DI MATTEO CORSINI
Partecipando alla presentazione del Manifesto contro la disuguaglianza predisposto da Nens (centro studi fondato da Vincenzo Visco e Pierluigi Bersani) e Etica ed Economia, la “presidenta” della Camera, Laura Boldrini, ha affermato:
“L’Italia cresce meno anche perché da noi le diseguaglianze sono maggiori. Davanti abbiamo la legge di bilancio: miracoli non se ne possono fare ma si può invertire la tendenza e dare più attenzione alle fasce più deboli con maggiori stanziamenti. La chiave di volta è il lavoro per i giovani, perché noi con la precarietà uccidiamo i giovani. Servono investimenti pubblici, gli sgravi fiscali non bastano.”
Come spesso accade, si tratta di parole molto buoniste, di quelle da applausi facili, soprattutto davanti a platee sinistrorse, ma del tutto vuote.
In primo luogo, affermare che l’Italia cresce meno perché “da noi le diseguaglianze sono maggiori” non ha basi scientifiche. Anche usando il coefficiente di Gini (come spesso fanno coloro che intendono quantificare la disuguaglianza), non si direbbe che l’Italia cresca meno perché vi sono maggiori disuguaglianze. Né se il confronto è condotto a livello europeo, men che meno se si ragiona a livello globale.
Ovviamente chiunque può fare cherry picking sul campione di dati da utilizzare per i confronti, trasformare correlazioni in nessi causali e giochetti del genere. Un economista che martelli i numeri per appoggiare una conclusione precostituita lo si trova sempre. Gli economisti che lavorano per entità politiche (o orientate politicamente) fanno quello di mestiere.
Altrettanto ovviamente non costa nulla invocare “maggiori stanziamenti” e “investimenti pubblici”, senza dire da dove si prendono i soldi e facendo finta di ignorare che non è che gli investimenti siano redditizi per definizione quando sono pubblici (la storia, soprattutto in Italia, parrebbe dimostrare il contrario). E fa sempre comodo chiedere “lavoro per i giovani”, aggiungendo con tono drammatico che “con la precarietà uccidiamo i giovani”.
Il problema è che il lavoro non si crea per legge, e la precarietà dei giovani è conseguenza anche della eccessiva rigidità di cui beneficiano i meno giovani.
Su un punto sono d’accordo con Boldrini, anche se per motivi diversi dai suoi: gli sgravi fiscali non bastano, nel senso che dovrebbero essere strutturali e non temporanei. Ma vuoi mettere con il fascino degli investimenti pubblici?
Il solito cumulo di fesserie di questa miracolata della politica.
“da noi le diseguaglianze sono maggiori”
Non è affatto vero, le vere diseguaglianze in europa le vedi soprattutto in UK e nei paesi emergenti dell’est, che guarda caso sono entrambe realtà
dinamiche. Perchè sono proprio i paesi con le diseguaglianze che si sviluppano (cresceva forse la Cina di Mao o quella di oggi?)
“gli sgravi fiscali non bastano”
Certo, se abbuoni un 10 sul 100 che rubi.
Prova ad annunciare “niente tasse per 10 anni” alle nuove imprese e tagli del 50% alle altre e poi ne riparliamo. Ah già, ma tu poi come campi?
Precarietà, disuguaglianza e immigrazione di massa vanno a braccetto.
Lo stipendio della presidenta è di molto diseguale da quello della gran parte degli italiani, per non parlare di paesi più poveri.
Scommetto che è lo stesso per il suo patrimonio immobiliare, ecc., ecc.
Come la mettiamo?
Non è cambiata da quando lavorava alla FAO.
Sappiamo tutti che l’economia privata non cresce perché è avvelenata dalla burocrazia, derubata dal fisco, assistita con servizi pubblici infami, rallentata da infrastrutture vecchie, infiltrata da sindacati obsoleti e corrotta da politici sempre affamati.
La soluzione?
Più spesa pubblica, secondo questo personaggio illuminato.
Un personaggio inconsistente, da lasciar perdere, da evitare.
Il socialismo non può andare d’accordo con una sana gestione economica, con la ricchezza, col capitale , col benessere vero.
L’italia non cresce , in sintesi, perché è infestata da tarli socialisti.
Sono due idee opposte: una è l’idea che la giustizia riguardi il modo di comportarsi. Ad esempio il rispetto del principio di non aggressione. Una è l’idea che la giustizia sia un certo stato di cose da raggiungere. Ad esempio assenza di disuguaglianze. Nel primo caso è ammesso qualsiasi stato di cose purché raggiunto rispettando quelle norme di comportamento. Nel secondo è ammesso qualsiasi mezzo purché efficace per raggiungere quel certo stato di cose. La maggior parte delle persone crede di potersi barcamenare fra queste due idee e tenerla assieme… invece sono incompatibili. Si traducono in due diverse teorie etiche sull’uso della forza un due diverse teorie politiche e in due diverse idee di legge. Per la Boldrini l’importante è ridurre la disuguaglianza e non come ciascuno entra in possesso di ciò che ha. Anche chi ne entri in possesso nel modo più inattaccabile per aver magari persino reso grandi servigi all’umanità può essere espropriato e anche chi sia povero per sua responsabilità colpa scelta merita di ricevere parte delle ricchezze altrui. Perché in fondo la loro storia personale non conta…
Gli sgravi fiscali sono tollerati da questi vecchi arnesi solo per ingraziarsi qualche vessato ingenuo. Il giorno dopo diranno che per trovare i soldi per gli “investimenti” pubblici occorrerà rinunciare agli sgravi fiscali. Non capiscono che bisogna sgravare la spesa pubblica, anche quella mascherata da investimento, per poter consentire sgravi fiscali autentici e non fittizi che porterebbero a un’immediata ripresa dell’economia. Come al solito si confondono le cause con gli effetti. L’italia non cresce meno a causa delle disuguaglianze ma esistono le disuguaglianze per ché l’Italia cresce meno. Senza contare che non bisogna abolire ope legis le disuguaglianze perché non ha importanza se qualcuno inventa un prodotto che gli rende più di quanto guadagnino gli altri. E che comunque un carrozziere che respira vernici non sarà mai uguale a me ma starà sempre meno bene in salute di me che mi limito a respirare la cosiddetta polvere di palcoscenico. Sono io che non devo prendermela con il carrozziere se lui ha più clienti di quanti spettatori abbia io. Né lui si dimostrerebbe intelligente se pretendesse una parte dei miei guadagni qualora io riuscissi ad avere il successo di un Gianrico Tedeschi, di un Vincenzo Salemme o di una Franca Valeri. Anche il precariato è una conseguenza, non una causa.E gli “investimenti pubblici” non sono mai investimenti autentici perché fuori dalla logica di mercato. Pertanto sono sempre in perdita. E’ stato dimostrato nelle forme teoriche ma abbiamo inutili esempi pratici e storici, che i negazionisti volutamente ignorano. La disonestà intellettuale prevale; i credenti direbbero in forma demoniaca.