di DONALD W. LIVINGSTON*
Hobbes fu il primo a comprendere chiaramente il carattere di uno Stato europeo moderno. Egli teorizzò, come un artificio, quello che ha definito “uomo artificiale”. Il governo come una azienda pubblica è diversa da una azienda di business in quanto possiede il monopolio della coercizione in un territorio.
I suoi referenti sono costretti ad acquistare azioni nella società attraverso le tasse, ma non le possono commerciare, cioè non possono separarsi dalla società. Hobbes vide chiaramente che lo Stato moderno è di proprietà di nessuno; né di un individuo (il re), né di un collettivo (il popolo) né rappresenta qualcuno.
E quindi non è né una monarchia né una repubblica, anche se può essere chiamata così. Nella sua forma pura, non può tollerare tali autorità sociali indipendenti che Hume chiama «una sorta di magistrato indipendente in uno Stato, istituito dalla mano della natura», in grado di resistere alla centralizzazione e che Hobbes chiama i «vermi» nel Commonwealth (E, 358).
Lo Stato moderno hobbesiano era solo una entità ideale, ma gli Stati contemporanei, se chiamati repubbliche o monarchie, hanno cercato una approssimazione ad esso. Ai tempi di Hume l’approssimazione più vicina era la monarchia assoluta. Nel nostro tempo è la democrazia di massa….