DI GIOVANNI BIRINDELLI
Oggi, si tengono nuove elezioni politiche in Catalogna. Queste elezioni seguono la migliore tradizione democratica europea, specie in materia costituzionale: se il risultato del voto non sta bene all’establishment, si vota di nuovo.
Io continuo a credere che per difendere il principio di autodeterminazione occorra difendere il principio di autodeterminazione.
All’atto pratico, ci sono diverse strade per farlo (nel caso del denaro, bitcoin ne ha segnata una nuova, non violenta e straordinariamente efficace). A mio parere, le elezioni politiche o i referendum per la creazione di uno stato separato da un altro, non rientrano fra queste strade. Lo stato, le cosiddette “istituzioni” rappresentate da bandiere, sono sempre il problema, mai la soluzione.
Detto questo, uno stato frantumato, maggiore possibilità di “votare con i piedi”, maggiore concorrenza fiscale e istituzionale, minori entrate allo stato ex-unitario, maggiore controllo degli eletti da parte degli elettori, sono tutte cose migliori del loro contrario. Per questo spero che vincano i separatisti, sempre e comunque.
Non sufficiente il risultato per l’indipendenza autoproclamata.
Sufficiente per dire a Rajoi, ma che cazzo di casino hai fatto coi manganelli?
Sufficiente per piantonare i varchi delle prigioni della vergogna ed i palazzi della infame giustizia.
L’indipendenza è ancora tutta da inventare dato che i blocchi son quasi equamente contrapposti ed entrambi vogliono praticamente la stessa cosa: uno stato sovrano.
Ma passare al terzo millenio no? Su dai un po’ di fantasia. L’assolutismo democratico ha dimostrato tutti i suoi limiti. Non mi appassiona più sta coazione a ripetere.
Quanto tempo perso.
Hanno vinto.
Che farà lo stato centralista ora?
Militarizza la Catalogna?