DI GUGLIELMO PIOMBINI
Robinson Crusoe e altre tre persone sono naufragate su un’isola deserta. Sono affamati, infreddoliti e mezzi nudi. Hanno bisogno di riparo, cibo, vestiti, acqua potabile. Vivono in un’economia depressa dove è assente la produzione di beni e servizi. C’è chiaramente un problema di offerta, non di domanda.
E’ ovvio dunque che l’unico modo per sopravvivere è quello di cominciare a produrre: raccogliere frutti, coltivare, costruire una capanna, cacciare o allevare animali, pescare, confezionare scarpe e pellicce, accendere il fuoco.
Dei quattro, l’unico super-produttivo è Robinson Crusoe, che – animato da spirito imprenditoriale – si alza presto alla mattina per lavorare alacremente. Gli altri tre hanno invece un atteggiamento indolente, lamentoso e fatalistico. Supplicano Robinson di sfamarli con un po’ di ciò che ha prodotto. Robinson ogni tanto gli dà qualcosa per spirito di carità.
Un giorno i tre si riuniscono e annunciano a Robinson che è stata istituita una democrazia sull’isola, e che la maggioranza ha stabilito che il 90 % di tutto quello che ognuno produce sarà messo in comune.
Robinson però, con queste regole, non è più motivato a lavorare come prima. Non gli sembra giusto che il suo lavoro sia tassato al 90 %. Smette quindi di produrre, ma si rende conto ben presto che in questo modo tutti rischiano di morire d’inedia o di freddo.
Decide quindi di andare a lavorare dall’altra parte dell’isola. Nasconde in una grotta i frutti del suo lavoro, entrando quindi nell’economia sommersa e praticando l’evasione fiscale.
Consegna agli altri tre naufraghi solo una minima parte di quello che produce. I tre consumatori di tasse, giunti alla disperazione, decidono allora di aumentare al 95% la tassazione.
Sei mesi dopo arriva una nave. Esplorando un lato dell’isola, i marinai trovano i cadaveri dei tre naufraghi democratici, morti di fame e di freddo. Sull’altro lato dell’isola trovano invece un evasore fiscale pasciuto e in perfetta salute, pronto a tornare a casa.
Questa storia è stata usata da Arthur Laffer per illustrare i principi dell’economia dell’offerta e della curva che prende il suo nome nel libro “The End of Prosperity” (prossimamente riassunto e recensito su http://tramedoro.eu/?p=5203).
E’ un avvertimento ai politici e ai burocrati di non esagerare con il livello di tassazione, se non vogliono rimetterci anche loro. Peccato però che al momento non sia applicabile all’Italia, dove a morire e a far la fame sono solo i Robinson Crusoe.
————————————————————————————————
Concordo al cento per cento. Ma no, che dico? Al mille per cento!
Lo scenario più probabile è un altro: Venerdì e i fratelli ammazzano Crusoe perché bianco e muoiono poi per inedia.
la favola trasferita in cialtronia prenderebbe un’altra piega. Intanto non si tratterebbe di un isola, ma di una cloaca a cielo aperto. E si sa nelle cloache, prosperano e sguazzano solo liquami e deiezioni umane come quelle di cui pullula appunto cialtronia
Bellissimo apologo, Grazie!
Purtroppo nella realtà Robinson ha molti fratelli laboriosi come lui che però si sono fatti convincere dai consumatori di tasse che il problema è Robinson che nasconde i frutti del suo lavoro e non loro che gliene sottraggono la maggior parte.
Troppi Robinson in Italia non hanno alcuna idea delle vere cause.
Più grave dell’arroganza dei parassiti, è l’inconsapevolezza degli sfruttati.
Il problema è che i tre democratici, prima di morire, hanno scoperto la grotta. E i marinai sono della polizia tributaria.
Arthur Laffer è un inguaribile ottimista, e preferisce sempre le storie con un lieto fine anche quando sono irrealistiche :)