DI PIETRO AGRIESTI
“Non solo esercizi commerciali nel senso fisico. Il progetto pentastellato di riduzione delle aperture domenicali si estende anche allo shopping online.”
Che cos’è Amazon? esistono diverse risposte, fra le altre, questa: Amazon è una comunità volontaria.
Fondatori, finanziatori, fornitori, partner, soci, azionisti, lavoratori, clienti, tutti sono fra loro legati da una rete di relazioni pacifiche e volontarie.
Ad esempio, nessuno è obbligato a lavorare per Amazon: presentare il curriculum, sostenere la selezione, accettare e firmare il contratto sono scelte, fatte o non fatte, senza esservi costretti con la forza, o portati con una truffa, e in qualsiasi momento qualsiasi lavoratore può interrompere la relazione licenziandosi.
Amazon è una realtà di mercato: e il mercato è questo, una miriade di scelte individuali e di relazioni fra persone, durature o momentanee, stabili o precarie, formali o informali, attorno a scopi, desideri, bisogni, voglie, idee, speranze, obbiettivi, intuizioni, esigenze, progetti, etc.. ma sempre pacifiche e volontarie.
Amazon non esiste perché l’ha voluta Jeff Bezos, o perché l’hanno voluta i suoi finanziatori, Amazon è il portato di una infinità di libere scelte individuali (Ok, imperfettamente libere: viviamo in un mondo di Stati).
Se Amazon fa un mare di soldi, e se Bezos è super miliardario, è perché goccia a goccia, quei soldi glieli danno i clienti. Quel mare di soldi è il contraltare di una marea di clienti, che scelgono Amazon, come scelgono il panettiere, l’idraulico, il parrucchiere, la libreria, l’officina, l’edicola di cui servirsi.
Con oltre 300.000 dipendenti, chissà quanti clienti e un fatturato di oltre 100 miliardi di dollari, Amazon è quindi anche la prova di un fatto importante:
sul mercato, senza coercizione, restando nella sfera delle relazioni pacifiche, volontarie e contrattuali, è possibile dare vita a veri e propri colossi, e realizzare imprese che è giusto definire titaniche.
Tutti quelli che pensano che senza Stato e senza coercizione il mondo non stia in piedi si guardino intorno e vedranno che il mondo è pieno di realtà, piccole, grandi, enormi, che senza alcuna coercizione, e se mai continuamente ostacolate dagli Stati, fanno cose straordinarie e cambiano il mondo, come ha fatto Amazon.
Tutti quelli che sostengono leggi anti Amazon, come quelle presenti in Italia e in Francia, sappiano che quello che stanno facendo è aggredire una comunità pacifica e volontaria.
Potrebbe essere un altro tipo di comunità, una famiglia, un ordine religioso, una scuola, una associazione di beneficienza, e invece capita che sia una grande impresa come Amazon, ma ciò non cambia la natura violenta del loro gesto.
Non metto in dubbio che da molti punti di vista Amazon possa non piacere, ed é perfettamente legittimo.. se non vi piace rifiutare di averci a che fare, andate per il mondo e sostenete le vostre ragioni, ma chi vi da il diritto di aggredirla? Costruite piuttosto delle alternative, altrettanto pacifiche e altrettanto capaci di riscuotere consenso: fategli concorrenza se ne siete capaci.
Che meraviglia, c’è pure l’omaggio a Cristiano Ronaldo in un articolo interamente squatterizzato dal Ciccio. Ciccio, gobbaccio di merda, psicopatico non ti bastava?
Ma nessuno ha parlato di garage. Ovvio che Amazon non è nato in garage. Basta leggere un qualsiasi libro sulla sua storia. Ci sono stati finanziatori professionisti che hanno messo i capitali. Il ruolo dei capitalisti è questo. Quindi?
Chi attribuisce il la popolarità di Amazon ai prezzi bassi, non ha capito, o fa finta di non capire una mazza del successo di questa azienda che ha reso la vita migliore, o semplicemente più comoda a milioni di persone con un servizio, un rispetto e una attenzione al cliente che le aziende italiane nella maggioranza dei casi non hanno idea di cosa sia.
… e se anche Amazon fosse una schifezza, per le ragioni egregiamente esposte dall’articolista Agriesti, qualunque aggressione, ancorché in forza di legge, sarebbe illegittima.
Quello che dite di Amazon lo dicevano dei supermercati, poi delle grandi catene “dedicate” ma prima ancora delle fantomatiche MULTINAZIONALI, che 40 anni fa, bambino, avevo sentito che avrebbero inglobato tutto il settore del commercio. Il mercato lasciato libero di agire sa trovare gli anticorpi, non foss’altro che per Amazon come per tutti i colossi (io ci metterei anche la Cina) vale sempre lo stesso discorso: i prodotti poi li devi vendere a qualcuno, prima di distruggere un’economia finisci sul lastrico tu.
@se amazon fa un mare di soldi, e bezos è supermiliardario è perché i soldi, goccia a goccia, glieli danno i clienti.
STOP.
Davvero qualcuno crede ancora alla favola del libro venduto da un garage?
Sicuri che senza finanziatori esterni non sarebbe rimasta solo uno dei tanti (ma tanti davvero) venditori per corrispondenza che esistono da sempre negli USA come qui?
Sicuri che se gli stati non avessero chiuso un occhio su molte cose, specialmente sulle condizioni di lavoro (e per le piccole imprese non lo chiudono affatto!), avrebbe continuato a poter essere competitiva? O anche solo ad esistere, gli stati avrebbero potuto all’origine vietare il commercio online con chissà quale scusa (sicurezza nazionale e tassazione degli utili in pole position) oppure renderlo quasi impraticabile per via burocratica (cosa che per assurdo avrebbe favorito amazon: si trattava solo di spendere un po’ più di soldi e tempo per azzeccare il garbuglio burocratico ed era fatta).
I soldi dei clienti goccine erano e goccine sarebbero rimaste.
Ah a proposito… cosa farete quando Amy avrà fagocitato anche il vostro settore? Vi dedicherete ad altro, finchè non sarà stato assorbito anche quello? E poi ancora? fino a quando riuscirete a resistere? Già perchè se big A vende il pane, il panettiere chiude. E se chiude, non ha più i soldi per comprare le cose da big A. E a chi vende allora big A? al medico? e se big A vende anche servizi da medico, il medico chiude. E così via.
Si… potremmo lavorare tutti per Amazon.
Come nella russia di Stalin tutti lavoravano per il soviet.
Amazon diventerebbe uno stato. Anzi LO stato.
Cosa cambia?
(oddio potremmo avere la tripla nazionalità: essere cittadini di Google, Facebook e Amazon).
Qualche mese fa ho fatto una rimpatriata con vecchi amici. Uno di questi occupa una posizione di rilievo in una grande catena di distribuzione di materiale elettronico. Dice che sono prossimi al collasso a causa di Amazon e che se non si fa qualcosa rimangono tutti a piedi. Insomma, dopo aver decimato i piccoli negozi grazie ad un’organizzazione superiore a ad una politica dei prezzi aggressiva, adesso chiedono un intervento legislativo nei confronti di chi è meglio organizzato ed è più aggressivo di loro. Io collaboro (anche) con una microazienda che oltre a fornire servizi informatici alle imprese ha un piccolo punto vendita. Quando entra un potenziale cliente e chiede un notebook il titolare glielo presenta e alla fine dice: “Guardi, se va su Amazon trova lo stesso prodotto al 20% in meno, in certi periodi il risparmio è addirittura superiore, noi però le consegniamo il prodotto finito con l’installazione dei programmi, il travaso dei dati dal suo vecchio computer, in caso di necessità seguiamo tutte le pratiche della garanzia attivandola il giorno stesso in cui ci consegna la macchina e in più le diamo un anno di assistenza gratuita per problemi che possono subentrare (dalla necessità di formattazione del computer a causa di un’infezione all’installazione dei driver della stampante, ad esempio), anzi, quando manca poco alla scadenza dell’anno di assistenza gratuita ci potrà portare il notebook anche se non ha problemi evidenti e noi gli daremo una bella ripulita. Se lei è un bravo smanettone prenda il prodotto su Amazon, altrimenti noi siamo qui”. Con questa politica questo esercizio ha retto alla concorrenza dei grandi gruppi prima e regge alla concorrenza di Amazon adesso. La gente sa che paga di più ma è disposta a farlo per avere un servizio. Per dire che, come sempre, un competitore con i controattributi ti impone di adeguarti per reggere il confronto e, come sempre, chi ci guadagna è il consumatore.
@cristiano sempre finché Amazon non si attrezzerà per offrire anche il servizio dell’azienda con cui collabori.
Al 20% in meno.
Il “consumatore” ci guadagna due volte.
E qualcun altro smetterà di fare il “produttore”. E in quel momento, anche il consumatore.
Chissà perché a lamentarsi non è chi lavora, ma chi riposa lasciando che siano gli altri a lavorare anche per lui/lei
bravo!