DI MAURO MENEGHINI
Nelle landa itaiophona siamo in ca 60 milioni d’abitanti. Di questi 60 milioni circa la metà non percepisce reddito. Di questa metà parte sono donne e l’altra parte sono giovani che prima dei 38 anni lavorano pochissimo. Insomma oltre 1/2 degli italiophoni non percepisce reddito.
Degli altri 30 milioni rimanenti, fra i 16 e i 18 milioni percepiscono reddito da pensione. Quindi ne rimangono pochi, circa 12 milioni. Di questi oltre 5 milioni sono dipendenti pubblici, quasi completamente inutili se non dannosi.
Ne rimangono 7 milioni, di questi 7 milioni almeno 2 milioni, partecipano al prodotto nazionale che non ha clienti, al prodotto che ha utenti. Cioè chi lavora all’Enel o alle autostrade non si deve confrontare con il cliente, attività che se quello non paga gli taglia la corrente, chi lavora sull’autostrada non ha clienti, ha solo utenti, quindi non ha bisogno di competere, uno prende l’autostrada o sta fermo a casa.
Alla fine, nella landa italiophona, chi fa prodotto che va sul mercato, si deve confrontare con il mercato e deve correre in giro per il mondo per dimostrare la sua capacità sono 5 milioni di persone. 5 milioni su 60. Meno del 10%. Siamo troppo pochi.
I tedeschi che sono 90 milioni, turchi compresi, impegnati sul prodotto hanno 30 milioni di persone. Per prodotto s’intende quello ce va sui mercati, che va a confrontarsi con altri prodotti, quello che porta dentro i soldi nella landa, ciò che ci permette di pagare il petrolio. E questo lo chiamano turboliberismo, o andrebbe chiamato socialismo, ed ora si spiega perchè sono terrorizzati da due parole: economia di mercato e società aperte.
Non faccio come i sessantottini perché non esprimo desideri ma constatazioni. Che poi queste possano anche essere auspicabili è un’altra cosa. Se gli algoritmi sostituiscono lo stato perché consentiranno il rispetto di ogni norma, non è da ritenere rischioso a priori. Tutto sta a voler stabilire chi debba essere l’autore della norma. Se è il legislatore, l’algoritmo è di stato. Se sono i liberi contrattatori, l’algoritmo è privato e sostanzialmente non pericoloso. Il problema non è come il catasto o il vigile sanzionino l’appartamento o l’automobile. Il problema è la continuazione dell’esistenza del catasto e della vigilanza non richiesta e non contrattata, il potere sanzionatorio illegittimo. E’ ciò che cerca, forse invano, di farci capire Birindelli. Potrà comunque essere utile un catasto di proprietà dei possessori di immobili? Se sarà uitle, eslsterà e sarà informatizzato. Ma non sarà vessatorio perché il rispetto dei contratti non è vessatorio. E i proprietari del catasto saranno tali in quanto firmatari di contratto o eredi dei firmatari. Ed è qui che casca l’asino. Quando si scrive che l’immaginazione può creare le istituzioni e le leggi “quindi lo stato e il potere”, vuol dire che si confondono le leggi e le istituzioni con lo stato e con il potere. Queste due ultime entità sono abusive e in quanto tali antitetiche alla Legge e alle libere istituzioni. Altrimenti dovremmo definire creativi i capicosca. La scienza sarà anche scoperta e non creatività, discutibile concetto nominalistico che non si esaurisce con una frase più o meno in linea con lo spirito autentico dell’empirismo. Ma allora il discorso potrebbe valere anche per l’arte, Altamira e Lascaux furono riproduzioni di quanto osservato. E quindi la creatività finirebbe per essere qualcosa che non esiste. Il prodotto scientifico può avere i suoi limiti, la capacità umana va spesso oltre quei limiti. Tanto è vero che spesso supera quel prodotto per realizzarne uno nuovo. Se così non fosse, Tolomeo sarebbe “La Scienza” e Copernico non sarebbe mai esistito. E con lui proprio l’empirico Keplero. Si può obbedire alla natura anche obbedendole ma qualche volta andiamo contro natura: non ci tagliamo, forse, le unghie e i capelli? I sessantostupidi magari no, ma a quelli piace sostenere che il balbettatore ligure sia un comico. E comunque, creare il nuovo non è necessariamente una disobbedienza alla natura. Né Roger Bacon né Francis Bacon, entrambi empiristi, credo l’avrebbero mai affermato.
Cerchiamo di non inc…rci . e invece ragioniamo!
Può darsi che io abbia interpretato male il suo pensiero, anche perchè non ho continuato a leggere le altre lunghe osservazioni, mi sono fermata alla prima sua.
Che uno possa trarre verità dalla lettura dei fatti inoppugnabili è un buon metodo: il terziario si è ingrandito enormemente e l’agricoltura ormai può produrre, molto di più che nel passato, soltanto con l’operosità dell’1% di quelli che forniscono cose appetibili. Ma il punto non è questo. Infatti in una società sana, dove vige il mai intramontabile comandamento “non rubare”, si liberano risorse umane in agricoltura e queste possono impegnarsi in settori mai prima esplorati arricchendo così la società.
Non so se diciamo la stessa cosa, se anche lei ne convisse, chiedo scusa per la mia frettolosa interpretazione. Caso contrario resto del parere che il benessere prodotto dalla tecnologia moderna e dalla inventiva, che venisse goduto gratuitamente dal 90% della popolazione con metodi più o meno occultati da fumogeni socialisti porterà al disastro e poi si ricomincia d’accapo
Toh guarda, il mentecatto oltre a discutere con se stesso “da pure del lei” ai suoi doppi. In questo stadio della malattia mentale non si cerca affatto di uscire dal tunnel, anzi ci si sta talmente bene che si comincia ad arredarlo.
Se invece di limitarti a criticare gli altri dessi anche tu qualche contributo, potremmo essertene grati.
Criticare gli altri senza fare un cazzo e’ facile, e molto comodo.
Come Max i mie contributi li dò, come Guess who? ti piglio per il culo.
Oh… che sbadato, mi sono tradito, ma tanto lo sapevi benissimo.
Se tu hai 1000 doppi, posso averne sol uno io e per il nobile fine di non farti allargare troppo?
E vedo che ora tiri fuori i miei stessi argomenti sui “pacifici” precolombiani. Cosa è un ripensamento o una provocazione?
Ma allora il vituperato Cortes non era poi tanto male, peccato che di Spagna ce ne fosse solo una.
Come sempre, ciao caro.
“Winston Diaz ha scoperto il modo di far produrre il 10% della popolazione a favore del 100%. ”
Scusa ma potrei incazzarmi, perche’ mi metti in bocca cose che non ho detto e non penso neanche lontanamente.
Io _constato_ che il 15 per cento della popolazione produce cio’ che consuma l’altro 85, e cerco di capire perche’ e dove portera’.
E’ nelle statistiche, guarda quanti addetti all’agricoltura e all’industria ci sono nei paesi avanzati: rispettivamente l’1 e il 5 per cento della popolazione. Lo sapevi? Del resto, dei servizi, quasi tutto e’ fuffa burocratico-vessatoria.
Winston Diaz ha scoperto il modo di far produrre il 10% della popolazione a favore del 100%. E questo sistema è addirittura ineluttabile, conseguenza della legge dell’eccesso di produzione ottenuto dalle macchine. Ma c’è qualcosa che non va. Si avvererebbe così il vecchio sogno dei socialisti di tutte le epoche di vivere felicemente alle spalle degli altri.
Niente di nuovo sotto il sole. Questi trucchi teorici circolavano già ai tempi di Platone, anche se allora non esistevano le macchine super produttive. Aristofane vi scrisse una bella commedia : ” Le donne al Parlamento” . (Altro che comici parassiti della televisione italiana…!!!!). Anche gli Incas del Sud America avevano trovato il loro sistema di vivere gratuitamente, loro alle spalle del 90% della popolazione perché non esistevano le macchine e neanche c’era il bisogno di inventarne: bastava qualche esecuzione di massa per allietare la mensa dei privilegiati o l’immolazione di qualche bella vergine agli dei.
Ma il sistema moderno, quello inevitabile sembra, è molto più sofisticato di quello degli Incas cannibali. Viva la scienza che ci ha fatto trovare forse per caso questo metodo incruento dovuto alle macchine! Ma c’è qualcosa che non va, ripeto non mi convince. Dove sta il trucco? Senza coercizione apparente, senza uccidere nessuno, si riesce oggi a ottenere quello che per millenni hanno cercato di ottenere i parassiti: pasti gratis. A quel paese tutta la Scuola Austriaca e i suoi adepti libertari, tutta la dottrina sociale della Chiesa improntata sul precetto ” Non rubare”.
Dove sta il trucco? Ma dai, nella moneta Fiat. Basta stampare a tavoletta carta moneta, distribuirla secondo i gradi di privilegio al 90% dei parassiti, i quali compreranno gratuitamente dal 10% che produce merce utile. Questo 10% sarà così in grado di scambiare tra loro i prodotti di cui hanno bisogno e magari ringraziano di ricevere questa grande invenzione: la carta moneta.
Continuate voi, se pure ne resterà tempo ancora. Non duraminga!!!
Per “idiozie”, come per “tutto e subito”, intendo altro. Ciò che è stato immaginato e poi realizzato è un prodotto scientifico, non il potere politico. I sessantottioti era a quest’ultimo che si riferivano. La scienza non è andata al potere, questo è ancora gestito dagli antiscientifici keynesiani. Alcuni di loro con passato marxista e luddista. Il nostro desiderio arriva subito sulla porta di casa? Forse, se si tratta di un oggettino. Ma un oggettino non è il tutto. Intanto devo pagarlo, come è giusto che sia. E quando non ho più soldi non posso avere tutto. Se ne voglio un altro devo aspettare un altro guadagno personale, quindi non posso averlo subito. Non tutti i desideri possono essere soddisfatti sulla porta di casa ma la consegna a domicilio non è il prodotto della richiesta del “tutto e subito”. E poi ci sono ancora tante cose assurde. Se voglio “le sfumature cretine”, cioè letteratura – spazzatura, le trovo su ogni banco e finanche in edicola. Per ordinare “Oltre la Democrazia”, devo andare in libreria, prenotare, ordinare, attendere un minimo di tre settimane e riuscire a convincere il libraio che Usemlab come casa editrice esiste. Poi ci si lamenta del calo delle vendite dei libri e che in troppi non leggono più! Il tutto e subito dei sessantoscemi non è elettronico. E’ solo manna dal cielo purché non sia biblica perché la religione è oppio dei popoli e poi perché è un libro giudeo quindi contro i palestinesi (o filistei, per l’epoca). Il loro tutto e subito è lo stipendio garantito nelle ventiquattr’ore successive al compimento della maggiore età, i servizi gratuiti e le opere pubbliche costruite in dodici ore al massimo. Quest’ultime neanche tutte, per problemi ecologici. Che poi siano oggi in prima fila a contestare le realizzazioni attuali, è solo frutto di una loro involontaria coerenza E se è involontaria è appunto idiozia, non coerenza autentica.
” Ciò che è stato immaginato e poi realizzato è un prodotto scientifico, non il potere politico.”
IMHO e’ semmai il contrario: se c’e’ una cosa che e’ puro oggetto sociale completamente libero e frutto dell’immaginazione (condivisa) dell’uomo (hayekianamente), questa si trova proprio nelle istituzioni e nelle leggi, quindi nello stato e nel potere. “Cose” che infatti oggi vengono chiamate appropriatamente “oggetti sociali”.
I “prodotti scientifici”, al contrario, hanno dei contorni e dei limiti ben precisi nella realta’ materiale, che non possono essere valicati dalla volonta’ dell’uomo. Come diceva bacone, agli inizi dell’era della scienza, alla natura si comanda ubbidendole. E bacone era un esperto della materia. Quelle scientifiche sono scoperte, non creazioni.
Non tutto il terziario è burocrazia. Esistono anche i venditori, i mediatori e alcuni liberi professionisti. La tassazione non è conseguente all’automazione ma alla politica di rapina insita nei programmi delle liste elettorali. Le assunzioni inutili nella mano pubblica non vanno imputate alla tecnologia ma al clientelismo della partitocrazia. La vera azione contro natura è legislativa, non scientifica. Il progresso non ha colpe, il predone sì. E il predone è generalmente contro il progresso, anche se poi si appropria delle conquiste scientifiche per rapinare meglio. Ricordiamoci di quello che ancora qualcuno si ostina a chiamare attore o comico, quando sta alla recitazione come io sto al marxismo, che distruggeva i cervelli elettronici (con i suoi “spettacoli” distrugge quelli umani) durante le sue pseudoesibizioni televisive. Oggi utilizza quei macchinari per il consenso elettorale. E non si dica che lui è diverso dai predoni perché non si vede uno straccio di rinuncia fiscale nei programmi del suo cosiddetto movimento. La situazione attuale non è il prezzo della maggiore efficienza e della migliore produttività. Quel prezzo è frutto di un’azione criminosa: l’esproprio. Non è la bicicletta la causa della diseconomia ma il divieto di usarla liberamente. Le vere cause degli squilibri, appunto e qui concordo in pieno, vanno ricercate nella mancanza di libero mercato in troppe parti del mondo. Non è sostituendo le nazionalizzazioni forzate con il fisco all’ottanta per cento che si risolve il problema della creazione di ricchezza. Se i produttori sono divenuti una frangia, il motivo è solo fiscale. Nessuno vuole più intraprendere per dare i tre quarti del proprio guadagno al fisco. Chi aveva già cominciato è stato costretto a chiudere e nessuno vuole iniziare per chiudere due anni dopo. I margini per produrre ci sono anche con la tecnologia avanzata e spesso proprio grazie ad essa. Perché si inventano cose nuove, consumi nuovi, idee nuove. Cosa impossibile quando ciò è vietato per legge o non conveniente per fisco. Infatti lor signori vogliono tassare le macchine, quindi la colpa non è della tecnologia che sostituisce il lavoro manuale. Non lo è mai stato. Quando molti lavori manuali sono rimpiazzati dalla macchina, c’è più tempo per dedicarsi ad attività creative. Se l’ex operaio si mette a dipingere un quadro, chi dice che non possa venderlo? Risposta: lo stato che gli tassa la tela e gli toglie la voglia artistica. Non la macchina che gli consente più ore da dedicare alla pittura. Giusto smettere di fingere di vivere in un mondo che non esiste più ma è proprio per questo che dovremmo rinunciare alle infornate di assunzioni pubbliche perché lo stato, inutile da sempre, è oggi più inutile di prima. E questo proprio grazie alla tecnologia o quanto meno grazie anche ad essa. Se le macchine riescono a produrre cibo, si ha meno fame e quindi un problema in meno. E opportunità in più in altri settori. La rete può distruggere gli stati più delle pistole. Perché queste ce le hanno loro, la prima ce l’abbiamo anche noi. Ci manca la consapevolezza, per questo loro ancora comandano e tassano. Non siamo disposti a rinunciare a cosa, visto che quello che vogliamo in realtà ci manca? Al posto pubblico? A quello è ora di rinunciare al più presto. Se è questa la rinuncia per ottenere la libertà, ben venga detta rinuncia. Perché ciò di cui si avrebbe bisogno è ciò che viene negato e viene negato proprio a causa dell’iperpianificazione. Che è opera del legislatore, non della macchina o dello scienziato che la inventa. E comunque avremo sempre bisogno di produttori di queste macchine o quanto meno di controllori e supervisionatori con preparazione culturale alta. Quindi occorreranno formatori, oltre a medici e infermieri per quei pochi che non reggeranno la formazione. Sfido poi un cervello elettronico a scrivere in versi. Ci può riuscire se ben programmato? Allora deve esserci un programmatore ma io rinnovo comunque la sfida. Negli scacchi vince sempre l’elaboratore elettronico? Per ora, non è detto che sia sempre così. A scacchi perdo io ma in una gara di poesia? Perdo lo stesso? Non fa niente, per partecipare voglio essere comunque pagato e gli spettaori in questi casi non mancano. E’ lavoro anche questo. Quanto ai sessantottini, era proprio la fantasia che gli mancava. Perché volere “l’immaginazione al potere” non è affatto inconciliabile con il pretendere “tutto e subito”. Sono idiozie tutte e due, quindi perfettamente compatibili tra loro. Non è un caso che siano proprio i sessantottini a considerare comico e attore quello lì. Un’ennesima idiozia, l’una vale l’altra. Con buona pace di Orietta Berti, della formica e del… (autocensura).
Empatia. Tra gli umani e le macchine c’è di mezzo un abisso ed una parola splendida può sintetizzarlo perfettamente; quindi ogni discorso con toni allarmistici sull’automazione, le macchine ed i robot, è solo senza senso! La stessa isteria che noto ogni qualvolta viene trattato tale argomento la ritrovo anche sul riscaldamento globale…. vedremo.
“è solo senza senso!”
Non facciamo lo stesso errore che stiamo criticando: di dare per certe cose che poi potremmo dover ritrattare. Diciamole, ma senza darle troppo per certe. Altrimenti, come dicevano i saggi di una volta, non siamo antifascisti, siamo solo fascisti di segno contrario. Che e’ una deriva abbastanza tipica anche questa, di coloro che sono contro il potere e lo stato ma solo finche’ non arrivano a poterlo/doverlo gestire loro.
“Perché volere “l’immaginazione al potere” non è affatto inconciliabile con il pretendere “tutto e subito”. Sono idiozie tutte e due……. ”
Non sono per niente idiozie, anzi sono proprio quelle belle cose che oggi ci ritroviamo sotto gli occhi e ce le godiamo senza accorgercene. Ogni grande invenzione e innovazione , prima di realizzarsi nel mondo materiale, è stata prima IMMAGINATA , come ad esempio quell’oggettino che tutti tengono in mano e usano, ad esempio, per “perdere tempo” ;-) partecipando a queste discussioni. Per ciò che riguarda il tutto e subito abbiamo Amazon, Foodora, Lightinthebox ……. CLIC e il nostro desiderio arriva SUBITO sulla porta di casa.
L’ENORME IDIOZIA purtroppo è quella che gli eredi delle ideologie sinistresi che 50 anni fa urlavano questi slogan non si siano accorti che, almeno in parte, si sono realizzati e adesso siano in prima fila a contestarli.
“che, almeno in parte, si sono realizzati e adesso siano in prima fila a contestarli”
Questo e’ vero: molto spesso non si accorgono che a creare il clima di disagio di cui soffrono e’ stata la realizzazione dei loro stessi desideri, e aggiungerei nel campo economico in generale, oltre che nel campo del “libero amore”. Invecchiando, proprio loro, sono diventati i piu’ intransigenti e moralisti bacchettoni. Ma comunque anche questo e’ tipico dell’essere umano in generale, non certo solo degli ex-sessantottini.
Ma questo in fin dei conti e’ molto “austriaco”: le conseguenze impreviste dell’azione umana, specie a medio-lungo termine, sono la norma, piu’ che l’eccezione. Loro non lo sanno, mai noi tendiamo un po’ troppo spesso a dimenticarcene quando ci fa comodo.
“lo stato, inutile da sempre, è oggi più inutile di prima. E questo proprio grazie alla tecnologia o quanto meno grazie anche ad essa”
Non fare come i sessantottini, non esprimere desideri troppo a rischio di avveramento: le macchine elettroniche possono virtualmente eliminare, e stanno eliminando, ogni forma di intermediazione, ma anche lo stato possono eliminare, sostituendolo con degli algoritmi automatici che controllano l’esecuzione e il rispetto esatto e puntuale di ogni norma (vedere l’informatica applicata alla burocrazia e addetta alle multe). A me non sembra esattamente il paradiso, in prospettiva. Ne stiamo gia’ gustando abbondanti assaggi, la cavillosita’ sul cm di pavimento tassabile e’ frutto dei nuovi catasti informatici, nonche’ della mentalita’ ancora piu’ anale che stimolano nei burocrati che li programmano: fino a pochi anni fa le case si misuravano a “vani”, ma applica tu l’imu e la tassa sulla spazzatura su una casa misurata a “vani”… la tassa si poteva applicare solo una tantum al momento della compravendita, quando si incassavano i soldi, una specie di IVA sul valore aggiunto – a pensarci, un paradiso. Ed e’ tutto cosi, quando ero piu’ giovane, io e anche tu, la velocita’ delle automobili veniva misurata ad occhio e sanzionata solo quando sembrava davvero pericolosa, fra l’altro con sanzioni che, proprio in quanto frutto di una misura approssimativa, erano una frazione di quelle di adesso – e niente punti in meno sulla patente!).
Il mondo orwelliano avanza soprattutto se non solo grazie alla tecnologia applicta al controllo, e non solo per la precisione del controllo che consente, ma anche per il modo in cui cambia la mentalita’ della gente, facendogli credere, molto antiumanamente e anti-misesianamente, che ad ogni causa segua un unico semplice effetto ben misurabile e prevedibile. L’unica speranza che ci resta e’ che questa stessa errata convinzione, se abbiamo ragione, li portera’ alla disfatta, con loro grande sorpresa.
In tutto il mondo “avanzato” e’ ormai cosi’: nel primario e secondario lavora solo un qualche percento della popolazione e il terziario, che cresce sempre di piu’, occupa in gran parte burocrati dannosi e autoreferenziali, presenti ormai piu’ fuori dal perimetro dello stato che dentro (non perche’ siano diminuiti dentro, bensi’ perche’ sono aumentati a dismisura anche fuori).
Se solo il mettiamo 15 per cento della popolazione produce qualcosa di utile, e’ naturale che l’85 per cento del reddito, e quindi la tassazione conseguente, vengano redistribuiti, per permettere a quel 15 che produce di vendere i suoi prodotti all’altro 85 che consuma.
E’ il prezzo della sempre maggiore efficienza e produttivita’ dei sempre piu’ pochi che producono con l’aiuto delle sempre piu’ efficienti macchine. Oltretutto, piu’ aumentano tasse e redistribuzione, piu’ deve aumentare l’efficienza dei produttori che cosi’ diventano sempre meno e con tasse sempre piu’ alte.
Non si scappa. Avete voluto la bicicletta? :) … Qui dentro quanti saranno quelli che producono qualcosa di davvero utile sul libero mercato? Non molti, mi sa… anche perche’ il libero mercato non esiste oramai piu’ da nessuna parte se non in qualche sperduto villaggio isolato dalla cosiddetta civilta’, e qui quello “costretto e obbligato” entra dappertutto direttamente o indirettamente.
La questione dei produttori settentrionale, sostituita dal grillismo, e’ morta per questo: i veri produttori sono orami una frangia trascurabile della popolazione e nemmeno ben delimitabile, quando non sono macchine. Si comincia a parlare di tassare anche le macchine, infatti…
Forse dovremmo smetterla di far finta di vivere in un mondo che non esiste piu’, oltretutto non essendo disposti a rinunciare ad assolutamente nulla di quello che questo mondo iperorganizzato e iperpianificato produce.
La liberta’ costa qualche rinuncia, a meno che non si sia come i sessantottini, che volevano sia la fantasia al potere che “tutto e subito”. Mostrando che almeno la fantasia non gli mancava…
No io non ci vedo nulla di naturale nell’esproprio del frutto del lavoro di quel 15% a vantaggio del 85%, in modo che quest’ultima parte possa consumare; francamente questa tua analisi mi pare molto keynesiana, buona appunto per il loro modellino olistico di economia in equilibrio. Questa società in cui viviamo è una forma di socialismo, con piccole aperture all’economia privata, proprio perché serve qualcuno da mungere, quindi possiamo fare tutti i discorsi che vogliamo, ma la stella polare è quella, il socialismo ed il suo impianto culturale marxista!
La libertà non costa affatto rinunce, se non per i culi di piombo, parassiti vari, famiglie allargate che campano di spesa pubblica, come avviene in vaste parti del meridione; ecco per almeno 20 milioni di Italiani la libertà avrà un costo, ma è solo questione di tempo, perché questo è un mondo al tramonto.
“No io non ci vedo nulla di naturale nell’esproprio del frutto del lavoro di quel 15% a vantaggio del 85%, in modo che quest’ultima parte possa consumare;”
Per il 15 per cento che produce in profluvio, vendere l’85 per cento che produce in piu’ e’ vitale, perche’ egli stesso, essendo iperspecializzato, produce una sola cosa in enorme quantita’ ed efficienza, ma non e’ per nulla autosufficiente, nemmeno per i bisogni piu’ elementari (anche rispetto ad un primitivo aborigeno incontattato amazzonico).
Come si sia arrrivati a questa situazione assurda e kafkiana, e perche’ peggiori invece di migliorare, ho cercato di spiegarlo sopra, ma dovete sforzarvi di uscire dal pregiudizio che qualsiasi cosa abbia detto keynes debba per forza essere sbagliata, ammesso che keynes abbia mai detto qualcosa del genere. (A dire il vero keynes visse in un’epoca dove la grossa crisi fu proprio di sovrapproduzione come oggi, ma allora la crisi ci fu e fu grande anche perche’ la gente era ancora in grado di tornare a coltivare l’orto dietro casa e infischiarsene del fallimento del supermercato – oggi questo e’ IMPOSSIBILE, moriremmo tutti, e lo e’ anche per colpa del successo di keynes: ci ha incastrati tutti prima col debito e poi con la estrema specializzazione e parcellizzazione che il debito, che e’ un altro modo di definire l’economia del denaro, ha reso possibile).
Parte dell’iperspecializzazione è riconducibile alle infrastrutture pubbliche e ai sussidi ai trasporti che falsano il calcolo della divisione del lavoro.
Sono d’accordo, tornare a fare il generalista sarà difficile se non impossibile per molti.
“tornare a fare il generalista sarà difficile se non impossibile per molti.”
A parte che probabilmente e’ impossibile con la densita’ di popolazione attuale, se rinunciassimo all’efficienza frutto della specializzazione, probabilmente i 9 decimi della popolazione del mondo morirebbero in breve, di fame e malattie. Ma anche questo e’ frutto di una nemesi: senza quell’efficienza della specializzazione, non saremmo mai arrivati al punto di non poterne fare a meno se vogliamo anche solo sopravvivere. Se non e’ perdita della liberta’ di scelta questa, cosa lo e’. Non ci resta che correre sempre piu’ forte e sempre piu’ avanti.
Non per niente, i vecchi liberali anteponevano la liberta’ alla sicurezza e alla comodita’.
Quello che volevo dire è che i benefici della specializzazione vanno soppesati contro i rischi (maggiore interdipendenza e fragilità sistemica). I sussidi statali, diretti e non, alterono i calcoli.
Quello che volevo dire è che i benefici della specializzazione vanno soppesati contro i rischi (maggiore interdipendenza e fragilità sistemica). I sussidi statali, diretti e non, alterono i calcoli.
la cosa triste è che questi 5 milioni riescono a piazzare il prodotto nel mondo nonostante questo venga realizzato sopportando una tassazione vicina al 90%
Diamo il premio Nobel per l’economia a questi, veri eroi