“È da guardare con favore il meccanismo introdotto che incentiva le Casse di previdenza e i fondi pensione a investire sullo sviluppo del Paese. L’aumento del prelievo fiscale – richiesto in un quadro di generale appello allo sforzo di risanamento finanziario del Paese – viene annullato nel momento in cui investano in alcuni settori per rilanciare l’attività economica. Sono convinto che in questa direzione bisogna procedere con determinazione e coraggio. Si pensi alla possibilità di estendere il credito d’imposta per consentire di partecipare al finanziamento delle Pmi sviluppando in Italia fondi di debito o credit fund”. (S. Tomaselli)
Intervistato in merito all’aumento della tassazione dei rendimenti delle casse previdenziali professionali dal (già elevato) 20 per cento al 26 per cento deciso dal governo con la legge di stabilità 2015 (in quella stessa occasione è stata incrementata anche la tassazione sui risultati maturati dai fondi pensione dall’11.5 al 20 per cento), Salvatore Tomaselli, senatore del PD, cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno, facendo riferimento al credito di imposta previsto nel caso in cui casse previdenziali e fondi pensione investano in alcuni settori individuati dal governo.
Mi sono già occupato di questa faccenda, ma credo valga la pena tornare a farlo.
Provvedimenti come quelli previsti dalla legge di stabilità sono criticabili sotto diversi punti di vista. In primo luogo, incrementare la tassazione degli investimenti previdenziali è un controsenso sia con riferimento alla dichiarata (a vanvera) riduzione delle tasse, sia considerando la necessità di previdenza integrativa che ha chi oggi versa contributi e un domani avrà una pensione pubblica da fame.
In secondo luogo, aumentare la tassazione salvo poi prevedere crediti di imposta vincolati a determinati tipi di investimenti non fa altro che distorcere doppiamente l’allocazione delle risorse. Processo tipico dell’approccio dirigista che ha ancora tanto successo in Italia.
Infine, quando quel credito di imposta è in realtà limitato a poco più di una mancia, come nel caso di specie, ci si trova di fronte al classico “oltre al danno la beffa”. Casse e fondi avranno infatti a disposizione un massimo di 80 milioni annui, ossia briciole rispetto all’incremento della tassazione introdotta con la legge di stabilità.
Quindi, contrariamente a quanto affermato da Tomaselli, l’aumento del prelievo fiscale non viene “annullato nel momento in cui investano in alcuni settori per rilanciare l’attività economica”. Né ha senso parlare di estensioni del credito di imposta, quando è evidente che le risorse per farlo non ci sono. E il motivo è sempre lo stesso: sull’enorme spesa pubblica da tagliare finora si sono fatte tante chiacchiere e null’altro.