ancora, almeno) che queste decisioni nostre personali vengano prese in modo “democratico”, cioè facendoci imporre dagli altri le loro preferenze.
Ma allora, perché crediamo tutti nella democrazia, e giudichiamo assurda la società anarco-libertaria?
La risposta è semplice: perché siamo talmente assuefatti a questo stato di cose (lo Stato socialdemocratico) che non riusciamo nemmeno a immaginare qualcosa di diverso. Fin da bambini ci viene ripetuto che la democrazia è il sistema di società perfetto, democrazia significa libertà e giustizia.
Eppure una società libera, libertaria, è la cosa più “naturale” che ci sia.
E qui capita a fagiolo (è il caso di dire trattandosi di cena),l’aforisma fresco fresco di vetriolo. Il problema della democrazia in sintesi è proprio questo: si vota (e si obbliga) su questioni che non richiederebbero voto (né obblighi)
con i rifiuti funzionerebbe eccome!
Se tu buttassi rumenta in una proprietà di terzi, questi terzi avrebbero lo jus primae noctis sul tuo ano, sulbimando la metafora, con una sentenza pronunciabile dinnanzi ai due iureconsulti di parte.
Cosi facevano pure nell’antica roma, in maniera pittosto snella, e senza carte bollate, secoli prima del diritto positivo codificato e di tutto l’armamentario di giustizia odierno. Contrariamente a quanto si pensi era anche raro il passaggio alle vie di fatto tra due portatori di un diritto di proprietà ben formato.
Era chiaro e sanzionabile chi l’avesse eventualmente fatta fuori dal vaso.
Il diritto è cosa assai più vasta di una particolare organizzata legislazione.
Ripararsi dietro un particolare ordinamento od organizzazione legislativa solo apparentemente protettiva (come pure dotarsi di un padrino) implica rinunciare alla portata intera del diritto.
La stessa differenza che c’è tra vivere di prescrizioni o elicitare la conoscenza delle possibili interazioni umane.
Quanto a Liberland temo sia appunto una proprietà privata e pertanto ciò che è fruibile lo è per convenzione liberamente accettabile o meno.
Il folclore provoca ma non fa spessore. :-)
Comodo esempio la cena, ma già con la raccolta differenziata dei rifiuti, se ognuno fa ciò che vuole, un piccolo caos lo genera.
Sarà un caso, ma anche un idealista anarchico come il caro Vic Jedlicka per il suo Liberland grande quanto un francobollo prevede già in partenza uno stato minimo.
Se alla dittatura della maggioranza associamo quella delle minoranze, siamo a posto
Esempio paradigmatico.
Ricordo che quasi 50 anni fa il padre fascistone di un amico di liceo mi volle far ascoltare un discorso di Almirante, allora a capo del Movimento Sociale Italiano, MSI.
Non ci capii un tubo, perchè non mi occupavo di politica.
Ma ricordo che Almirante disse più volte di esser contrario a questa democrazia.
Mi rimase sempre in mente, appunto perchè non riuscii a capire.
Tutti si riempivano la bocca di democrazia, e io non capivo.
Con gli anni, l’esperienza e l’incontro con le idee liberali ho capito alla perfezione.
La democrazia è un imbroglio violento perpetrato dai maiali più uguali degli altri.