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Però, la Cassazione ha stabilito che in alcuni casi si può essere “perdonati”. Insomma, ci sono situazioni per le quali il mancato pagamento di tasse e imposte non è evasione fiscale.
La sentenza della Cassazione con la quale si specificano quali sono i casi di non applicazione del reato di evasione fiscale potrebbe cambiare e far tirare un respiro di sollievo a molti contribuenti. Nello specifico, la sentenza 38.722 pronunciata il 19 settembre 2016 riguarda il caso di un datore di lavoro accusato di evasione per non aver pagato l’Iva sulle ritenute d’acconto dei propri dipendenti.
La Cassazione ha stabilito che il mancato pagamento delle imposte non costituisce reato di evasione fiscale nei casi di crisi economica. Ma, per evitare e contrastare quello che potrebbe diventare un abuso del principio introdotto dalla Corte, si è stabilito che lo stato di crisi economica debba essere dimostrato con prove documentali.
Evasione fiscale e crisi economica: l’onere della prova
Per non essere accusati di evasione fiscale per il mancato pagamento di tasse e imposte, è necessario dimostrare effettivamente di versare in una situazione i grave crisi economica e finanziaria.
La Cassazione ha specificato che la depenalizzazione dal reato di evasione è ammessa e riconosciuta soltanto a specifiche condizioni:
- situazione di crisi improvvisa per il contribuente;
- crisi non voluta da lui;
- crisi è stata talmente grave da non permettergli di pagare contributi previdenziali e ritenute d’acconto e altre tasse.
In sostanza la Cassazione ha stabilito che non c’è reato di evasione fiscale nel casi in cui questa sia stata determinata da motivazioni estranee alla volontà del contribuente. La situazione di grave crisi economica che ammette e giustifica l’evasione fiscale deve essere dimostrata, di modo da evitare che si tratti soltanto di una scusante adottata dal contribuente per non adempiere ai propri obblighi fiscali. (FOEXINFO)