Finchè si fanno battute umoristiche, va bene. Non tutte riescono ma va bene. Quando invece si passa a imbastire un discorso articolato sull’opportunità o meno di far pagare le tasse alle prostitute, i ragionamenti si fondano sul vuoto dello spazio interstellare.
L’italiano medio si lamenta del fatto che esistono trecentomila leggi ma non capisce che le leggi, per avere effetto (buono o cattivo) devono essere applicabili, se non sono applicabili sono solo strumenti per catturare il consenso degli stupidi che ogni due per tre pronunciano la fatidica frase – ci vuole una legge -. La stupidata della legge sul femminicidio è uno degli ultimi esempi più eclatanti.
Tralasciando le pattuglie di finanzieri sguinzagliate per i boschetti a far la posta ad un cliente che esce dalle fratte dopo la “consumazione”: – Favorisca il documento di identità e lo scontrino o la ricevuta del POS -, per verificare, primo, se è stato regolarmente emesso il documento di legge, secondo, che le prestazioni indicate corrispondano a quelle effettivamente erogate (per pizzicare le solite furbette che non battono (!) rapporti completi ma, ad esempio, solo varianti “manuali” a poco prezzo), faccio notare che sottoporre le prostitute al pagamento delle tasse implica che le signore aprano una posizione contributiva, ad esempio una P.IVA. Vale a dire che una signorina farà regolare richiesta e dichiarerà sul modulo di apertura la sua attività che produrrà il reddito tassabile.
Dichiarando che lavoro fai, sei automaticamente parte di una lista che in poco tempo si trasforma in un albo. Essendoci un albo si creerà un’associazione di tutela agli appartenenti dell’albo che si farà portavoce delle “istanze” di queste oneste e regolari lavoratrici che, pagando le tasse, pretendono adeguati servizi e aiuti. Poco dopo l’italiano medio, insieme alle battone certificate, chiederà a gran voce un inasprimento delle sanzioni per le prostitute illegali. Aumentare le pene per chi lavora con il pene, in nero (nessun riferimento razziale sia chiaro).
Naturalmente l’italiota medio, essendo pervaso da ondate ormonali di invidia sociale, è soddisfatto che lo Stato dichiari la guerra alle professioniste che non pagano tasse. Che poi questa guerra non abbia alcuna possibilità di produrre effetti è irrilevante, l’invidioso è soddisfatto e vota il politico che si è fatto alfiere di questa battaglia di civiltà. Con trecentomila leggi, una in più che differenza fa?
Le tasse sono un furto, sempre.
Anche per chi esercita la prostituzione.
Lo stato deve star fuori da questo settore come da tutti gli altri.
Lenone pubblico va bene e lenone privato no?
Affanculo lo stato e tutti i regolamenti che impone.
Sinceramente mi sembra molto più astruso e “inapplicabile” questo articolo di un’eventuale legalizzazione della prostituzione. I finanzieri non devono essere sguinzagliati per boschetti semplicemente perché le puttane trovate sulla strada devono essere arrestate e i loro protettori accusati di tratta di esseri umani (insomma schiavitù vera e propria). Del resto le case chiuse esistevano tranquillamente e sono state eliminate nel folle tentativo di estirpare totalmente la prostituzione…figuriamoci. Possono essere “riaperte”. Il problema dell’inquadramento mi sembra molto secondario, possono essere inquadrate come qualsiasi lavoratrice di un centro benessere ad esempio. Oppure come prostitute vere e proprie, non vedo il problema.
Infatti se non ci fosse lo Stato chissà quanti centri benessere o parrucchieri abusivi sboccerebbero nascosti nei boschetti. Sempre di donne stiamo parlando, no?
però mi chiedo per un libertario è meglio una situazione in cui qualcosa è proibito e combattuto dallo stato, o una situazione in cui questa cosa è regolata dallo stato.. per esempio è meglio che la droga sia proibita o che sia regolata, tassata, controllata? dovendo teoricamente scegliere solo tra queste due opzioni..
Lo stato deve proteggere gli individui dalle aggressioni del prossimo, quando gli individui lo hanno delegato a questo compito perchè preferiscono farsi difendere da esso (e magari vogliono anche essere armati personalmente per sentirsi più sicuri in caso di pericolo immediato). Non deve proteggere l’individuo da sè stesso. Altrimenti diventa esso stesso un aggressore. Il più pericoloso e mortale.