A partire soprattutto dai primi anni ’50 del XX° secolo, l’America si è preoccupata di contrastare le opposte rivoluzioni in tutto il mondo; nel processo ha generato una storiografia che nega il proprio passato rivoluzionario.
Questa visione neoconservatrice della Rivoluzione Americana, riecheggia lo scrittore reazionario Friedrich von Gentz, al soldo dei governi austriaco ed inglese del XIX° secolo, il quale cercò di isolare la Rivoluzione Americana da tutte le rivoluzioni nel mondo occidentale che l’hanno preceduta e seguita.
La Rivoluzione Americana, da questo punto di vista, fu unica per suo valore; la sola di tutte le rivoluzioni contemporanee che non fu davvero rivoluzionaria; invece fu moderata, conservatrice, dedicata solo a preservare ed esaltare le estensive istituzioni britanniche. Inoltre, come ogni altra cosa in America, essa fu meravigliosamente armoniosa e consensuale.
A differenza dei malvagi francesi e delle altre rivoluzioni in Europa, la Rivoluzione Americana, non sconvolse o cambiò nulla. Pertanto non fu davvero una rivoluzione e certamente non fu radicale. Ora questo punto di vista, in primo luogo, visualizza una estrema ingenuità sulla natura della rivoluzione. Nessuna rivoluzione è mai germogliata uscendo dalla fronte dell’esistente società come Atena; nessuna rivoluzione è mai emersa da un vuoto.
Nessuna rivoluzione è mai nata dalle sole idee, ma solo da una lunga catena di abusi e da una lunga storia di preparazione ideologica ed istituzionale. E nessuna rivoluzione, anche le più radicali, dalla Rivoluzione Inglese del XVII° secolo alle tante rivoluzioni del Terzo Mondo del XX° secolo, si è mai posta in essere se non in reazione ad una maggiore oppressione da parte dell’apparato statale esistente….