di DAVIDE SACCO
Dopo le affermazioni del Papa relative agli imprenditori speculatori se licenziano, ecco un passo in risposta a Bergoglio:
«Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti» (Mt 25, 14-30).
Capisco che il “talento” è una metafora dei doni ricevuti da Dio, ma anche la capacità di mettere su un’impresa o una bottega è un dono ricevuto. Dar da lavorare a decine di famiglie è una capacità che non tutti hanno. Se un imprenditore è costretto a licenziare o delocalizzare, non lo fa a cuor leggero, ma lo fa con la consapevolezza che non esistono altre soluzioni. La colpa è sempre è solo di una persona, un soggetto: lo Stato.
Bravo Nextein!
Da un punto di vista strettamente morale, esistono buoni e (raramente) cattivi licenziatori, né più né meno come esistono cattivi e (raramente) buoni assassini, perché per legittima difesa. E chi assume operai, magari con qualche contributo europeo a fondo perduto, e poi li licenzia, che fa: è buono quando li assume e cattivo quando li licenzia o forse è buono perché per qualche mese ha pagato degli stipendi? Una cosa è sicura: è cattivo lo Stato che gli ha consentito ciò, ma niente paura: quando la colpa è dello Stato, non è di nessuno.
Questo pontefice non mi piace quando si esprime su materia economica.
Si sta prendendo un po’ troppo sul serio.
La sua materia è lo spirito, l’aldilà, la fede.
Ne abbiamo già abbastanza di sindacalisti, socialisti e catto-comunisti in giro.
Non ce ne servono altri, neppure se aventi una santa apparenza.
ma se nemmeno nomina Cristo e Dio, è sempre preso a fare il piacione di sinistra.
Ho come il sospetto che sia più o meno ateo.
è ben strano che el papa si lamenti dei licenziamenti altrui quando di suo manda casa gente competente solo perché la pensa in modo diverso da lui.
Dicendo poi che essendo lui il papa non deve rendere conto a nessuno.
Insomma, anche questo fa il frocio con il culo altrui.
Per me questo Giuda può commettere anche il grave peccato di impiccarsi, non lo rimpiangerò.
Non so se il pontefice si sia espresso proprio in questo modo sui “cattivi licenziatori” ma non mi meraviglierei. L’attuale dottirna sociale della chiesa romana va oltre il dossettianesimo integralista di un tempo. Poco importa se uno licenzia due persone per salvaguardarne cento, perché senza quelle rinunce l’impresa fallisce. E spesso per colpa del fisco che pretacci e pseudoepiscopi vorrebbero spacciare per cosa buona e giusta. Però ogni volta che si tratta di problemi religiosi si crea un vespaio. Credo avverrà anche questa volta, soprattutto da parte dei sedicenti difensori della fede.
Sempre pronti ad interpretare in senso collettivista perfini quel dover “affidare il mio denaro ai banchieri” (magari non al Montepaschi) che è un aperto manifesto in onore del capitalismo. Forza, “cattotroll”. Vi stiamo aspettando con le vostre omelie pauperistico – terzomondiste in salsa similfrancescana. Quest’ultima non si sa se riferibile ad Assisi o a Buenos Aires.
Questo ‘papa’ ha avuto pure il coraggio di pronunciarsi contro la meritocrazia,
contro chi eccelle. Altro ‘che sua santità’, sembra un qualsiasi iscritto al partito di Vendola.