DI SILVANO CAMPAGNOLO
Un po di storia monetaria per quelli che: “torniamo alla sovranità monetaria italiana e basta euro”.
L’italia, dal 1949 al 1971 ha vissuto un periodo di forte crescita economica, certamente il punto di partenza non era alto, dato che si usciva da sconfitti dalla seconda guerra mondiale, e di fatto l’italia era distrutta in tutti i sensi.
Nel 1944 ci furono i famosi accordi di Bretton Woods, tutti sanno che in base a quegli accordi la nuova moneta di riferimento per il commercio mondiale, passò dalla Sterlina Britannica al Dollaro USA, tutti inoltre sanno che da tali accordi fu definita per il $ USA una parità aurea, (1 oncia di oro era cambiata a 35USD), ma pochi sanno che gli accordi di Bretton Woods prevedevano per i partecipanti (Italia inclusa) una parità di cambio, o se preferite un cambio fisso, dove le oscillazioni tra valute erano permesse solo entro pochi decimi percentuali e le svalutazioni dovevano essere accordate preventivamente con tutti gli altri stati membri degli accordi e con il FMI (istituito dagli accordi stessi). Quindi di fatto, dal 1949 al 1971, (data in cui Nixon pose fine a tali accordi, per poter stampare USD e pagarsi il Vietnam esportando inflazione), l’Italia ebbe una lira a cambio fisso col dollaro e con le altre valute appartenenti agli accordi (tutte quelle europee ovviamente), l’Italia visse in un “gold exchange standard” e durante quel periodo crebbe enormemente diventando una potenza industriale a livello mondiale. Nel 1971 tali accordi cessarono, e da allora la lira che era cambiata a 1/624 (624 lire circa per 1 dollaro, o 1/35 di oncia d’oro, dal 1949 al 1971), è stata svalutata dai governi italiani dimezzando il suo valore sul dollaro in soli 10 anni (nel 1982 il valore medio del cambio USD/Lira era di 1/1353, quindi un dollaro valeva 1352 lire e non comperavi più 1/35 di oncia d’oro).
Già questo fatto sconfessa tutta la teoria per cui i problemi nacquero dal divorzio della Banca d’Italia dal Tesoro datata 1981, in quanto fu proprio nel periodo che la BdI era del Tesoro e quindi sotto il diretto controllo del governo e del ministro, che la lira visse le sue più grosse svalutazioni dovute alla “rincorsa” che i governi erano costretti a fare per pagarsi le spese sempre più crescenti e fuori controllo.
La lira continuò imperterrita ad essere svalutata dai governi italiani fono al 1985 quando raggiunse la quota massima di circa 1900 lire per dollaro poi scese fino ai 1200 circa del 1990 (per effetto dell’entrata nello SME fino all’uscita del 92) per poi salire fino ad oltre le 2000 lire per 1 $ di fine anni 90, grazie alle famose “svalutazioni competitive” fatte da Amato proprio nel 92 dopo l’uscita dallo SME.
Questi sono i fatti storici.
La domanda è: dato che l’italia nel periodo 1950/1970 è cresciuta tantissimo nonostante al parità aurea ed il gold exchange standard, che imponeva tassi di cambio pressochè fissi, siete ancora certi che oggi come oggi la colpa della crisi sia dell’euro e del suo cambio fisso all’interno della UE?
La risposta, ovviamente è semplice: l’italia non avrebbe alcun problema competitivo con la Germania se la pressione fiscale totale italiana fosse come quella tedesca, purtroppo la nostra pressione fiscale è molto più alta (circa il 45% in più) di quella tedesca quindi la “non competitività” italiana non è affatto imputabile all’euro ma è solo colpa dei governi e dei parassiti che vivono di stato e che obbligano i produttori di ricchezza ad aumentare i prezzi per pagare le tasse.
L’euro, in definitiva, è una salvezza per l’Italia, dato che la storia ci insegna che nei brevi periodi in cui i governi italiani ebbero in mano la “sovranità monetaria” la lira passo da 1/624 sul dollaro a 1/2000, con una perdita di valore pari al 70%
Concludendo: prima di parlare di “sovranità monetaria dello stato italiano” ci si dovrebbe informare bene su cosa combinò lo stato italiano nei periodi in cui ebbe la “sovranità monetaria” (dalla seconda guerra mondiale in poi, tali periodi furono: 1971/1985 e 1992/1999).
Probabilmente il rallentamento della crescita ha favorito l’avvento del centro – sinistra e l’avvento del centro – sinistra ha favorito il perdurare del rallentamento della crescita. Troppi dossettiani, ai quali il benessere produceva orticaria, hanno creato un partito all’interno del loro stesso partito.
Il maggior periodo di crescita in termini di punti percentuali c’è stato dal 1949 al 1953. Dopo c’è stata una forte impennata dei consumi e la crescita è continuata fino al 1962. Le crescite successive erano già più basse a causa di un maggiore interventismo pubblico. Una qualche penalizzazione con l’euro c’è stata ma la vera causa della crisi italiana continua ad essere la spesa pubblica unita alla rapina fiscale, indipendentemente dalla moneta adottata. Il dopo Nixon ha fatto il resto. In Viet Nam ci sono andati Kennedy e Johnson, Nixon firmò la pace. Non so se per pagare i debiti fu costretto ad esportare inflazione o se ci fosse un’altra strada. O meglio, probabilmente c’era ed è quella di rinunciare a prerogative pubbliche in favore di quelle private. Ma è un secolo ormai che il Grand Old Party si è trasformato in una copia adulterata dei democratici. E poi credo che Nixon non avesse la maggioranza al Congresso o al Senato. O in tutti e due i consessi.
“fino al 1962”
Fino al primo centro sinistra…
Se poi sia il centro sinistra che rallenta la crescita, o la crescita che rallenta che fa si’ che il primo centro sinistra vada al governo, e’ tutto da verificare. Bisogna infatti modestamente tenere presente che una crescita del 7 per cento annuo, quella del nostro miracolo economico, e’ irripetibile nella storia del nostro paese, in quel ventennio si sono verificate una serie di concomitanze non ripetibili.
La sconfitta del fascismo antiliberale in guerra e l’imposizione di un menage liberale da parte del nostro vincitore in guerra che questa volta rinuncia alle sanzioni anzi fa il contrario (e per questo dobbiamo ringraziare keynes), l’arrivo di una nuova e abbondante fonte energetica e di materia prima per la chimica, il petrolio (prima si andava a legna e gia’ il carbone era una risorsa preziosa e scarsa per il nostro paese), la CECA comunita’ del carbone e dell’acciaio che imponeva ai paesi europei ricchi di quelle risorse di venderle allo stesso prezzo in tutta l’area Ceca compresi noi senza protezionismi e dazi, lo sviluppo impetuoso di nuove tecnologie e l’avvento dell’industrialismo di massa, il fatto stesso che il nostro paese fosse ancora in gran parte rimasto agricolo con un’economia di sussistenza tutta da sviluppare… sono tutti fattori che solo per miracolo (appunto, il miracolo economico) si sono trovati ad agire tutti insieme.
Una cosa simile e’ accaduta alla Cina del dopo Mao e nel WTO, che sta avendo una parabola molto simile alla nostra, magari piu’ diluita nel tempo.
Il contrappasso e’ che quel grande successo ha convinto gran parte del popolo e dei politici che la crescita sarebbe continuata cosi’ all’infinito, inducendoli a ipotecare un futuro di spesa e debiti crescenti su una crescita impossibile che non sarebbe in nessun caso potuta continuare cosi’, e ne sono tutti ancora convinti, dato che continuano a cercare capri espiatori a destra e a manca che spieghino il destino cinico e baro della fine del “miracolo” e dell’avvento della mancata crescita che denominiamo crisi.
In questo senso il “miracolo”, nel suo eccesso, in quanto “bolla”, e’ stato un fatto negativo.
Mi ricorda il ragionamento di Huerta De Soto in merito all’euro.
Che bankitalia sia o non sia del governo non cambia un tubo.
In ogni caso bankitalia fa quello che dice il governo.
Sono complici nel distruggere risparmio e benessere.
“Che bankitalia sia o non sia del governo non cambia un tubo”
Probabilmente sarebbe anche peggio, perche’ aumenterebbe ancora di piu’ la propensione a fare debito. Infatti come dice chiaramente l’articolo, i casini per l’italia cominciano davvero dopo il 1970, quando dopo l’abolizione del gold standard la “licenza” di produrre moneta secondo la necessita’ a quel punto ottenuta dal governo italiano gli toglie ogni briglia e comincia a far lievitare il debito a rotta di collo.
E non e’ il debito il peggiore problema, e’ a causa della illimitata possibilita’ di stampare moneta, che la politica ha cominciato a promettere tutto a tutti, creando quell’illusione disastrosa tuttora in auge nella popolazione, che basti chiedere perche’ sia dato, e che avere quanto richiesto sia un diritto.
In realta’ a fronte della stampa di moneta a volonta’, con conseguenti spese pazze da parte dello stato, e’ emersa subito dopo la necessita’, affinche’ non crollasse il sistema (l’inflazione arrivo’ al 30 per cento in certi momenti), di imporre sempre piu’ tasse per tamponare le falle. Ed e’ verso la fine degli anni ’70 che viene introdotto quel documento paleosovietico che era la “bolla di accompagnamento dei beni viaggianti”, e poco dopo il registratore di cassa, per chi c’era e se ne ricorda.
Da allora non c’e’ stato un anno che non sia stato di crisi, un’agonia senza fine.
La riforma fiscale risale ai primissimi anni 70, 1973 se non ricordo male.
Fu una notevole porcata.
Bankitalia rimane asservita al potere politico.
Forse negli anni postbellici manteneva una qualche maggiore autonomia e veniva più rispettata.
Anche qui, dal 1968 in poi tutto è degradato.
Prima della decisione di Nixon di abbandonare il residuo e minimo collegamento del dollaro all’oro, ed indirettamente alle altre valute, il destino dei debiti pubblici era segnato dall’avvento del socialismo “democratico” , del comunismo dal volto umano e dalla doppiezza democristiana.
“Prima della decisione di Nixon ecc.”
Al disastro e’ probabile pero’ che abbia dato una forte mano la “licenza monetaria”: e’ dopo, o in concomitanza con essa, che comincia il vero keynesismo delle mani pubbliche bucate, o perlomeno quello che i nostri decisori interpretano come tale. Bene o male negli anni 50 avevamo Einaudi presidente della repubblica e De Gasperi presidente del consiglio.
Comunque il sistema fiscale anche prima non e’ che fosse chissa’ che capolavoro, negli anni 60 mi ricordo che bisognava pagare il dazio per portare merci da una provincia all’altra, esattamente come nella scena del “fiorino” del film di troisi, stile unione sovietica, o medioevo. E le corporazioni erano piu’ forti di oggi, ottenere una licenza per fare qualcosa era semi-impossibile per tutto, non solo per fare il tassista. Portare valuta all’estero era reato, e c’erano dazi su tutto, la liberta’ di circolazione di merci e capitali era inesistente. Non e’ quindi che si fosse in un paradiso di liberta’, e’ che la gente veniva dalle bombe americane e dalla miseria, per cui era felice con poco e non si rompeva piu’ di tanto le palle a vicenda. Com’era prevedibile e’ durata lo spazio di una generazione, e poi il facile lusso e la diffusa opulenza ha corrotto buona parte degli animi.
Oltre alla intelligente e doverosa constatazione che nel ventennio del postguerra italiano ’48-’68 di enorme crescita economica, probabilmente di gran lunga la maggiore degli ultimi 1800 anni, la lira mantenne la parita’ rigorosa col dollaro (i dati precisi sono sul sito della BdI), vale la pena osservare anche che, fino all’intero intero corso degli anni ’60, rimasero assolutamente stabili i prezzi immobiliari, che presero invece a correre a tassi di incremento ben maggiori della stessa inflazione dal 1970 in poi dopo l’abolizione dello Jus Edificandi e l’introduzione dell’opposto principio secondo il quale il diritto di edificare appartiene solo agli enti pubblici e viene eventualmente concesso al proprietario del terreno a titolo oneroso. Da li’ comincio’ la vera speculazione edilizia, il lievitare oltraggioso dei prezzi, la trasformazione del “mattone” nella vera valuta di rifugio degli italiani in fuga dalla lira, e il proliferare della pletora di professionisti e corporazioni che hanno cominciato a fare dell’edilizia il loro terreno di caccia esclusivo, a scopo di lucro.
Purtroppo la preparazione e la competenza non vanno quasi mai a braccetto con i grandi numeri. Occorre prendere atto che la controinformazione sulla moneta oggi è monopolio di personaggi da circo Barnum.
Le uscite del fu statalista Auriti sulla sovranità monetaria scippata che andava a braccetto con signoraggio e complotto JFK hanno prodotto molti emuli in peggio, da Grillo a Benetazzo, per i quali c’entrano pure le scie chimiche. E per farsi ancora più male si può arrivare a David Icke e aggiungerci rettiliani e illuminati.
Sarebbe interessante sapere anche il parere della bocconiana nazionale Sara Tommasi, tanto peggio di così…
ESATTAMENTE
Nixon: “Il presidente Johnson sarà ben contento di sapere che dicono che ora sia io il numero uno nello sganciare le bombe.” George Christian (addetto stampa di LBJ): “Beh, non illuderti troppo, tu conosci LBJ, no? Non gli è mai andato a genio arrivare secondo!”
https://www.youtube.com/watch?v=OJIb73SPzkE
Nulla a che vedere col signoraggio.☺
Bombe sul Vietnam, si intende.
Nixon e’ quello che l’ha chiusa, la guerra in vietnam, e Johnson, al contrario, quello dell’escalation.
L’abolizione del gold standard e’ stata obbligata dalla constatazione che, specie con le spese pazze per le guerre degli anni ’60, non c’era piu’ oro a coprire i dollari nel frattempo stampati: se non sbaglio De Gaulle mando’ un po’ di navi in Usa con la richiesta di riempirle di oro in cambio dei dollari, ma a quel punto fini’ il bluff e si dichiaro’ la non convertibilita’ del dollaro in oro.
Totalmente d’accordo.