In Anti & Politica

LuparaDI GIOVANNI BIRINDELLI

La ragione per cui sono contrario al monopolio statale della violenza (cioè per cui sono a favore di agenzie di sicurezza private) e per cui sono favorevole alla libertà di armarsi a piacimento è di principio: il libero mercato nel settore della sicurezza e l’armarsi non implica coercizione alcuna. Mentre il monopolio statale della violenza e la regolamentazione degli armamenti implica coercizione arbitraria da parte dello stato. Poiché la mia posizione è di principio essa è indipendente dalle conseguenze pratiche: cioè rimarrebbe la stessa sia che l’effetto empirico fosse una diminuzione degli atti di violenza (probabile) sia che, al contrario, fosse un aumento degli stessi (improbabile). Premesso questo, una breve considerazione sugli effetti empirici a partire da un caso reale non guasta…

Mi trovo all’aeroporto all’entrata della sala bagagli. Davanti a me un uomo palestrato schiaffeggia in faccia un ragazzo esile perché ritiene che quest’ultimo entrando nella sala fosse passato davanti a lui. Nel silenzio e fuggi-fuggi generale, io difendo il ragazzo, o meglio attraggo su di me l’attenzione del cerebroleso palestrato aggredendolo verbalmente (“Ehi! Smettila!”). Il cerebroleso palestrato e un ciccione lasciano stare il ragazzo e vengono contro di me. Mi spintonano: “Se non stai zitto prendo a schiaffi anche te”. “Provaci”. Altri spintoni. Io reagisco, fermo ma senza aggredire. Arriva la Guardia di Finanza. Ci separa (o meglio separa loro da me). Mi chiede cosa è successo: io spiego (“quel tipo ha schiaffeggiato in faccia un ragazzo. Io ho cercato di difenderlo”). Stranamente il tipo conferma, anzi se ne vanta. Inizia ad agitarsi e a sbracciare, come per volermi aggredire (sapendo che non può perché il finanziere lo trattiene). La reazione della Guardia di finanza è cercare di calmarlo. (En passant: dal ragazzo che ho difeso nemmeno un grazie; dalle altre persone che hanno assistito alla scena nemmeno un gesto).

Alla scena hanno assistito circa un’ottantina di persone. Se ci fosse stata la libertà di armarsi a piacimento, sarebbe stato ragionevole assumere che una parte di queste sarebbe stata armata: supponiamo la metà. Quaranta persone armate contro due aggressori che supponiamo armati. Diciamo pure dieci contro due (assumendo che le altre trenta fossero dei Don Abbondio). Domanda: il cerebroleso palestrato avrebbe picchiato comunque il ragazzo? Io credo di no.

E un’agenzia di sicurezza privata si sarebbe limitata a calmare l’aggressore? Io credo di no.

Recent Posts
Showing 13 comments
  • Alessandro COLLA

    Non tutti possono portare armi. Vorrà dire che si cercherà di impedire che i criminali le portino. Società senza stato non significa assenza delle regole più elementari. Anche per questo, come per tutti gli altri campi (compreso chi deve pilotare un aereo e chi no) può essere stabilito in forma contrattuale e volontaria. Se la sanzione per chi non rispetta il contratto è l’interdizione a portare armi, al sanzionato sarà vietato armarsi. Non credo di vivere in un mondo di pazzi, ma se anche fosse posso essere assassinato anche con coltelli da cucina. Vogliamo riservare i coltelli alla polizia o alle milizie? Un pazzo bello grosso può avere ragione di me anche a mani nude. Chiudiamo per questo le palestre? Quanto a una presunta società a misura di ebreo, a me agnostico non spaventa. Nella loro religione non vedo alcun pericolo per chi professa altre confessioni o non le professa affatto. Sono altri i culti che vorrebbero ridurre in schiavitù gli infedeli. Una società a misura di ebreo coincide perfettamente con una società a misura di tutti, ad eccezione degli aggressori di professione. Mi sembra strano che le accuse di collettivismo possano venire dagli eredi dei fondatori di organizzazioni comunitarie come i Kibbutzìm (non so se si scriva esattamente così). Non conosco gli scritti di Ayn Rand “contro i palestinesi” ma so che sono i giordani a non volerli tra loro, non gli israeliani che riservano cinque seggi di diritto nel loro parlamento alla minoranza araba. Speriamo che un giorno anche Israele possa essere una società senza stato ma una comunità volontaria con sovranità territoriale aperta agli aderenti. Non credo che una “società gestita da ebrei” imponga l’adesione confessionale alla loro religione. Accadeva in passato di lapidare chi non osservava il sabato. Oggi il Talmud, il loro Nuovo Testamento, vieterebbe una simile pratica. Al contrario, malgrado il Nuovo Testamento cristiano, noi abbiamo i patti lateranensi inseriti in costituzione per volere cattocomunista di Togliatti e Dossetti. Siamo, insomma, uno stato confessionale che ci piaccia o no. E lo trovo mortificante in promo luogo per i cattolici. Per lo meno per i cattolici liberali, quelli autentici si intende.

  • charlybrown

    In qualunque sistema di pensiero, se si abbandona la coerenza tutto si sfilaccia immediatamente, e si finisce dove siamo finiti oggi.
    Il libertarismo è un portato dei diritti di proprietà, per ragionarne occorre prima mettersi d’accordo su che cosa sono, poi tutto dovrebbe diventare semplice.
    Un mondo senza confini? Sono con HHH, certo che no, se i confini sono quelli di proprietà.
    E’ anche assolutamente vero che mentre noi discutiamo del sesso degli angeli c’è chi da millenni si da da fare ogni giorno, con mezzi tutt’altro che libertari e scommetto sabati compresi, a occupare tutte le postazioni di comando lasciando volentieri agli altri le disquisizioni filosofiche. Per questo parlare oggi del cosiddetto mercato sarebbe comico, se non fosse tragico. The table is tilted folks, the game is rigged, and nobody seems to notice, nobody seems to care….come dice George Carlin.
    Di Mises ho letto e apprezzato quasi tutto, ma da un po’ non riesco a togliermi dalla testa il fatto che abbia pubblicato l’opus magnum a Yale, nel covo di S&B. Mi disturba, non so perchè, o forse sì.

  • charlybrown

    Dubitare della fattibilità di una società basata esclusivamente sul vivere e lasciar vivere significa, tradotto, che il libertarismo sarebbe bellissimo, ma purtroppo ci sono casi particolari, vedi quello delle armi, in cui non è applicabile.
    Questo è esattamente l’approccio che ha permesso e permetterà allo stato di espandere la sua azione ad libitum, visto che il concetto di caso particolare trova limite solo nella fantasia del legislatore di turno, come la storia ci ha ampiamente dimostrato.
    E’ del tutto intuitivo che il tasso di violenza di una società non è direttamente proporzionale al numero di persone armate, semmai il contrario, come peraltro empiricamente dimostrato da una quantità di studi.
    Inoltre i cosiddetti sciroccati sono però abbastanza lucidi da individuare quasi sempre guarda caso obiettivi gun free, mai si è sentito di qualcuno che ha scelto un poligono di tiro per compiere una strage.

  • jimmy

    @figuraquattro

    Prima tu spiegami come si fa a garantire tutte le libertà a tutti (che è, sia detto per inciso, il mantra di ogni politico-statalista, e poi vieni a dare a me del “politichese”, mah).

    Alcune libertà sono in antitesi fra di loro, ad esempio quella di vivere in una società sicura e quella di circolare tutti armati.

    A me sembra ovvio che un consesso civile (qualunque, anche quello libertario) deve fare una graduatoria, in cui le libertà umanamente insopprimibili (vivere, alimentarsi, possedere, intraprendere, etc) sono privilegiate e rispetto a quelle accessorie (ad esempio quelle di vendere e possedere armi).

    Del resto, già il testo affermava che: “…La ragione per cui sono contrario al monopolio statale della violenza (cioè per cui sono a favore di agenzie di sicurezza private…”, quindi l’ipotesi di Birindelli prevedeva in partenza il ruolo di mantenimento dell’ordine pubblico e difesa della proprietà privata.

    Quindi, che bisogno c’è di armarsi tutti quanti? Solo per difendere il principio di libertà di armamento?

  • jimmy

    Premessa la invariata stima ed ammirazione per Giovanni Birindelli, e premesso che mi fa schifo lo stato e tutto ciò che fa, devo dissentire dalla Sua idea di consentire libertà di armamento ai cittadini.

    “Poiché la mia posizione è di principio essa è indipendente dalle conseguenze pratiche…”, dice Birindelli, evidentemente privilegiando il principio al buon senso.

    E’ di tutta evidenza, anche a Birindelli, che il possesso e porto di un’arma richiede alcune facoltà che non tutti i cittadini posseggono: nervi saldi, senso di responsabilità, chiarezza di pensiero ed azione.

    Mi terrorizza l’idea di uscire di casa ed incrociare i miei simili, ciascuno con una pistola in tasca e pronto a sparare/difendersi: basta una sciroccata, oppure un lunedì di ritorno dalle vacanze, e succede una strage ad ogni semaforo.

    Dal mio piccolo, suggerisco a Birindelli di evitare di avventurarsi nella astrusa difesa di principi indifendibili, perché così facendo condanna il libertarismo a rimanere confinato ad una elite di persone singolari e slegate dalla realtà pratica.

    Se invece Birindelli intende perseverare nella difesa ad oltranza dei principi, magari cambi principio: ci sarebbe ad esempio quello della messa al bando delle armi, inteso come corollario del sacrosanto principio di rispetto della proprietà privata.

    • figuraquattro

      jimmy come si fa a rispettare il “sacrosanto principio della proprietà privata” vietando a chi le produce di vendere armi e a chi le vuole di comprarle, spiegami? Parli in politichese… vuoi difendere la proprietà privata mettendola al bando, come i politici difendono la libertà schiavizzando le persone. Nella situazione descritta nell’articolo l’unica legittima messa al bando delle armi sarebbe quella del proprietario dell’aeroporto (il quale però ovviamente non permetterebbe maltrattamenti gratuiti ai danni dei propri clienti da parte di nessuno).

  • Pedante

    W la galanteria!

  • Alessandro COLLA

    Non so esattamente quanti se ne potrebbero mandare a casa. L’importante sarebbe la razionalizzazione delle forze in base al territorio e al suo potenziale tasso di pericolosità. In una città come Piacenza, cento poliziotti potrebbero essere troppi; lo stesso numero nella sola romana stazione Termini sarebbero pochi. Un privato se ne accorge subito, il ministero dell’interno è interessato a non accorgersene.

  • Albert Nextein

    Concordo per la libertà di armarsi.
    Concordo anche sulla totale, ma retribuita, incapacità del sistema pubblico nel mantenere la sicurezza personale dei sudditi.
    Di queste forze di controllo del territorio se ne potrebbe mandare a casa il 50% senza che ci si possa accorgere della differenza.

  • Ari

    Nel mio precedente “post”, credo sia evidente che mi rivolgessi a Giovanni Birindelli, estensore dell’articolo, e non ad Alessandro Colla. Mi scuso con entrambi. Saluti!

  • Ari

    Caro Alessandro,
    Se ritenessimo sufficientemente rappresentativo il campione di 80 “amebe” e l’ingrata vittima di cui hai preso le difese… beh, questo Paese allo sfascio va esattamente dove merita di andare e siamo noi 4 gatti che siamo fuori posto.
    Tutto ciò mi aiuta a sopportare meglio.
    C’è anche la possiblità che qualcuno degli 80, ti avrebbe anche spalleggiato ma sapeva bene che nel “Bel Paese” sono solo grane anche quando hai ragione. Tutto il sistema (leggi, ggiustizia ecc.) congiura per farti pensare “ma chi me lo fa fare”. Credo che tu la prossima volta potresti essere l’ottantunesimo indifferente e non ti darei torto. Cordiali Saluti!

  • Antonino Trunfio

    Ennesima conferma sul campo di un paese senza speranza

  • Alessandro COLLA

    Lo stato ha il monopolio pressoché assoluto del possesso delle armi, non della sicurezza. Questa non ce la garantisce affatto. Non temendo concorrenza e avendo la certezza degli introiti ottenuti con la rapina fiscale, perché dovrebbe sforzarsi per garantircela? Anzi, si può concedere anche gli abusi e le mancate verifiche su chi sia l’aggressore e chi l’aggreito che si difende, su chi sia la vittima e chi il colpevole che magari è calunniato. Così va il mondo e l’Italia è in prima fila.

Start typing and press Enter to search