di MAURO GARGAGLIONE
È fantastico leggere come Rothbard smonti la stupidata sostenuta da coloro che pensano di alleviare il problema della spaventosa tassazione sul lavoro e sui redditi spostandola sui consumi, cioè sulle vendite.
Le tasse sulle vendite penalizzano sempre i fattori di produzione (lavoro) e i redditi.
Se i consumatori potessero assorbire un aumento del prezzo di vendita dovuto a una tassa governativa, diciamo del 20%, il prezzo praticato dal produttore sarebbe già stato più alto del 20%.
Un produttore mica è stupido da chiedere meno soldi di quelli che i clienti sono disposti a pagare! Per un consumatore il prezzo di un biglietto al cinema non è 10€+20% ma è 12€.
È chiaro che il gestore dovrà diminuire il fatturato per garantire allo stato quel 20%, perché se il mercato fosse stato disposto a pagare 12 euro senza tassa il prezzo sarebbe già stato 12€.
Quindi diminuendo i fatturati diminuirà i suoi utili, il suo reddito e pagherà meno i suoi dipendenti. Si dimostra così che le tasse sono SEMPRE UN FURTO!
Colpiscono SEMPRE i redditi e i fattori di produzione, fra cui il lavoro. Non esistono tasse che colpiscono il consumo.
Io posso ammettere che noi si possa sopportare un furto denominato “imposte sul consumo”.
A patto che ci sia un’aliquota unica pari al 3%, modificabile solo verso il basso.
Tanto per non essere massimalisti o leninisti come Rothbard.
Se le idee libertarie non trovano seguito, la colpa non è delle idee né dei pensatori libertari. Lenin e Gramsci hanno avuto chi li ha sponsorizzati per tornaconto. Tenteremo di trovare chi possa avere il tornaconto a creare masse al seguito della libertà. Di filosofia non campa quasi nessuno. A meno che non si eserciti la professione di docente di questa disciplina o non si riesca a pubblicare talmente tanto da vivere con i proventi editoriali. Non possono essere i filosofi a semplificarci la vita burocratica. Ma se Rothbard non fosse stato “massimalista” (e continuo a preferire il termine “estremista”, lieto che sia considerato più giusto) ce l’avrebbe forse semplificata? Anche a voler essere o apparire “moderati” (termine orrendo) non si semplifica la vita ad alcuna persona. Il riscontro nella politica, le idee lo trovano se si creano interessi sulle idee stesse. Se ciò è impossibile, non mi è sufficiente per rinunciare a credere nella validità di queste idee; e tanto meno per rinunciare a seguirle e a praticarle. Altrimenti, siccome l’estremismo non ha seguito, bisognerebbe accontentarsi del finto partito liberale di massa che proprio perché finto immetterebbe nella società ben scarse dosi di liberalismo. Può andare bene per il califfato di Arcore, non per il resto dell’umanità. E comunque non per me. Del resto, sfido chiunque a non preferire l’estremismo dell’onestà a un’onestà “moderata” o apparente. Ci può essere via di mezzo tra l’onesto e il disonesto? Si può essere “quasi onesti”? Non credo, al di là dei moralismi che non appartengono alla galassia libertaria e che quindi lasciano il termine “onestà” come un semplice paragone; non certo come imitazione della demagogia dei Cinque Smorti. Il denaro e le proprietà del neoconvertito all’animalismo, in mano libertaria: ne vedremmo delle belle sul consenso ottenibile. Si accettano scommesse.
Stento un po’ a capire come si possa considerare massimalista un filosofo libertario. Il libertarismo, per sua natura, è fenomeno contrario agli integralismi e ai massimalismi. Forse si adatta di più la definizione di estremista della libertà, un estremismo che a me la vita la ha semplificata sul piano filosofico. Invece delle casistiche sull’autogestione, sullo stato minimo e sulla mininum tax, abbiamo la pura e semplice assenza dello stato. Dovendo e potendo scegliere tra due mali, si sceglie il minore. Quindi la seconda ipotesi potrebbe anche essere meno sconveniente della prima sul piano delle operazioni pratiche. Ma il danno al fattore di produzione, come giustamente osservato da Rothbard, rimane.
Si, estremista della libertà è più giusto.
Io (ma solo io, me stesso, il sottoscritto, personalmente) considero Rothbard il Lenin (ma purtroppo senza masse al seguito) del libertarismo (tutto il potere al mercato); non semplifica la vita in quanto le sue idee non trovando riscontro nella politica, restano lettera morta, filosofia appunto. E di filosofia io (ma solo io, me stesso, il sottoscritto, personalmente) non ci campo.
Vado un po’ via. Buone ferie a tutti.
Lei campa del suo lavoro, e anche gli statalisti che la obbligano a pagare le tasse campano del suo lavoro. Se considera questa filosofia senza costrutto, si vede che non le va poi tanto male. Buone ferie anche a lei.
A prescindere dalle anche giuste considerazioni di Rothbard, il cui massimalismo però non ci semplifica la vita, potendo rottamare la tassazione diretta (1) o la tassazione indiretta (2), c’è qualcuno sano di mente (quindi i pidioti sono esclusi a prescindere) che butterebbe la (2)?
(1)
spaccarti le palle con le complicazioni e le mille casistiche dell’autotassazione di “Unico”, anzi “Redditi” da quest’anno, non presentabile manualmente salvo successone o quadro RW, quindi paghi pure il pizzo al CAF/one o al commercialista oppure ti doti di pc con software aggiornato+software complicato e iscrizione a fisconline con PIN da memorizzare lungo 10 cifre;
(2)
quando compri qualcosa paghi un’imposta (chiamiamola iva, ige, pincopallo) variabile a seconda del genere e festa finita.
Forse nel senso che lo colpiscono con esiti negativi. Infatti se un prodotto aumenta di prezzo per colpa delle tasse, ci saranno meno persone disposte ad acquistarlo. Il reddito del venditore è diminuito ma la soddisfazione del consumatore anche. Il furto, oltre a colpire i derubati, si porta dietro anche numerosi effetti collaterali. Tutti di segno negativo. Infatti, invece di aprire gli occhi ai sostenitori del fiscalismo (unico effetto collaterale eventualmente positivo), li induce a chiedere maggiore tassazione. Ma si sa: loro sono troppo intelligenti e colti mentre i libertari non capiscono nulla.