di GIOVANNI BIRINDELLI
Leggo su lastampa.it: “Secondo l’ultimo rapporto annuale di Reporters Sans Frontieres, [in relazione alla libertà di stampa] l’Italia è il fanalino di coda dell’Ue […], seguita soltanto da Cipro, Grecia e Bulgaria e preceduta da Tonga, Burkina Faso e Botswana. […] I risultati dell’ultima edizione del rapporto mettono in evidenza una situazione globale in peggioramento, con l’Europa e i Balcani in cima alla classifica di peggioramento”.
Il rapporto di Reporters Sans Frontieres riguarda la libertà di stampa. La libertà di stampa è un aspetto particolare della libertà di espressione (che riguarda le persone e quello che esse dicono, disegnano, twittano o scrivono: anche e soprattutto nei confronti dell’autorità). E la libertà di espressione è un aspetto particolare della libertà (cioè del principio di non aggressione).
Personalmente, ritengo che affrontare la libertà di espressione come qualcosa che è separato dalla libertà (e quindi anche dall’assenza di imposizione fiscale, per esempio), sia dannoso a quest’ultima. E che affrontare la libertà di stampa separatamente dalla libertà di espressione sia ancora peggio.
Tutti questi particolarismi al cubo contribuiscono a far perdere di vista il fatto che la libertà è solo una. Come scriveva Hayek, dove ci sono libertà particolari non c’è la libertà. In altre parole, difendendo libertà particolari, come fanno i cosiddetti “libertari dei diritti civili”, si contribuisce ad aggredire la libertà.
Non conoscevo il filmato, è coerente con le contraddizioni di Carmelo Bene. Perché se non si vuole essere assistiti, non si vuole l’istruzione di stato, ci si chiede chi sia lo stato, non si vuole la tassazione al botteghino, non si vuole il ministero dello spettacolo e non si vuole essere bastonati su proprio mandato, allora non ci si può voler “liberare dalla libertà”. A parte l’evidente ossimoro, perché non ci si può sfamare con la fame. A parte anche che non ci si può liberare da una cosa che non c’è dal momento che non siamo affatto liberi e non lo eravamo neanche nel 1994. A parte tutto: se non si vogliono i vincoli citati non si può chiedere di rinunciare alla libertà. E questa ha bisogno anche dei suoi tribuni. Che ovviamente non sono i parlamentari e i consiglieri locali eletti. E comunque non è vero che la libertà sarebbe piena di vincoli perché in realtà ne ha uno solo ed è quello che consente di superare tutti gli altri vincoli. Il personaggio era politicamente contraddittorio e ciò in coerenza con le sue contraddizioni sceniche. Non voleva “interpretare” ciò che era scritto da altri perché sarebbe stata mera imitazione. Ma allora dovrebbero esserci solo monologhi, altrimenti anche nelle sue riscritture gli altri attori sarebbero solamente dei meri imitatori. Non dovrebbero mai esserci repliche perché la seconda serata sarebbe stata semplicemente una mera imitazione della prima. E infatti a volte così accadeva con lui. Ma in questo modo (ma lui non era un attore “modale”) non tutti riescono a conoscere il messaggio che si vuole lanciare, anche se a questo appunto Carmelo Bene avrebbe risposto di non voler lanciare alcun messaggio. A voler applicare alla lettera questa prassi (ma lui avrebbe detto: “liberatevi dalla prassi”), non bisognerebbe rileggere ciò che è stato letto una volta; e questo sarebbe un assurdo senza lo ioneschiano teatro dell’assurdo. Perché Bene era sì filosoficamente influenzato da Cioran ma non si riconosceva neanche nel teatro di Ionesco. Probabilmente era cosciente delle proprie contraddizioni ma le sue provocazioni potevano servire ad attrarre la curiosità del pubblico. E questo per chi lavora in teatro è importante, è un bene sul piano del profitto acquisibile e oserei affermare persino che sia un bene sul piano etico. Ma non mi sento di sposare l’esortazione a rinunciare alla libertà e a vedere in essa vincoli e fardelli. Sarebbe come vedere immanenza in una sostanza trascendente. O affermare che lo Spirito Santo sarebbe ateo. Persona interessante Carmelo Bene; per quel che vale il mio giudizio, non era però sul piano artistico dello stesso livello di Vittorio Gassman, Giorgio Albertazzi, Gianrico Tedeschi (ancora operante), Eduardo e Peppino De Filippo, Dario Fo, Gino Cervi, Pino Caruso (operante), Salvo Randone, Turi Ferro, Paolo Stoppa, Rossella Falk, Franca Valeri (operante), Pia Velsi, Sarah Ferrati, Andreina Pagnani, Rina Morelli, Pupella e Rosalia Maggio, Dolores Palumbo, Valeria Valeri (ancora operante) e altri e altre che non mi sovvengono. A ognuno la sua bravura, io sarò “retro” ma continuo a preferire il teatro tradizionale. Con qualche invenzione, certo, con qualche doverosa sperimentazione. Ma senza annullare l’effetto prinicipale che è quello di coinvolgere ed emozionare lo spettatore.
Il filmato di Bene da Costanzo risale al 1994, oggi probabilmente non sarebbe stato messo in onda, oppure avrebbe subito immediatamente l’azione inquisitoria di qualche togato in cerca di notorietà. Chi, oggi ha coraggio a dire zombie a un giovane che finge di porre una domanda ripetendo invece una filastrocca inculcatagli dall’istruzione pubblica?
sto seguendo su La7, una specie di tavola rotonda mattutina della domenica, che dibatte di Cuba, Castro, Capitalismo, Comunismo. Gli ospiti i soliti noti. L’idea è che siano rappresentate tutte le anime della cultura e della società italiana contemporanea. C’è Fusaro Diego, fisolofo da Torino, Massimo Teodori Storico, un corrispondente di Repubblica che è stato in Cina molti anni, e altri due o tre. Ecco, cari Libertari perchè in quasi un’ora di trasmissione non ancora conclusa, non è stata pronunciata una sola volta, ripeto UNA SOLA VOLTA, la partola LIBERTA’. E’ stato detto di tutto su demokrazia, totalitarismi, fascismo, capitalismo, liberismo, il cumulo di affermazioni senza fondamento pronunciate è irrepetibile. Tuttavia se la parola LIBERTA’ è sparita dalla scena, è solo colpa nostra.
Quanti avevano capito le parole di Carmelo Bene tra quella massa di spettatori zombie.
Secondo me zero, ma anche io all’epoca non le avrei comprese (in sotto fondo al minuto 1:16 si sente qualcuno dire “non parlerebbe così…” ma viene interrotto da quel furbone di Costanzo che usa la scusa dei consigli per gli acquisisti per chiudere il discorso.
Un mito che mi manca. (rip)
https://www.youtube.com/watch?v=n-j52FIka84
La ringrazio per la condivisione di questo video. Trovo che, nel suo anticonformismo, il personaggio sia affascinante e il suo discorso esteticamente bello. Tuttavia credo che il suo pensiero manchi di struttura. Da un lato, egli sostiene di essere contrario alle tasse, alla democrazia e allo stato. Dall’altro, egli sostiene di essere contrario alla libertà. Se egli avesse dato degli argomenti per le sue posizioni, sarebbe stato possibile individuare la contraddizione del suo ragionamento. Egli tuttavia non fornisce alcun argomento, solo tesi che, in base alla mia struttura di pensiero, sono contraddittorie le une con le altre. In conclusione io credo di apprezzare lo spirito di questa persona ma non il suo pensiero.
Verissimo, CB infatti andava preso a piccole dosi.
Tuttavia a parte l’istrionismo del personaggio, il suo essere contraddittorio e il voler épater le bourgeois a tutti i costi, alcune sue idee antistataliste erano precise e me lo rendevano simpatico, e credo che possano essere vicine a quelle del movimento libertario.
SULL’ASSISTENZIALISMO
“Non voglio essere assistito.”
SULL’ISTRUZIONE
“E poi chi deve istruirmi, lo stato? E chi e lo stato?”
SUI FINANZIAMENTI STATALI ALLO SPETTACOLO
“Il governo italiano non intende detassare i teatranti al botteghino e chiudere una buona volta per tutte il ministero dello spettacolo.
Lo stato democratico, finanziando chiunque a tutti i costi, difende la platea dalla eventualità poetica dei mostri.
Lo stato paga tutti, corrompe tutti indiscriminatamente a un solo prezzo: derubare, […]
Il poeta vuol essere trascurato, perché rimanga tale”
SULLA DEMOCRAZIA
“Nelle aristocrazie il pricipe non si fa eleggere, e’ lui che elegge il suo popolo. In democrazia il popolo è bastonato su mandato del popolo.”
:-)
Sono perfettamente d’accordo. Oggi molti di coloro che si propongono di limitare la libertà, si presentano come liberali e come difensori della libertà.
Si presentano con grandi discorsi su quanto sia necessaria e vada e difesa.. ma di volta in volta, non è mai la libertà e basta, è sempre “la libertà economica”, “la libertà di assumere”, “la libertà di espressione”, “la libertà sessuale”, “la libertà delle donne”, “la libertà religiosa”, “la libertà degli italiani”, etc.. etc..
L’idea liberale non è un’idea di economia, ma un’idea di società, basata sulla libertà individuale, sulla cooperazione pacifica attraverso il mercato, sui diritti di proprietà, sulla limitazione della violenza e in particolare della violenza dell’autorità e del potere statale.
Chi propone di circoscrivere l’idea liberale a un ambito preciso, per esempio l’ambito economico o l’ambito civile, oppure a una limitazione etnica, geografica, religiosa precisa, per esempio ai bianchi o ai cristiani o ai non-arabi e ai non-musulmani, non va considerato un liberale, ma un avversario dei liberali. Infatti ciò che propone non è di applicare l’idea liberale, ma di limitarla. E di conseguenza di applicare, fuori da quel certo ambito limitato, idee opposte e illiberali.
Si tratta di persone che non hanno fiducia nelle idee liberali e non desiderano promuoverle e portarle avanti, ma circoscriverle, limitarle, ridurle, comprimerle e non applicarle.
Empiricamente però la libertà individuale è un concetto abbracciato solo dai popoli europei. Non esiste in un vuoto ma all’interno di una determinata cultura ed etnia. È più forte nei paesi anglosassoni.
L’idea che si possa esportare la democrazia o i valori liberali occidentali è errata (e lo sapevano benissimo i suoi promotori neocon). L’errore sta nell’immaginare un mondo senza distinti gruppi umani composto solo da singoli individui.